[English version here]
“L’esistenza universale, eternamente non finita e acefala, un mondo come una ferita aperta, che crea e distrugge esseri finiti e particolari senza fermarsi mai: è in questo senso che la vera universalità è la morte di Dio.”
Georges Bataille
Gli aruspici erano dei sacerdoti dell’Antica Roma che conoscevano “l’arte dell’osservazione delle viscere delle vittime”, usandola per speculare sul mondo e per prevedere avvenimenti. Nelle nostre immonde, oscene e vergognose pratiche di aruspicina tramite l’osservazione dei social media, abbiamo visto chiaramente che c’è qualcosa di nuovo che sta prendendo forma. Sì, una nuova corrente artistica. Una vera e propria onda, che condivide stile, medium, influenze, e che si esprime in sporchi collage, quasi sempre in bianco e nero. Anche i temi sono condivisi: pornografia, necroscopia, guerra, violenza, totalitarismi, immagini sacre ed anatomie. Figlia visiva dell’industrial sonoro più estremo, questa nuova scuola di collagisti necrofili propone un’arte disturbante, viscerale e pericolosa, che ci piace moltissimo. Gli esponenti sono tanti, Lydia Lazarus, Vanya Shestov, Ish Bosheth, Quentin Rhys, Emily Roth, Carlos Davila, Jesse Smith, solo per citarne alcuni.
Fra tutti, abbiamo scelto di dedicare questo articolo a Vnutrennosti, un moscovita, a cui abbiamo scoperto di essere legati da strane affinità, e del quale difficilmente riuscirete a trovare fotografie o informazioni personali.
CORPO
“Vnutrennosti” in russo vuol dire “gli interni”, ciò che sta dentro, le interiora. L’interno del corpo, il suo meccanismo di funzionamento sanguinoso e incredibilmente perfetto, è un mistero che non può essere né visto né toccato, se non in minima parte durante l’atto sessuale, o durante le pratiche settorie delle autopsie. Il corpo è il punto focale della poetica visiva di Vnutrennosti, in particolare il corpo senza organi, quello posto al limite dalla natura, che lo segna con le malattie e che lo schianta con la morte.
Vnutrennosti rappresenta alcuni pezzi di questo corpo esploso più spesso di altri. Sono le parti liminali, le zone di confine fra l’interno e l’esterno.
Nel corso della vita umana, la bocca è la prima zona erogena a venir stimolata. Successivamente regola gli scambi fra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, consente di nutrirsi e di comunicare articolando le parole.
I denti si scoprono per minacciare e per sedurre col sorriso, sono simbolo di vitalità, predazione, sessualità.
Molte opere vengono dedicate all’inimitabile apparato meccanico delle mani, con cui si esplora l’esterno, si tocca e si uccide.
Mani sofferenti che abbracciano un fantasma che non c’è.
Mani sfigurate dalla malattia, che non possono essere toccate. Mani che si raccolgono al petto per un’ultima volta, in modo infantile e tenero, che coprono la testa in un gesto disperato.
Mani fasciate all’altezza dei polsi che vivono “una primavera eterna in una reclusione solitaria”. Mani che si congiungono in preghiera davanti a un volto macellato da un colpo fatale, forse di proiettile, che nonostante questo riesce a conservare ancora la sua bellezza.
I lacerti corporei vengono raffigurati in modo tragico, tutti quanti, ma soprattutto gli occhi. Spesso sono suturati, da punti chirurgici o da punti metallici applicati direttamente sul collage. A volte sono malati o sfigurati da traumi. In alcune opere vengono posti in mezzo al petto, come un cuore. Il cuore è il centro del nostro essere, da cui si dipanano tutti i desideri e ciò che ne consegue: amore, illusione, rifiuto, disillusione, odio.
VIOLARE
Vnutrennosti mostra zone tabù del visibile, come la malattia, la morte, l’apertura del corpo. I corpi sono oggetti vivi dogmaticamente chiusi, con l’esclusione di bocca, genitali femminili, cavità anorettale, orecchie, narici e occhi. Nelle sue opere hanno quindi grande importanza i divaricatori e gli strumenti chirurgici, usati per aprire e violare. Questi strumenti servono per penetrare dentro le ferite.
I francesi dicono che la ferita è ciò da cui proviene la nostra forza. Nel sistema runico, Kenaz, la runa numero 6, rappresenta sia la ferita che la fiaccola. È quindi la febbre purificante, ciò che ci dona consapevolezza rispetto al mondo circostante e che ci guida nel bene e nel male.
MALATTIA
“Sapevo benissimo che se, malato, fossi guarito grazie a un miracolo, non sarei sopravvissuto. Immondo è il miracolo.”Jean Genet, Notre-Dame-des-Fleurs
La malattia è una condizione eccezionale. Può essere congenita, inocularsi per infezione, irraggiamento, oppure può svilupparsi in seguito a delle carenze. Malattia e male hanno la stessa radice. Il corpo malato è un corpo che viene isolato, perché il dolore che prova è incomunicabile e contaminante agli occhi delle persone sane. La malattia è una condizione permanente, non si può e non si deve guarire. “La cura è il delirio”, proclama il manifesto dei Coil.
Antonin Artaud sostiene che curare la malattia è un crimine, perché la malattia è una medaglia che bisogna portare con orgoglio.
Vnutrennosti dedica svariati collage anche alla malattia mentale, al delirio di chi sa che ci sono “ratti nel muro che aspettano solo un segno per attaccare le vene” provocando la morte, o di chi si dà a pratiche di automutilazione per sedare l’angoscia.
In un’opera viene rappresentata la procedura della lobotomia, metodo usato nel civile Occidente come sedicente cura per la depressione, il disturbo bipolare di personalità e la schizofrenia. Quest’intervento andava a danneggiare la corteccia prefrontale, compromettendo tutte le attività che riguardano il libero arbitrio, la pianificazione e la visualizzazione delle conseguenze. Provocava incontinenza, incapacità di prendere decisioni, azzeramento di qualunque intensità emotiva, regressione infantile, epilessia, stato vegetativo. La storia di questa pratica comincia nell’Ottocento, in Svizzera, con esperimenti su degli anonimi pazienti psichiatrici, alcuni dei quali sono ovviamente morti. Antonio Egas Moniz, il medico che l’ha perfezionata negli anni Trenta e che è stato insignito con il premio Nobel per la Medicina, era solito trapanare il cranio dei suoi soggetti con punteruoli sottili. Poi, per distruggere la sostanza bianca dei lobi prefrontali, iniettava dentro ai buchi dell’alcol. Era la stessa cosa che faceva l’assassino seriale Jeffrey Dahmer alle sue vittime, per fare sì che rimanessero sempre con lui. La pratica della lobotomia viene poi importata in America, e perfezionata da Walter Jackson Freeman II, che riesce a raggiungere i lobi prefrontali tramite i dotti lacrimali con un punteruolo chirurgico, detto orbitoclasto. In questo modo può essere fatta ambulatorialmente in pochi minuti, e Freeman vi sottopone migliaia di persone. La lobotomia, più che una cura, è stata un’ottima forma di controllo sociale contro gli indesiderabili, soprattutto di sesso femminile, come dimostra la storia dell’attrice Frances Farmer.
SACRALITA’
Spesso i corpi mutilati e sofferenti di Vnutrennosti sono rappresentati in pose sacrali, secondo quella che è la più forte e imperitura tradizione visiva della cultura cristiana. A partire dalle dodici stazioni del Golgota in poi, il corpo straziato si pone come lo spettacolo costitutivo della nostra civiltà, il più meritevole di essere visto, rappresentato e riprodotto dal vivo.
Un uomo con bruciature estese si porta le mani al petto nello stesso gesto delle raffigurazioni del Sacro Cuore. Dalla sua ferita escono fiori.
Mani e piedi piagati rimandano all’immagine delle stigmate.
Ci sono corpi fasciati, come santi o re dentro alle loro sindoni e bende imbalsamate.
Lo strazio del corpo è il fuoco generativo della storia dell’arte occidentale. Ma questo dogma ha una sua implicazione paradossale: per quanto il mito cristologico affermi che il dolore è sacro, nella vita reale la sofferenza è da considerarsi una cosa immonda, contaminante, da relegare lontano dagli sguardi e da cui stare alla larga. La vera malattia è la sofferenza in sè.
ASSASSINI
Vnutrennosti nasce nel grembo necrotico dell’estetica del power electronics, a cui lo accomunano la pratica del collage in bianco e nero, la rappresentazione di corpi estremi e le citazioni di assassini seriali. C’è una lastra graffiata che ricorda i raggi X del bacino di Albert Fish, serial killer infanticida amante del piquerismo. Fish era solito infilarsi degli aghi nelle parti basse, molti dei quali si persero adattandosi al suo corpo.Un altro riferimento alla mitologia dei serial killer è la scritta “PIG”, che i membri della Manson Family tracciavano col sangue sulle loro scene del delitto. Manson aveva tratto ispirazione dal pezzo Piggies, dal White Album dei Beatles, per arricchire la neolingua della sua setta. La parola Pig era perfetta per designare le sue potenziali vittime.
La scelta della cromia in bianco e nero purifica e sporca nello stesso momento. Purifica dal gore dei bruni, degli avori giallastri, dei livori e dei rossi propri del corpo aperto o malato. Sporca per la grana utilizzata, che è quella grossa delle macchine fotocopiatrici con cui venivano fatti i primi collage degli artwork power electronics.
CARNAI E POESIE
A volte i corpi vengono miscelati in uno sporco carnaio, di ustioni, malattie della pelle, denti insanguinati.
Altre volte invece vanno a formare complesse e delicate poesie visive per giustapposizione.
Fiori, palazzoni fatiscenti, quadri rinascimentali con Adamo ed Eva, fusti spinosi di piante, filo spinato, incendi: qualcosa comincia, in modo dolce e pericoloso.
Una lady che annusa un fiore, l’ombra del vampiro, un grande albero in un bosco, una scena di sottomissione sessuale maschile circoscritta e tagliata, le rovine spianate di Dresda. Questo lavoro sembra configurare la storia distruttiva di un amore.
Catene, predatori che scoprono i denti, ragazzi incaprettati, un torso femminile coi seni in bella vista e un braccio strappato via, raccontano di legami di natura mimetica, con vittime che diventano carnefici, perpetuando il cerchio.
Un pozzo, il foro di un proiettile in un vetro, un cadavere prono nel bosco costituiscono una riflessione sulla morte che fulmina all’improvviso, facendo sprofondare in regioni sotterranee di cui non si sa nulla.
Corpi vecchi, malati o morti, vengono accostati con un effetto di strappatura a carne giovane e vellutata di diva.
SESSO
Esiste uno strano fenomeno, molto difficile da spiegare. Quando la sofferenza, fisica o mentale, raggiunge la massa critica, essa diventa così totalizzante, intima e preziosa da venire erotizzata. È davvero difficile da capire, ma è così. Erotizzare la sofferenza è un modo per trasformarla in un atto performativo, teatrale, con una valenza concreta, fisica e quindi catartica.
In un’opera si legge: “Non c’è rimasto più nulla da sentire.Tagliami. Striscia dentro.”
Oppure “Puniscimi.”
In un’altra opera si parla di “grida estenuate da una gola costretta”.
“Nel cappio delle tue mani”
Bettie Page viene sezionata all’altezza dell’ombelico con un’immagine di avvoltoi che si cibano di una carogna, accostando l’idea del sesso a quella della crudeltà, della predazione e dell’immondizia.
Come tutti gli amanti di Bataille, Vnutrennosti sa che l’estasi definitiva della morte assomiglia a quella del sesso, della tortura e del volo mistico.
MORTE
Pur nella sua innegabile violenza visiva, Vnutrennosti riesce a rappresentare la morte con solennità e rispetto. Svariate opere vengono dedicate alla tematica del suicidio. Carte da gioco con cappi speculari, o con teste sezionate dal passaggio del treno vengono designate con la scritta “Loser”.
Da una gola tagliata si innalza un turbine di farfalle, antico simbolo dell’altra parte di noi.
“Ripiegati all’indietro verso un’agonia priva di genio, noi non siamo neppure gli autori dei nostri crepuscoli, nè gli arbitri dei nostri addii: la fine non è la nostra fine, ci manca l’eccellenza di iniziativa – per la quale potremmo salvare una vita priva di gusto e talento – proprio come ci manca il sublime cinismo, mentre perisce l’antica pompa dell’arte. Disperazione, persone prive di immaginazione, cadaveri accettati in quanto tali, tutti noi sopravviviamo e moriamo giusto per riempire una formalità senza scopo. È così come se le nostre vite fossero più piene, perché continuiamo a posporre il momento in cui potremmo liberarcene.”
Emile Cioran
Vnutrennosti ci piace perché penetra nelle profondità più radicali della storia dell’arte e della civiltà, mostrando la bellezza sacra e terribile del corpo, che sia esso malato, macellato, morto, sottomesso, vecchio o deforme.
Thanks to Aleksey
Bibliografia
http://vntrnnst.tictail.com/products
https://vnutrennosti.tumblr.com/
https://www.instagram.com/vnutrennosti/
http://www.brainwashed.com/common/htdocs/publications/coil-1983-manifesto.php?site=coil08
https://noisey.vice.com/it/article/john-balance-rip-10
http://www.ilpost.it/2011/04/04/storia-lobotomia/
http://www.treccani.it/enciclopedia/lobotomia_(Dizionario-di-Medicina)/
http://www.my-personaltrainer.it/salute-benessere/lobotomia.html
http://instagram.com/lydialazarus
https://www.instagram.com/null_rye/
https://www.instagram.com/shittter/
https://www.instagram.com/_eroth/
http://ish-bosheth.tumblr.com/
https://www.instagram.com/seuqq/
https://www.instagram.com/weloveprison/