SOGGETTI MUTANTI__ La mostra “An.I.Me” di Silvia Anselmi e Milena Incerti Medici_


Se volessimo essere pignoli in materia teo/filologica, potremmo dichiarare che lo Spirito Santo della Trinità è un transgender. Insomma, non è nato maschio. Nell’originale biblico lo Spirito Santo è designato con la dicitura Ruah, e Ruah è di genere femminile. Ha lo stesso significato di psychè, soffio. Anima è un altro sinonimo, la sua radice etimologica viene da ànemos, vento. Queste parole vogliono tutte dire la stessa cosa: soffio, spirito, anima, respiro, espansione, contrazione, connessione alla fiamma centrale, movimento. unknownAn.I.Me è l’acronimo dei cognomi delle artiste coinvolte nella mostra, ma è anche un titolo molto rappresentativo del nocciolo femminile di ciò che ci fanno vedere. Silvia Anselmi

Silvia Anselmi unisce nel suo lavoro metodologie e risultati provenienti da varie pratiche artistiche, nel segno di un ibridismo poetico ed estetico, di un amore della mescolanza che è sicuramente più femminile che maschile. Avvolgendo su se stesso del fil di ferro, Silvia Anceschi crea sculture sottili che sembrano disegni grafici sfuggiti alla tirannia bidimensionale del foglio. Sculture-disegni. O anche grafica in 3D. Le linee delle sue opere sono tremolanti come schizzi a matita fatti da un bambino. Sono delicate, fragili, eppure nette e forti come un segno a due dimensioni non potrebbe essere mai. Silvia Anselmi parte dal gesto basale dell’arte, tracciare una linea, e poi le da vita, facendola affiorare fuori dal supporto, elevandola in tutte le direzioni fino a formare scheletri solidi di cose. Un segno magico e pervasivo, il suo. Silvia Anselmi crea degli omini a fiammifero, e li fa danzare e saltare, come una versione più magrolina degli ometti tondeggianti di Keith Haring. Il loro party può avvenire ovunque, dentro salotti minimal o in giardini all’aperto. Nonostante l’aspetto fragile, loro sono di ferro, e non temono aggressioni. Anzi: una parte fondamentale del lavoro consiste proprio nell’esposizione delle sculture alle intemperie, alla pioggia e al vento. Senza i segni di ruggine l’opera non è finita. La Anselmi presenta anche un letto ridotto all’osso, pieno di molle a spirale che balzano fuori, come se fosse la struttura essenziale dei sogni che vi sono stati fatti e degli amori che vi sono stati consumati. In Cerchi invece l’artista propone un supporto tondo, come il telaio delle ricamatrici, con fiori ribelli che si innalzano al di fuori dello spazio a loro designato.Silvia Anselmi

Milena Incerti Medici, invece, usa il fotomontaggio digitale per assemblare immagini che raccontano storie. Storie subliminali, fantastiche e folli. Favole contemporanee che come tutte le mitologie partono dalla constatazione di una disarmonia funzionale. I piani temporali delle storie della Incerti Medici mischiano passato, futuro e presente, sono remote e nello stesso tempo al di là di ciò che sta succedendo ora. Quindi bando alla consecutio temporum, perché il tempo è fluido e rotondo.

C’era una volta un palazzo “degradato”, un prefabbricato a cassettoni, pieno di antenne parabolari ed abitato da una popolazione melange perfettamente rappresentativa di tutto il globo. Un giorno del futuro prossimo, forse oggi fra un paio d’ore, un cortocircuito sottile delle masse energetiche ha formato un campo fortissimo fra tutte le onde captate dalle antenne parabolari, così forte da essere in grado di modificare la materia. Il casermone decise che le onde gli piacevano molto, e che voleva essere come loro. Così si staccò dal suolo, compattò le sue forme squadrate in un capolavoro ellissoidale molto anni Sessanta, e decollò verso nuove frontiere. Tutte le elite del pianeta avrebbero provato ad imitare quell’innovativo stile di vita, fatto di stupende macchine ad energia bianca, autosufficienza e nomadismo radicale. Ma senza successo. milena incerti medici, astronave

Gli abitanti del disco-palazzo, sorvolando il globo, videro tante cose.

Videro una città dove gli abitanti erano i prodotti, le merci, che erano riuscite ad emanciparsi dai loro vettori umani, e convergevano in adorazione verso il loro idolo di sempre, l’angelo del silenzio. La città degli imballaggi livellava democraticamente tutte le cose, che non avendo più uomini che le divinizzassero, potevano finalmente nascondere il loro aspetto, e rivelare la loro vera essenza, che era informe e modulare nello stesso tempo, e sommamente silenziosa. milena incerti medici, pallet

L’astronave in volo vide anche degli esseri antropomorfi quasi onniscienti, nati dagli scarti degli uomini. Questo succedeva quando nelle discariche si formavano particolari condizioni di simmetria, simili alle macchie di Rorschach. I saggi nascevano da condizioni eccezionali, in cui l’equilibrio riusciva ad emergere dal caos. milena incerti medici

Gli abitanti del disco videro i saggi e la città del silenzio, e poi cambiarono setting come il Castello Errante di Howl.

Se Milena Incerti Medici cita la tradizione orale trasformandola in racconto per immagini, Silvia Anselmi travalica lo spazio lecito, esplora, spezza confini. Entrambe caratterizzano la loro opera nel segno del divenire. Contro la monotonia dell’essere sempre identico a se stesso.


Testo critico scritto per la mostra An.i.Me, inaugurazione presso Magazzini Criminali il 9 maggio 2009, Link


 

 

Torna in alto