Martedì primo luglio il Palazzo Ducale di Sassuolo ha ospitato la performance recitativa di Mariangela Gualtieri. Grandissima poetessa e drammaturga, la Gualtieri inizia il suo iter artistico negli anni Ottanta al fianco di Cesare Ronconi, con il progetto teatrale Valdoca. Se i primi lavori, Lo spazio della quiete e Le radici dell’amore, sono pura azione priva di parola, con la trilogia di Antenata la Gualtieri inizia a tessere i suoi canti, attingendo dalle parole aspre, antiche e viscerali di Dante e Montale. La sua ricerca sperimentale scardina la grammatica e la sintassi, si ibrida col dialetto, con gli arcaismi, con i balbettii infantili. Le sue parole riguardano il corpo, l’abbandono, l’amore, la vita, e tutte le volte scuotono, scavano dentro, parlano alla nostra parte più profonda e nascosta. Agli spettacoli della Valdoca si piange, sempre. Senza polvere senza peso è un progetto collaterale alla compagnia, in cui la drammaturga si riappropria delle sue poesie, solitamente recitate dagli attori o contenute nelle pagine dei libri. Nelle intenzioni della Gualtieri questa non è una prova attoriale, ma un recupero dell’oralità della poesia, concepita in forma di musica che fluisce dal corpo, nata per essere detta e condivisa. “Spero che l’aver scritto queste parole mi esoneri dall’essere attrice. Mi prendo la libertà di un colpo di tosse in scena, mi prendo la libertà di tenere le mie inflessioni romagnole, senza le quali sarei una persona in forte disagio, in forte stato di lontananza da casa.” Lo spettacolo ha un allestimento ultra-minimale, affiancato da brani musicali originali o tratti da precedenti rappresentazioni della Valdoca, in particolare da Paesaggio con fratello rotto. La cornice barocca del Cortile d’Onore risulta molto adeguata, come pure la tempistica, quel momento della giornata in cui il giorno sfuma nella notte. Il setting all’aperto aggiunge la brezza serale, il rumore di aeroplani di passaggio, gli ultrasuoni dei pipistrelli. E i versi della Gualtieri fanno il resto, perché hanno “la forza di chi torna da un altro mondo, e racconta la visione.”
Pubblicato sull’Informazione di Modena il 3 luglio 2008 pdf download