Se l’amante non può possedere l’essere amato egli pensa talvolta di ucciderlo: preferirebbe ucciderlo che perderlo. Oppure egli desidera la propria morte.
Georges Bataille
Despair and Deception , Love’s ugly little twins
Came a-knockin on my door, I let them in
Nick Cave
La violenza. È il complementare dell’erotismo, in cui l’oggetto promesso alla cupidigia acquista un valore più alto. Non ci sarebbe erotismo se non ci fosse dall’altra parte il rispetto dei valori proibiti. . (…) il rispetto richiede un mondo umanizzato, in cui la violenza è proibita, dall’altra parte, il rispetto apre alla violenza la possibilità di un’irruzione nel dominio in cui essa è inammissibile.
Georges Bataille
Il segreto è fin troppo noto, non v’è libertino sia pur debolmente ancorato al vizio che ignori quale dominio vi abbia l’ assassinio.
Donatien-Alphonse-François De Sade
I will make you hurt
Trent Reznor
Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
ingenerò la sorte.
Cose quaggiù sì belle
altre il mondo non ha, non han le stelle.
Giacomo Leopardi
Trova qualcosa da amare, e poi lascia che ti uccida.
Charles Bukowski
Nessun matrimonio sembra essere più duraturo di quello fra Amore e Morte. Secondo Esiodo, Eros e Thanatos emergono insieme dall’abisso informe del Caos, nel primissimo movimento mitopoietico dell’Occidente greco. Da allora non si sono più separati. La loro miscela micidiale ha fatto da fondamento all’altra grande narrazione alla base della cultura occidentale, la cristologia, prendendo il nome di sacrificio. Ritroviamo Eros e Thanatos avvinti nella tragedia, nel melodramma, tra i ranghi degli scapigliati, dei divini marchesi, dei maledetti, nelle bellezze medusee e nelle agonie romantiche, nel Cantico dei Cantici, nelle Mille e una Notte, nei poemi cavallereschi.
Amore e Morte non hanno mai divorziato. I motivi di una coppia così longeva? Uno potrebbe essere la polarità di attrazione fra opposti, una spiegazione apparentemente sbrigativa, ma che sarebbe piaciuta ad Eraclito: “Ciò che si oppone converge, e dagli opposti bellissima armonia”
Il lessico amoroso dei francesi chiama il momento dell’orgasmo “piccola morte”. André Bazin rincara la dose con la sua teoria dell’oscenità. Bazin dice che in ambito di riproducibilità tecnica dell’immagine, sia essa fotografica o cinematografica, il sesso e la morte condividono lo status di soggetti irriproducibili. Sesso e morte non sono rappresentabili, se non in maniera oscena. Quest’oscenità non ha nulla a che fare con questioni morali, piuttosto con questioni di fedeltà narrativa. Bazin sostiene che tutti gli istanti della vita degli esseri umani possono essere messi in successione su una linea cronologica (mi sono svegliato, mi sono alzato dal letto, etc). Dove c’è narrazione, c’è un prima e un dopo, quindi si configura una temporalità canonica. Invece, durante la pratica del sesso e nel momento della morte , il tempo scompare, come anche il principium individuationis della personalità. Assieme al tempo, io stesso cesso di esistere. E quindi il problema dell’oscenità sta nel fatto che sesso e morte non possono essere rappresentati dal punto di vista del performer, ma solo dal punto di vista dello spettatore. Eros e Thanatos continuano il loro connubio, questa volta per motivi di affinità. Ma nonostante la difficoltà di rappresentazione, la nostra coppia inseparabile ha costituito un richiamo quasi imprescindibile per tutti i più grandi narratori, siano essi scrittori, fondatori di religioni, registi cinematografici, icone o santi con le loro rispettive agiografie.
A proposito di icone, il titolo LOVE KILLS viene da una canzone dei Ramones, che racconta la storia di Sid e Nancy. Sid e Nancy sono il giovane Re e la Regina delle subculture d’Inghilterra della fine degli anni Settanta, i più estremi, i più conformi al codice punk di droga, prostituzione, autolesionismo, risse violente, nichilismo e caos. In mezzo a quest’occhio del ciclone, sono talmente innamorati da crearsi il vuoto intorno. Giunti al capolinea dei vent’anni, alloggiano in un luogo di culto, il Chelsea Hotel di New York. Una mattina, Sid, svegliandosi in mezzo a miasmi di oppiacei, ipnotici, barbiturici, alcolici, eccitanti e quant’altro, trova la sua dama rannicchiata sotto al lavandino, accoltellata a morte. Il coltello è suo, ma lui non ricorda nulla. È in stato di choc. Nella loro stanza transitava costantemente la peggior feccia criminale di New York, quindi potrebbe essere stato chiunque. Sid morirà di overdose poco dopo, portandosi il segreto nella tomba. Unite amore e morte, ed avrete una mitologia.
LOVE KILLS di Dellaclà è un’installazione di armi mortali più o meno improprie, come metafora del lato meno rassicurante dell’amore, quello auto ed etero distruttivo.
Una valigia piena di rose, di cui non è rimasto nessun fiore ma solo i gambi pieni di spine calcinate, ed una pistola pronta a sparare. Armi bianche, martelli, trappole per topi, tutto ciò che taglia, penetra, fracassa. Sopra al corpo letale delle armi balenano occhi e volti femminili, e non sono certo quelli di donne-angelo.
Frammenti di un discorso amoroso è un testo che riesce a riprodurre nella mente del lettore l’euforica palpitazione molecolare dell’innamoramento, la messa in discorso, il lavorio psicologico interno personale.
Abbiamo cercato attraverso le mappe dell’immaginario amoroso delineate da Roland Barthes quello che possa riguardare la funzionalità ultima delle armi, la facoltà di ferire. Barthes configura tempeste private di sofferenza autoinflitta, provocate dai demoni del linguaggio e della rappresentazione.
“Io cerco di farmi del male, mi espello da solo dal mio paradiso, affannandomi a suscitare in me stesso le immagini (di gelosia, di abbandono, di umiliazione ) che possono ferirmi; e quando la ferita è aperta, cerco di mantenerla tale, la alimento con altre immagini, fino a che un’altra ferita non venga a distogliermi da quella.”
La sofferenza d’amore si delinea come esperienza conoscitiva, come metodo di autoanalisi, in un ripetersi spiraliforme di apparizioni di quello che generalmente è nascosto, sotterrato, le nostre radici, ciò che ci dà fondamento, ciò che noi non conosciamo se non a tappe discrete, nel nostro personale itinerario cruciato, che ci porta alla conoscenza ultima di noi stessi.
“La ferita è di un’intimità spaventosa. Tale è la ferita d’amore: una piaga radicale, alle radici dell’essere, che non riesce a richiudersi, e da cui il soggetto scola via, componendosi come soggetto proprio in questo fluire.”
I livelli di lettura dell’installazione LOVE KILLS sono molteplici. Il primo fa rifermento ai crimini passionali, come se i volti riflessi nelle lame fossero quelli delle assassine che decidono di sopprimere l’oggetto dei loro amori ossessivi. La storia e l’iconografia di queste donne hanno radici antiche, che partono probabilmente da Lilith e Medea, ed intrecciano continuamente realtà e mito. In epoca contemporanea, possiamo menzionare le donne delinquenti di Cesare Lombroso, le femme fatali della letteratura vittoriana, la vamp Theda Bara, la Pandora di Louise Brooks, e quasi tutte le più desiderabili icone della Hollywood anni Quaranta, inevitabilmente colluse con l’avanguardia noir, da Rita Hayworth, a Joan Crawford, a Veronica Lake. Non possiamo dimenticare le copertine della letteratura pulp, sensazionalistiche, violente e torbide, i cui maestri sono Robert Maguire e Rafael De Soto.
Sbandiamo nel deserto del reale con Belle Gunness, che all’inizio del Ventesimo secolo uccise impunemente figlie, mariti ed amanti. Approdiamo a lidi di finzione più rassicuranti e glamorous con la Sposa assassina di Kill Bill, e con la sua sorella maggiore coreana Lady Vendetta. E sì, queste sono altre prove della solidità della nostra coppia intramontabile. LOVE KILLS è una riflessione sulla violenza della fenomenologia amorosa: il desiderio ossessionante, le devastazioni della gelosia, le trappole manipolatorie degli amanti più scaltri, la disperazione degli abbandoni, i furori erotici, l’atto estremo della nascita. Perché, come ha detto Bataille, si ama alla follia solo ciò che potrebbe potenzialmente distruggerci.
“Ciò che vogliamo è ciò che sfinisce le nostre forze e le nostre risorse e che mette all’occorrenza la nostra vita in pericolo. (…) Se nondimeno troviamo in noi il coraggio e la fortuna sufficienti, l’oggetto che desideriamo di più è, in via di principio, il più suscettibile di minacciarci o di rovinarci. (…) In ogni caso, chiunque ne abbia la forza, e beninteso, i mezzi, si dedica a continue dissipazioni, e si espone incessantemente al pericolo.”
I gradi di parentela carnale della coppia Sesso e Morte sono stati indagati da Georges Bataille, in vari volumi, di cui Storia dell’Erotismo costituisce il compendio: una sorta di manuale di Pornografia Sacra, sulla liturgia fisica di Eros, e sul suo legame incestuoso con Thanatos.
“Tuttavia l’angoscia, che ci apre all’annientamento e alla morte, si lega sempre all’erotismo; la nostra attività sessuale si compie inchiodandoci all’immagine della morte, e la conoscenza della morte approfondisce l’abisso dell’erotismo.”
Il discorso sulla conoscenza è fondamentale nel ragionamento di Bataille. Amore e Morte si legano proprio in virtù della conoscenza che gli esseri umani hanno di essi, e questa conoscenza è una prerogativa tipicamente umana. Gli animali temono la morte, ma non la conoscono, non la ritualizzano, non hanno orrore dei cadaveri e delle cose putride, anzi, spesso se ne cibano o vi si rotolano. Allo stesso modo si accoppiano, ma senza vergogna. È dalla vergogna, dalla vertigine della trasgressione che nasce l’erotismo, inteso come ingrediente dell’amore assolutamente distinto dal semplice appetito istintuale.
“(…) Senza dubbio è possibile immaginare l’erotismo indipendentemente dall’orrore dei morti. Ma nei fatti quest’indipendenza non è data. (…) Allo stesso modo in cui il crimine, che le fa orrore, eleva e nutre segretamente l’ardore involontario di Fedra, il profumo di morte della sessualità ne assicura tutta la potenza: è il senso dell’angoscia, senza la quale la sessualità non sarebbe che un’attività animale, e non sarebbe erotica.”
Bataille accomuna i materiali della putrefazione a quelli della deiezione. Gli organi della escrezione sono prossimi a quelli sessuali, quindi gli esseri umani hanno stabilito un sistema di divieti e tabù e un sentimento di sporcizia che assimila funzioni escrementizie, sessualità e morte.
“Un amplesso non è solo la caduta nel fango animale, ma l’anticipazione della morte e della corruzione che la segue. L’erotismo si rivela così all’analogo di una tragedia, in cui l’ecatombe dell’epilogo eguaglia tutti i personaggi.”
Il sesso, le pratiche religiose dei mistici, la creazione dell’arte, l’attività filosofica, sembrano avere un legame indissolubile: sono tutti esercizi d’amore, ed hanno un medesimo fine, trascendere il senso di separazione, trovare l’unione, raggiungere la totalità. E la dissoluzione nella totalità è anche il risultato ultimo della morte, in tutte le sue accezioni, che siano religiose, meccanicistiche o quantiche.
“Per la verità, la totalità raggiunta (…) non è raggiunta che al prezzo di un sacrificio: l’erotismo la raggiunge appunto nella misura in cui l’amore è una sorta di immolazione.”
Testo critico e curatela per la mostra LOVE KILLS, di Dellaclà, in occasione di FestivalFilosofia 2013 [sull’Amare], inaugurazione 13 settembre 2013, presso Cayce’s Lab. Pubblicato sulla fanzine cartacea autoprodotta Unknown Pleasures, elaborazioni grafiche Valentina Mangieri, direzione artistica L.S.T.
Bibliografia
Georges Bataille, Storia dell’erotismo, Fazi, 2006.
Giacomo Leopardi, Tutte le poesie, tutte le prose, Zibaldone di pensieri, Newton Compton, 2010.
Esiodo, Teogonia, Biblioteca Universale Rizzoli, 1984.
Eraclito, Dell’Origine, Feltrinelli, 2009.
Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, 2005.
André Bazin, Che cos’è il cinema, Garzanti, 1999.