I DEMONI NAVIGATORI
Dove si va? È una grossa domanda, di natura esistenziale. È sempre difficile rispondere a questa domanda, capire dove si vuole andare e dove di fatto si sta andando. Nella civiltà contadina slava, all’opposto del reame stanziale, perfettamente noto e sufficientemente ordinato della casa, che abbiamo analizzato nello scorso capitolo, c’era la dimensione del viaggio. Andare nel villaggio più vicino era quasi come ora andare all’estero, e raggiungere la città spesso era come andare oltreoceano. I viaggi erano episodi eccezionali nella vita delle persone comuni, e per tutti quelli che dovevano intraprenderli, come ad esempio i commercianti o i funzionari, erano sempre eventi disagiati e avventurosi, che mettevano la vita in pericolo. In tempi senza navigatori digitali, in cui le mappe erano oggetti di lusso che appartenevano a stranieri dagli abbigliamenti stravaganti, era molto facile perdersi. Per questo esisteva un’intera genia di demoni dello spazio e dell’orientamento. Andremo ora a conoscerli nel dettaglio.
La Blednica (Colei che Ti Fa Perdere) come dice il suo nome ti fa perdere nel bosco, fino a che non muori di freddo, fame, o divorato dagli animali. Può prendere la forma di un fuoco fatuo o di una bella ragazza, ma nessuno conosce il suo vero aspetto. Prima di attraversare i grandi boschi, era usanza lasciare sul loro confine della selvaggina, cereali e birra d’orzo. Se all’alba erano scomparsi, vuol dire che la blednica aveva accettato l’offerta e che si poteva passare.
Il Chocholek è lo spirito dei luoghi e delle case abbandonate. Pedina i viandanti e imita i loro suoni e le loro voci. Si prende gioco di loro per i loro difetti fisici, le loro debolezze e dipendenze, finché tutti i viaggiatori non sanno i reciproci insulti a memoria. Rappresenta la disarmonia e il disagio di scegliere compagni di viaggio poco consoni.
L’Omanc (Colui che Confonde) sta nelle regioni limitrofe al mar Baltico e opera durante l’inverno, confondendo le tracce con la neve, finché i viaggiatori non si perdono e muoiono di freddo. Il suo territorio di caccia preferito è la foresta, dove rapisce tutti coloro che incontra sulla sua strada e li trascina nelle zone più profonde e impervie. Chi abitava vicino ai luoghi infestati da un omanc, aveva l’abitudine di soffiare nottetempo in trombe ricavate da enormi corna di animali, affinché il loro suono desse coraggio a chi aveva rapito e gli indicasse la via del ritorno
La Lauma è la Signora delle Paludi della Lituania, dal corpo semisferico ricoperto di pelliccia. Sta nel più profondo della foresta (della mente) e se ci vai, sei morto. Le piace far perdere e annegare. Ti fa camminare finché non hai più forze né senso dell’orientamento, e ti fa sprofondare nelle paludi. A volte va a stare nelle vecchie rovine o nei cimiteri, e anche questi sono luoghi mentali. Porta il Linksmine, una meravigliosa, luccicante cintura variopinta, alla cui visione si perde l’intelletto, e si pensa ossessivamente che il suo possesso renderà ricchi. La cintura di Lauma è il nome che i contadini danno all’arcobaleno. Lauma è una creatura estremamente complessa, che rappresenta i luoghi mentali in cui non ci si deve recare o restare troppo a lungo, e anche il miraggio della ricchezza, che ciascuno di noi conosce molto bene.
LE CREATURE DEL FOLKLORE SLAVO E IL LAVORO
Un altro fenomeno totalizzate, misterioso nelle sue brutture e prostrazioni, profondamente sentito da tutti i membri della civiltà contadina era il lavoro. Esposto alle condizioni più impietose del meteo, l lavoro nei campi era molto duro, quasi come una performance da atleti professionisti, e diventava ancora più duro non appena si passava la soglia di vigore della prima giovinezza. Nessuno aveva idea di cosa fosse la coscienza di classe e non esisteva la mentalità per articolare la fenomenologia del lavoro asservito. C’era perciò un gruppo di creature soprannaturali del folklore slavo che era funzionale a spiegare fenomeni come le allucinazioni da fatica, gli incidenti cruenti sul lavoro e le malattie croniche che si potevano contrarre lavorando.
La Grochowa Baba (la Donna dei Piselli) gira nei meriggi estivi nei campi in cui si raccolgono piselli, soffocando i contadini che riposano e rubando i bambini. Questo demone serve a decifrare il mistero delle persone che morivano di fatica nei campi sotto il sole cocente dell’estate, o perdevano i loro figli piccoli, che non potevano accudire perché dovevano lavorare.
Anche Baba Zytnia (la Donna del Grano) attacca la gente che lavora nei campi. Appena vedi la sua bianca figura, devi buttarti a terra finché non scompare, perché altrimenti può romperti le ossa delle braccia e delle gambe. Rappresenta le allucinazioni da fatica, e l’orrore dei conseguenti incidenti sul lavoro.La Chaberlica (Quella dei Fiordalisi) è un altro demone del meriggio spaccaossa, vestita di azzurro, con una corona di fiordalisi in testa. Quando compare, bisogna dire la preghiera Aniol Panski e riposare.
Durante il lavoro nei campi, era socialmente molto importante interrompersi e mettersi a pregare in ginocchio quando si sentivano le campane che suonavano i vespri, che segnavano la fine del lavoro. Chi non lo faceva, poteva essere attaccato dalle Klykanice (Quelle che Si Inginocchiano). Illuminate di azzurro, sputavano sulla vittima, la frustavano e la bagnavano con una secrezione che veniva prodotta dai loro corpi. Odiavano anche gli ubriachi, che portavano nei fossi e sottoponevano al waterboarding, fino quasi ad ucciderli. Le klykanice sembrano la personificazione soprannaturale di beghine fanatiche e violente, che potevano distruggere la reputazione e perfino attaccare fisicamente chi non si sottoponeva alla normativa morale e religiosa dei villaggi.
La Rzana (Quella della Canicola) si fa vedere sui campi durante il raccolto. È una vergine paurosa, con il corpo ossuto, le orecchie d’asino, un favo selvatico in testa come corona e occhi vitrei come stelle. È il riflesso fedele di chi lavora denutrito, con gli occhi lacrimanti per la polvere alzata dalla mietitura, e un ronzio di malessere nelle orecchie, percepito in modo amplificato come tramite grandi orecchie, e simile al suono delle api intorno a un favo. Chi vede la rzana fugge in preda al terrore più cieco, e ai folli che rimangono a guardarla, il demone taglia le gambe con una falce arrugginita. Dove passa, sul grano compaiono macchie scure di claviceps purpurea. I contadini stranamente prendono l’infestazione come un buon segno, di futura abbondanza. Quindi ha anche una seconda chiave di lettura, collegata alle allucinazioni da segale cornuta.
Gniotek (Colui che Schiaccia) è un essere simile a un brutto bambino con un berretto rosso messo al contrario, che pesa più di un uomo adulto. Il berretto è magico, fatto su misura, e conferisce al gniotek il dono dell’invisibilità. Gli piace schiacciare e pestare i dormienti partendo dalle mani e dai piedi e arrivando fino al torace. Le vittime si svegliano con le estremità insensibili, come capita a chi contrae l’infiammazione alle articolazioni che porta all’artrite per troppo lavoro in condizioni metereologiche estreme, di caldo o di freddo. Il nano malefico porta soldi, come capita a chi prende un lavoro di fatica per uscire dalla povertà. Durante le sue visite vomita le proprie viscere e le mette da parte, per non uccidere subito il prescelto da schiacciare. Anche i ricchi romani durante i banchetti vomitavano a profusione. Il gniotek sembra rappresentare un datore di lavoro ricco, oppressivo e infantile nella sua ingordigia e nelle sue pretese folli, che fa ammalare di fatica i propri sottoposti.
Il Kubaternik (il timoniere) protegge le navi di lungo tratto e aiuta i marinai. Dà loro una mano a rispettare le severissime leggi del mare promulgate dal re Zygmunt August, che prevedevano la fustigazione unita al sale sulle ferite per l’ubriachezza e per la trascuratezza nell’adempiere ai propri doveri, la fustigazione pesante per chi introduceva prostitute a bordo, un piercing alla lingua fatto con un chiodo infuocato per chi bestemmiava. Il Kubaternik odia chi è sciatto nel lavoro, gli mangia la razione, distrugge il poco lavoro fatto, fa gli sgambetti. Questo demone rappresenta lo stress della vita di bordo, che era disumana e pesantissima, talmente dura da poter essere affrontata solo con un aiuto soprannaturale.
LO SVAGO E LE SVENTURE DELL’ALCOL
Nella storia umana, ovunque ci sia stato del lavoro disumanamente duro, doveva per forza esserci anche un suo aiutante chimico, che lo facesse dimenticare e ne lenisse i devastanti effetti. Nelle economie schiavistiche dell’Egitto e dell’Antica Roma c’erano tonnellate d’oppio, assunto con la stessa leggerezza dell’aspirina, nell’Inghilterra della Rivoluzione Industriale con i suoi turni di fabbrica di 16 ore c’era il gin, e fra i contadini slavi di ogni epoca c’era la vodka, croce e delizia di queste terre. L’alcool è una droga estremamente imprevedibile. A volte si beve molto, e il giorno dopo si sta relativamente bene. Altre volte, con la medesima quantità d’alcol, si finisce in un fosso a ululare alla luna. Ci sono persone molto tolleranti alla sostanza, che si godono i suoi effetti rilassanti e ricreativi, e altre che sviluppano quasi subito una perniciosa, scomposta dipendenza. Gli esperti classificano l’alcool come una droga di possessione, perché nei suoi stati di più grande intossicazione l’ego si dissolve, si perde la memoria, eppure si continua a funzionare e a fare cose, come posseduti da una forza esterna. Si può diventare molto violenti, come anche deboli ed esposti alla violenza altrui. Per spiegare tutti questi fenomeni incomprensibili e contraddittori, nei territori slavi ci sono numerose creature soprannaturali che vengono evocate dal consumo d’alcool.
I Bandurki sono piccoli demoni che girano intorno agli insediamenti umani di notte. Fanno finta di essere buoni e servizievoli come il compagno di sbronze ideale, e a volte illuminano la via ai viandanti, ma danno sempre e comunque la caccia agli ubriachi. Li fanno perdere, li pestano di botte e ridono sguaiatamente delle loro peripezie.
I Belty stanno agli incroci e in generale amano far perdere la gente. Se te ne tornavi a casa all’alba, tutto pieno di lividi e senza il becco di un quattrino, non eri obbligato a raccontare a tua moglie che era successo perché ti eri ubriacato fino a perdere i sensi. Potevi dire che avevi incontrato loro.
Gnieciuch (lo Schiacciatore) è un grosso ratto con un’enorme pancia e lunghe zampine sottili, che si diletta ad annusare l’odore dell’alcol proveniente dalle bocche dei dormienti ubriachi, ubriacandosi a sua volta e schiacciandoli durante il sonno. È per colpa di questo demone che il giorno dopo stanno tutti rovinati, esausti e non possono lavorare. Il gnieciuch è insomma il demone dell’hangover.
Hermus originariamente era uno spirito dei boschi nella regione dei Kaszuby. Richiama a sé tutto ciò che uccide con i morsi, come le vespe e i serpenti, che rifornisce di veleno. È il re del veleno: suoi sono i funghi velenosi e le piante tossiche. A volte contamina anche le bevande alcoliche, segando le gambe anche al più incallito dei bevitori, a volte provocando perfino la morte.
Il Piwoszek (Birrettoso) è uno spirito burlone malizioso e allegro che abita vicino alle locande e ai luoghi di ritrovo. Appena passa qualche contadino di ritorno dai campi, il piwoszek gli salta sul collo e inizia a persuaderlo a farsi una birretta. Il suo non è un lavoro faticoso, i malcapitati cedono quasi subito. Ancora più facile è convincerli a farsi la seconda, la terza, la quarta, e la quinta. La vittima del Birrettoso a questo punto inizia a fare casino, bestemmiare e provare ad attaccare rissa. Spesso, nel corso di una sola serata, può perdere il guadagno di una settimana, gli incisivi, e a volte perfino la vita. Ma la colpa non è sua, è del piwoszek.
Gli Switu Deptu (i Calpestando all’Alba) sono degli esseri traslucidi e luminescenti che attaccano in gruppo gli ubriachi. Vengono attirati dai fischi e dai canti stonati. Stanno rintanati dell’erba alta e quando arriva il beone, si gettano su di lui. Lo fanno cadere per terra, lo calpestano, lo calciano, gli urinano addosso, finché il malcapitato non smette di muoversi. Allora gli chiedono “Dormi??” Bisogna rimanere in silenzio, altrimenti gli Switu Deptu ti fanno fuori. Oltre agli ubriachi, questi esseri non amano molto nemmeno i bambini, per le loro irritanti abitudini rumorose.
Dopo quest’ultimo viaggio fantastico attraverso le delizie e i pericoli dell’alcool, nel prossimo capitolo indagheremo le creature del folklore slavo relative alle malattie, e anche alcuni rimedi inediti contro i mali, come farsi crescere i rasta.
Stay tuned for more creatures and dreads!
Bibliografia
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Witold Vargas, Pawel Zych, Bestiariusz Slowianski, Wydawnictwo Bosz, 2018.
Nota Metodologica _ Le descrizioni delle creature sono traduzioni libere da Vargas e Zych. Le interpretazioni sociali, psicologiche e antropologiche sono nostre.
Artisti di riferimento
Tin Can Forest https://tincanforest.com/
https://www.instagram.com/tincanforest/?hl=it
Aleksandra Dvornikova https://www.instagram.com/allyouneediswall/
Nikoo Bafti https://instagram.com/nikoobafti/
https://www.nikoobafti.com/
Xis Lanyx https://www.instagram.com/xis.lanyx/
Evan Cagle https://www.evancagle.com/
Cristina Garcia Rodero https://en.wikipedia.org/wiki/Cristina_Garc%C3%ADa_Rodero
Franklin Booth http://outsidelogic.com/franklinbooth/
Yuri Hill https://www.instagram.com/yur_hill/
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Dariusz Kieliszek https://www.instagram.com/dariuszkieliszek/
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Patrycja Podkościelny https://www.instagram.com/podkoscielny/?hl=it
Yana Dhyana https://www.artstation.com/yanadhyana
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