“Non ti ameranno mai meglio di così, e non ti ameranno mai nel modo giusto.”
Janis Joplin, Kozmic Blues
SESSO
Janis Joplin rappresenta perfettamente il lato oscuro dello slogan fricchettone sesso, droga e rock ‘n’ roll, soprattutto per quello che riguarda il sesso, il primo elemento della magica trimurti freak. Janis Joplin scopa come un uomo, facendo sesso compulsivo e promiscuo, andando sia con uomini che con donne con una frenesia meccanica da film porno. Il suo amante Richard Kermode ha dichiarato: “Di sicuro l’eroina non smorzava l’ardore erotico di Janis, era come se volesse continuare a scopare senza mai fermarsi. Io non ci riuscivo, era un’assurdità. Così i nostri coiti diventavano un semplice groviglio fisico e una faccenda dolorosa, proprio come piaceva a lei.”
Quando è adolescente Janis vuole dare l’impressione di essere una ragazza disinibita, gioca a strip poker con i suoi amici, si spoglia e mostra le tette se qualcuno glielo chiede. In questo modo iniziano ad additarla come puttana, anche se in realtà lei è la più casta di tutte le sue compagne di scuola, le cosiddette brave ragazze di Port Arthur. Nonostante le persecuzioni di cui è oggetto al liceo, di cui abbiamo parlato nella prima parte dell’articolo, Janis riesce comunque ad avere un ragazzo, William McDuffie. Si dice che abbia anche la sua prima esperienza omosessuale negli anni della scuola superiore.
Nel ‘61 la Joplin finalmente scappa dal Texas, dirigendosi a Los Angeles. Abita vicino alla spiaggia in un appartamento ricavato da un garage, a Venice, in piena enclave beatnik, dove ha molte esperienze sia con ragazzi che con ragazze. È simpatica, forte, ha una spaventosa arroganza. È qualcosa di completamente nuovo, e tutti la considerano “molto intelligente e molto affascinante”.
Nel ’62 Janis inizia un corso d’arte all’Università di Austin, dove vive nel Ghetto e ha una burrascosa relazione con una ragazza che beve ancora più di lei. Nello stesso periodo, ha una storia con uno studente beatnik sposato, Travis Rivers. Una volta esce assieme a lui e a sua moglie, vanno al Mardi Gras di New Orleans, dove si ubriacano e litigano. Janis si ritrova a piedi, senza un soldo, a decine di chilometri di distanza da casa. Per svoltare la situazione, fa un paio di marchette.
Al Coffee Gallery, un locale in cui si esibisce all’inizio della carriera, Janis conosce una cameriera che si chiama Sunshine. Sunshine è una meticcia indiana con la passione della letteratura beat, che ha subito episodi di bullismo al liceo proprio come Janis. È butterata, tarchiata, brusca e scontrosa, esattamente come Janis. Ha avuto una figlia a tredici anni, ed è reduce da una storia di anni con George Hunter, il fondatore dei Charlatans, la prima band psichedelica della storia. Sunshine sarà una presenza costante in tutta la vita della Joplin.
Poco dopo l’audizione che le cambierà la vita, grazie alla quale diventa la cantante dei Big Brother and The Holding Company, Bob Seidemann la chiama a posare per un servizio fotografico, facendole l’iconica foto in cui è nuda con le mani sul pube e il seno che spunta dalle collanine freak. È lei che insiste per potersi togliere “tutti i fottuti vestiti”. Bob ha riferito che fare sesso con Janis era “una cosa feroce. Era affamata e insaziabile. E disperata. (…) In realtà era un po’ spaventoso avere a che fare con qualcuno del genere … faceva l’amore indifferentemente e con la stessa frequenza con uomini e donne. Non c’era alcun aspetto oltraggioso che lei non avrebbe vissuto. Mi piaceva.”
Come tutte le band fricchettone, anche i Big Brother prendono una casa in comune in campagna, a Lagunitas, un quartiere situato dopo il Golden Bridge. Ma Janis non è molto felice della nuova sistemazione, perché in campagna non può frequentare i bar lesbici né rimorchiare i suoi amanti occasionali.
Una volta Janis approfitta dell’assenza della moglie di James Gurley per fare sesso con lui, sotto l’effetto del DMT. Gli altri componenti della band rimangono sconvolti dalle urla. “Lei se la faceva praticamente con tutti quelli che incontrava, e io ero fra loro.” – ricorda Gurley – “Janis si innamorava di chiunque. Voleva scopare tutti quelli che conosceva, specialmente quando eravamo in tour.”
Più o meno nello stesso periodo, Janis Joplin rimorchia Kim Chappell, una statuaria bionda che come prima amante aveva avuto Joan Baez. La vita di Kim è segnata dagli eccessi, dai problemi di dipendenza – eroina, barbiturici, acidi che siano – e da un internamento psichiatrico. Nel periodo in cui conosce Janis, Kim sta con Peggy Caserta, la proprietaria di un negozio di vestiti. Peggy viene descritta come “una bellezza meridionale dagli abiti firmati” “volubile ed ebbra di lussuria, vanità ed autostima”. Janis inizia a farsela anche con Peggy, che come Sunshine si rivelerà una delle sue amanti più longeve, grazie anche alla comune dipendenza dall’eroina. Una volta Janis e Peggy Caserta fanno sesso sulla terrazza sotto gli occhi dei vicini. “Con un pressochè identico trasporto sessuale, Janis e Peggy si dimostrano armoniche non solo come amanti, ma anche come compagne di caccia, quando escono per rimorchiare qualche uomo.” (Ellis Amburn) Durante il minitour in Canada fra la fine di giugno e l’inizio di luglio del ’70 con i Grateful Dead, Janis riferisce di aver avuto 65 rapporti sessuali in 5 giorni.
Linda Gravenites, una delle migliori amiche di Janis, ha riferito: “Usciva con dei ragazzi giovani e carini. Le piacevano i derelitti e i maciste… le piacevano tutti. Era di gusti eclettici. Era tanto divertente. Si capiva, se le interessava qualcuno. Cominciava a brillare, come se avesse girato un interruttore e avesse acceso dentro di sé una lampada da mille candele.”
All’inizio del ’67 Janis inizia una storia con Country Joe McDonald, dei Country Joe and the Fish. Joe è “molto attento alla politica, di salde convinzioni e sarcastico. Proprio non fa sentire la gente a proprio agio”, insomma tutto il contrario di Janis. Ma l’intelligenza e il senso dell’umorismo di lei lo attraggono. Alla fine lui la molla, lei come al solito si sente rifiutata e va in pezzi.
Jimi Hendrix e Janis Joplin entrano nelle rispettive orbite sessuali durante il Festival di Monterey. Condividono la passione per il blues e per l’eroina, e lei si innamora. Ma Hendrix ha il vizio della violenza. In passato ha dovuto pagare diecimila dollari a una ragazza che aveva mandato in ospedale.
Con Jim Morrison Janis “ha un tremendo scontro notturno di ego”. Gurley ricorda: “A Janis, Jim Morrison non piaceva, e a lui non piaceva lei. Erano troppo simili – due ego mostruosi.” Quando si mette con lui, Janis è già una star, definita “la più importante voce femminile della sua generazione” da Rolling Stone, che poco più avanti la farà a pezzi. Jim e Janis hanno in realtà molto in comune, sono entrambi intellettuali, lettori di Ferlinghetti, Nietzsche e Corso, hanno vissuto a Venice e sono diventati beatnik dopo aver letto Sulla strada di Kerouac. Un giorno a una festa si picchiano, lui le sbatte la testa contro un comodino facendola piangere, come era solito fare con le sue compagne e groupie. Janis si rifugia in bagno e si scola una bottiglia di whisky. Poi raggiunge Jim, fracassandogli la bottiglia in testa e ghignando sul suo corpo privo di sensi. Poco prima di partire per il suo ultimo viaggio alla volta di Parigi, Jim contatta Janis Joplin per un incontro, in cui fa ammenda, le confida di volersi disintossicare dall’alcol e di voler lasciare il rock ‘n’ roll.
Il boudoir di Janis è pieno di “velluti, satin, pizzi e sete in ogni dove. Il suo poster nudista realizzato da Bob Seidemann ornava una parete, e vi erano incenso, lozioni lubrificanti, alcol, roba, narghilè e siringhe.” Un suo amante ricorda che Janis aveva un corpo fantastico e che sembrava avesse un doppio capezzolo a causa di un neo sul seno, come le streghe. Un altro suo amante, Milan Melvin, ricorda la sua estrema fragilità: “Nessuno poteva spezzarsi come Janis, nessuno poteva raggiungere la profondità delle sue delusioni, o rimanere così duramente ferito.” Insieme, lui e Janis guardano un’eclissi in LSD e vanno in una riserva indiana nel deserto a prendere il peyote, partecipando ad un rituale di guarigione e rinascita perfezionato nel corso di 25 secoli. Girano in moto e mantengono staccato il loro rapporto dalla carriera di lei, perchè Milan riferisce che l’ambiente musicale era “orribile”.
Nel febbraio del ‘68 i Big Brother suonano a New York ed alloggiano al Chelsea Hotel. Il direttore dell’albergo, Stanley Bard, ricorda Janis come “una donna molto sensuale. (…) Era esotica e meravigliosa. Era anche molto intelligente e si esprimeva bene, come una professoressa.”. A volte gli ospiti delle stanze attigue alla sua si lamentano per il rumore.
Il pubblico maschile desidera Janis Joplin nello stesso modo sfrenato in cui quello femminile può desiderare Jim Morrison, oppure come le ragazzine dei primi anni Sessanta erano impazzite per i Beatles.
Nei suoi ultimi anni, Janis si invaghisce di Joe Namath, uno statuario giocatore di football, che se la scopa su un costoso tappeto bianco. Janis se lo fa regalare, per consegnarlo direttamente all’autista della limousine che era venuto a prenderla. Uno dei suoi più grandi amori è stato sicuramente Kris Kristofferson, che scrive per lei la canzone Me and Bobby McGee. Kris è bellissimo, beve quanto Janis, anzi, a detta di lei è l’unico uomo capace di tenerle testa e di lasciarla stesa. Kris diventa uno dei sudditi dell’ape regina, che lei condivide in maniera riluttante sia con Kim che con Peggy Caserta. Ma Kris è elusivo, e alla fine se ne va, proprio come Bobby McGee nella sua canzone. L’ultimo uomo stabile di Janis Joplin è Seth Morgan, uno spacciatore e magnaccia con i vizi del parassitismo e della crudeltà, con cui stava per sposarsi. Quando lei rifiuta di comprargli delle cose che lui le aveva segnalato, Seth se ne va a San Francisco per ripicca e Janis riflette con orrore sulla prospettiva di rimanere il fine settimana da sola a Los Angeles. Proprio durante quel fine settimana, Janis Joplin muore di overdose di eroina, da sola nella sua stanza d’albergo.
Tutti gli amanti di Janis Joplin concordano sulla sua perizia sessuale e sul suo irresistibile fascino. Kim Chappell racconta che quando la conosce è piena di brufoli, sovrappeso e gonfia d’alcool, ma che nonostante questo non riesce a resistere al suo “incredibile magnetismo”, ed inizia a desiderarla.
La Joplin è un perfetto esempio del mistero del carisma e del magnetismo sessuale, che non ha nulla a che vedere con la bellezza stereotipata. Inoltre, è l’esemplificazione incarnata di un altro paradosso: il sesso in dosi continuative e massicce risulta infine inutile contro il demone della solitudine.
STILE
Gli insulti per il suo aspetto ricevuti al liceo di Port Arthur costituiscono le radici traumatiche che faranno da incubatore per l’arte di Janis Joplin. Anche quando sarà la numero uno, da sbronza Janis manterrà l’abitudine a proclamare a gran voce di essere brutta, motivo per cui nessuno la vuole. “Sono così brutta, diceva, oppure: pensi che sono brutta, vero? E raccontava di come a scuola pensavano che fosse solo una ragazzina brutta e senza importanza, brutta e volgare. Ho sempre avuto l’impressione che quel che davvero voleva era ritornare a Port Arthur e farsi accettare, e non importava cosa dovesse fare per riuscirci. Ripensandoci, quello era tutto lo schema di base” (Toby Ross).
Grazie alla morte da martire del rock a 27 anni, Janis è un’icona consacrata. Ma oltre all’arte, alla tanatologia e all’agiografia, per assurgere al rango di icona l’apparenza e lo stile sono fondamentali, e Janis Joplin ha avuto nel corso della sua vita una strabiliante metamorfosi stilistica.
Un conoscente di Janis dell’epoca liceale la ricorda in questo modo: “Vestiva sempre in modo strano e trasandato, non si truccava mai, era una cicciona nemica di qualsiasi compromesso.”
Al college Janis si veste sempre tutta di nero, calzettoni compresi, come fanno i beatnik, e indossa le stesse cose per giorni. Anche all’università è un’emarginata, a causa del suo aspetto: jeans strappati, capelli stopposi, piedi scalzi o scarpe da ginnastica distrutte.
Nel ’63, durante i suoi primi concerti nei locali della zona di North Beach a San Francisco, Janis è brufolosa, ha capelli in disordine, indossa jeans e camicie da uomo, ma nessuno riesce a dimenticarsi né lei né la sua voce da brivido. L’anno successivo, Janis ritenta la fortuna a New York, esibendosi in un locale dell’East Village chiamato Slug. La biografa Myra Friedman ricorda: “Indossava sempre jeans neri e una casacca nera scollata a V e al collo portava un orologio appeso a una catena d’oro.”
Guardando le foto d’epoca, ai concerti, ai be-in, lungo le strade di San Francisco, New York, Los Angeles, ci siamo resi conto che la moda di strada fricchettona era veramente orrenda. Anche le band musicali avevano tendenzialmente dei look improponibili. Dopo la sua metamorfosi, Janis si trasformerà in una delle pochissime fricchettone stilose della storia, assieme a Jimi Hendrix e – dicono – Brian Jones.
Una grande influenza stilistica su Janis, per tutto quello che riguarda i segni distintivi hippy, viene dalla moglie di James Gurley, il chitarrista dei Big Brother, con cui Janis convive nel periodo della comune di Lagunitas. “Da allora sarebbero stati pizzi e collanine, braccialetti e anelli, e il rifiuto della semplicità disadorna da ragazza texana. (…) Bella e carismatica, Nancy Gurley pareva dotata di una vanità tutta particolare e il suo aspetto ricordava quello di una potente regina zingara. Vestiva lunghe gonne di pizzo e velluto, tantissime collane colorate scendevano dalla porcellana del suo collo.” (Myra Friedman)
Un membro dei Big Brother ricorda Janis in questo modo: “Era una donna dura. Era tutta funk, tutta partiamo-subito, tutta piacere-del-momento, tutta prenderò-quanto-posso-prendere-per-essere-più-sballata-possibile-e-mi-scoperò-tutti-quelli-che-riesco-a-trovare-, e irradiava in tutto questo un’enorme energia, e fu così che costruì la propria immagine.”
Nel ’67 Janis Joplin ingaggia Linda Gravenites, una ragazza che abita a North Beach ed è bravissima a fare vestiti, tanto che riesce a fare camicette e completi stupendi partendo da tovaglie di pizzo. In fatto di abbigliamento, Linda sostiene: “Non importa che aspetto abbia, ma deve essere comodo come lo sono jeans e maglietta. Devi avere la possibilità di dimenticartelo nello stesso momento che lo hai indossato. Deve colpire e contemporaneamente essere dimenticato. E questo perché non ci si può permettere di controllarsi e di fare quello che ci si aspetta da noi.”
È Linda Gravenites che trasforma Janis in “un’elegante e sensuale hippy”, rendendola appetibile per Vogue, Richard Avedon e Harper’s Bazaar.
“La sua energia era innegabilmente potente e diffondeva intorno a lei un alone di elettricità. La sua loquela scatenata faceva corpo unico con i suoi movimenti nervosi e l’inquieto sguardo felino. Ogni più piccolo segno di debolezza o sottomissione veniva nascosto dai suoi modi imperativi e dalla sua presenza sfacciata, grezza, trasudante sfida e sensualità. I suoi “capezzoli inturgiditi” stavano entrando nella leggenda della critica rock. I giornalisti usavano frasi libidinose per descrivere il suo stile di cantare; tutte le sue azioni sembravano permeate di puro genio teatrale.” (Myra Friedman)
Per il suo stile “rabbioso e crudo” Vogue saluta Janis Joplin come innovatrice stilistica: “Janis Joplin la divina: quando scuote vigorosamente posti come il Madison Square Garden, lei è come una lampeggiante visione di viola e porpora, di morbido velluto, di chiffon argentato.”
Myra Friedman sostiene che Janis Joplin è stata commercializzata come simbolo dell’anticommerciale. “Ciò che la rendeva vendibile era il suo invendibile realismo.”
Janis Joplin compare spesso nelle sue fotografie con la bottiglia di Southern Comfort. Dopo essersene resa conto, chiede un compenso alla distilleria per la pubblicità, sotto forma di una pelliccia di lince. Quando gliela consegnano, Janis è felicissima: “Che colpo questa pelliccia! Ti rendi conto? Mi hanno pagato per le mie sbronze degli ultimi due anni!” Un altro feticcio iconico per cui Janis è nota è la sua Porsche dipinta da Dave Richards, con una bandiera americana insanguinata sul baule, i volti dei Big Brother e paesaggi fantastici. Il nome di questa macchina è Fantality, che combina fantasy e reality.
Nel 1970 Janis Joplin è la prima donna dello show business a farsi tatuare, da Lyle Tuttle, il primo artista del tatuaggio psichedelico, che le tatua un cuore sul seno, un bocciolo su una caviglia, e un braccialetto al polso.
In quella che sarà la sua immagine definitiva, Janis combina colori antichi come il viola, il porpora, il rosa pastello, il verde pavone. Si mette campanellini alla cintura e ai polsi, per annunciare la propria presenza. Tipici di Janis sono i sabot dorati con il tacco a rocchetto. Un altro particolare importante sono le piume portate in testa. Janis mutua questo tratto da una delle sue cantanti preferite, Etta James. Spesso si dipinge di rosso le guance, combinando al look fricchettone dei pantaloni a campana elementi propri dell’iconografia da bordello anni Trenta. In effetti anche il suo nomignolo Pearl è pensato come un soprannome da puttana.
STORIA CLINICA DELLA DIPENDENZA DA
ALCOL E DROGHE
Secondo gli Alcolisti Anonimi, le dipendenze sono causate da “mancanza di autostima, risentimento, rabbia, isolamento.” Chi si sente sistematicamente rifiutato e respinto non può che provare l’intera gamma di queste emozioni. L’alcol sarà una costante per tutta la vita di Janis Joplin, e la bottiglia di Southern Comfort con cui è stata spesso fotografata può essere considerata anche come un feticcio della sua tristezza, della sua infelicità, del suo male di vivere, in una parola del suo blues. Janis comincia ad ubriacarsi a 14 anni, e si presenta alla cerimonia di consegna dei diplomi ubriaca. Dopo le superiori, inizia anche a fare pellegrinaggi alcolici, il primo dei quali a Houston, dove beve troppo, non mangia e si ammala di infezione renale. Quando nel 1961 inizia la sua carriera di performer dal vivo, sempre nei locali di Houston, ha un’ansia da palcoscenico talmente incontrollabile che beve fino a farsi venire un esaurimento nervoso. Nel periodo in cui frequenta il college, Janis a volte è talmente ubriaca che butta le sue amiche giù dalle scale. Abita nel Ghetto, che alcune fonti indicano come il quartiere studentesco, mentre altre lo segnalano come un edificio al 2812 1/2 di Nueces Street, dove l’affitto costa 40 dollari al mese. Janis introduce l’erba nel Ghetto, ma lo fa solo per farsi notare. L’erba non le piace, perché la fa “pensare troppo”, come non le piacciono le droghe psichedeliche. Janis preferisce le droghe da stordimento, quelle bipolari, da high e low, alcol, eroina ed anfetamina. Nel ‘62 Janis Joplin dimagrisce ed inizia a curare il suo aspetto, ma inizia anche a virare dalla birra al Thunderbird e al bourbon.
Dopo essersi trasferita a San Francisco, Janis continua a bere ed inizia a farsi di anfetamina in vena, la grande regina delle droghe dei primi anni Sessanta. Al contrario degli altri tossici del giro, la Joplin non si fa mai abbattere, è sempre piena di energia. È in piena fase esplorativa. George Hunter racconta che in questo periodo paradossalmente è l’eroina a salvarla dall’anfetamina. Ma è un’iperbole, in realtà i tempi sono pesanti per Janis Joplin. Si mette a spacciare. Un gruppo di motociclisti la pesta rompendole una bottiglia in testa poco prima che discuta un probabile contratto discografico. Si nutre di vino scadente e tavolette di dolci, che divide con altri tossici. Janis è completamente ossessionata dalle droghe, fa sesso di gruppo e vive per strada. O per essere più precisi, fra i cespugli del parco di Washington Square. Ma questo è il cuore stesso, il nocciolo duro, l’hard core dell’essere veramente fricchettoni.
Nel 1965, Janis ha una storia d’amore disastrosa ed inizia ad accusare il colpo dell’anfetamina. Gira fra New York, Memphis, San Francisco, Seattle. A volte perde i sensi in uno stato e al risveglio si ritrova magicamente in un altro. Da grassa che era, arriva a pesare 40 chili.
Ad un certo punto la situazione diventa talmente ingestibile che Janis decide di tornare per un po’ a casa dai suoi genitori a disintossicarsi. Parlando con il padre in questo periodo, gli confida di trovare la vita uno scherzo di pessimo gusto. Il padre è altrettanto cinico, ma preferisce definire la vita come la Grande Truffa del Sabato Sera. Da queste discussioni, Janis elabora il suo particolare concetto di malinconia, che chiama Kozmic Blues. Ha un periodo in cui sta a casa e riga dritto, ma a Port Arthur è impossibile smettere di bere.
Nel 1966, al momento dell’ascesa dei Big Brother and the Holding Company, la tossicodipendenza da speed ed eroina torna ad essere una costante della vita della Joplin. Janis è una vera e propria maniaca delle siringhe e adora fare le iniezioni agli altri. Ci va pesante e le persone di cui si occupa spesso cadono in overdose. Capita al suo amante Milan Melvin, come anche a Terry Hallinan, un amante occasionale di Peggy Caserta. Quando lui collassa, Janis e Peggy fanno sesso per un’ora prima di soccorrerlo, quando ormai è cianotico.
Nel periodo in cui abita in campagna con i Big Brother, Janis diventa molto amica di Nancy Gurley, la moglie del suo chitarrista James, che ha molto gusto e le trasmette la passione per la moda e i vezzi hippy, come i cristalli e la lettura dei Tarocchi. Insieme si fanno di metanfetamina ed eroina. Passano notti in fattanza ad infilare collanine e a guardare film con Boris Karloff.
Quasi tutti i Big Brother sono eroinomani, sicuramente James Gurley e Sam Andrew, oltre che la Joplin. All’Avalon Ballroom hanno un secchio dietro le quinte, e durante i concerti corrono sempre lì a vomitare.
Nel 1968 Janis si fa spesso tre volte al giorno, tanto che fra il luglio del ’68 e il dicembre del ’69 ha sei overdose. Ma ha la regola di non bucarsi mai prima di andare in scena. Prova una cura al metadone, ma non funziona. Nel ‘69, quando torna a San Francisco, si fa l’equivalente di 200 dollari di eroina al giorno.
Nel corso di una performance, Janis è capace di bere mezzo litro di superalcolici. Spesso gira sorseggiando da una bottiglia di bourbon, piena in realtà di sciroppo per la tosse alla codeina. È la regina delle sale da biliardo, capace di mandare in buca anche da ubriaca fradicia e, allo stesso modo, è capace di portare la macchina con dei livelli di alcol e droga nel sangue da collasso. “Anche se lei poteva andare in giro in auto per la città e agire come se fosse perfettamente sobria, il giorno dopo non riusciva a ricordarsi né cosa aveva fatto né con chi era stata.”, ricorda la sua amante Sunshine. Nel 1969 Janis si esibisce a Woodstock, ma è troppo sballata e il gig risulta molto scadente rispetto al suo standard. Si inietta eroina prima del concerto in un bagno traboccante di escrementi, contravvenendo alla sua regola solita, e sviene poco prima di salire sul palco. Poi beve vodka e tequila e deve essere portata a braccia sul palco fino al microfono, a cui si aggrappa.
Quando Janis torna a San Francisco nel ‘69, “In qualunque taverna entrasse, Janis la trasformava all’istante in una generale baldoria, dato che la sua presenza conferiva uno status particolare a tutti i presenti. (…) i suoi amici del periodo anfetaminico di North Beach le si erano radunati attorno, abbracciandola e ricordandole i bei tempi andati. ” (Ellis Amburn)
Alla fine della sua breve vita, tutti i suoi amici ed amanti sono tossici, e intorno a lei un sacco di gente muore, come Nancy Gurley, stroncata da un’overdose a vent’anni. Vedendo questo andazzo, il produttore di Janis, Grossman, stipula per lei un’assicurazione sulla vita da 200.000 dollari. Nel 1970, lo stesso Grossman la manda a disintossicarsi da uno psichiatra specializzato in dipendenze, in Messico, prima di iniziare a registrare l’album Pearl. Libera per l’ennesima volta dall’eroina, Janis ricomincia a bere in modo devastante. Inizia a bere per colazione, nel pomeriggio collassa, poi si sveglia per andare a cantare ai concerti, dopodichè beve di nuovo fino a perdere i sensi. Nel 1970 non ricorda nulla delle sue performance, che le vengono raccontate dagli spettatori. “Wow, sembra sia stato fantastico, vorrei esserci stata.”
Per finire le registrazioni del suo disco Pearl, Janis prende una stanza all’albergo losangelino Landmark Motor, una brutta copia del Chelsea di New York, squallido e pullulante di tossici. Così la Joplin ricomincia a farsi. Mancano le tracce vocali di due canzoni per finire l’album, Me and Bobby McGee e Buried Alive in the Blues. La mattina del 3 ottobre del 1970 Janis si fa una dose di eroina, registra Me and Bobby McGee in una session sola, poi ha un mancamento e torna in albergo, dove si fa ancora. Il pusher che le vende dell’eroina ha per le mani una partita pura fra il 50 e l’80 per cento, in un fine settimana in cui il suo assaggiatore è fuori città e in cui moriranno otto eroinomani. Sola nella camera 105 del Landmark Hotel, alle prime ore del mattino del 4 ottobre 1970, muore anche Janis Joplin.
Myra Friedman ha scritto: “Il termine nodding out, assopirsi, è evidentemente derivato da quella che il bambino crede essere la natura della morte. In un certo senso, ogni sballo da eroina è una sorta di morte e, al di là della metafora, tale è in parte la sua realtà. Un junkie è letteralmente fuori da questo mondo. Che Janis concepisse la morte in tal modo, una terra d’interminabili sogni, lo credo quasi con certezza.”
LATO OSCURO
Una delle leggi più atroci che tirano i fili della psiche umana esige che le vittime infliggano a loro volta ad altri ciò che hanno subito. Janis Joplin non fa eccezione: non appena inizia la sua effettiva ascesa, dopo anni passati ad essere bullizzata nelle peggiori maniere, Janis inizia a far rotolare teste.
Fa una cosa bruttissima al chitarrista dei Big Brother, James Gurley, che era stato la star di punta della band prima del suo arrivo. Di lui hanno detto che, nonostante la ruvidità delle sue esecuzioni, sia stato il primo chitarrista fusion della storia del rock, alternando influenze blues, free-jazz e rock. Quando i giornalisti specializzati iniziano a lodare le performance vocali di Janis e a denigrare lo stile musicale grezzo del resto della band, la Joplin inizia a ripetere in continuazione a Gurley che non è altro che un “lousy, fuckin guitarist” (un cazzo di chitarrista da quattro soldi), e le sue performance calano drasticamente. Bob Seidemann dice che Gurley “è stato probabilmente il più dinamico, il migliore chitarrista della storia del rock, al pari di Jimi Hendrix.” Passeranno anni prima che Gurley riesca a ritrovare il suo talento, che la cura Ludovico di Janis gli aveva fatto perdere.
Un’altra testa regale che rotola è quella di Chet Helms, che aveva portato Janis in autostop attraverso l’America fino a San Francisco. Chet era il manager dei Big Brother, l’aveva rintracciata per farla entrare nel gruppo e aveva convinto gli altri membri della band ad accettarla come cantante quando gli altri non ne volevano sapere. Chet faceva suonare Janis e i Big Brother regolarmente nel suo locale, il leggendario Avalon, garantendo loro entrate fisse quando non avevano niente. Non appena i discografici iniziano a farle la corte, Janis lo licenzia.
A Janis Joplin piace intromettersi nelle relazioni stabili dei suoi amici ed amanti, lo fa con Kim e Peggy Caserta, e torna a farlo con James e Nancy Gurley.
James Gurley ricorda: “Via via che diventava famosa si separava emotivamente da noi, ma allo stesso tempo chiunque lavorasse per lei, musicista o roadie, doveva essere a sua completa disposizione. Era un uso davvero corrotto del potere – abusava di se stessa e di chiunque avesse intorno. Devo ammettere che, ovviamente, anch’io mi comportavo allo stesso modo.”
Janis tiranneggia i componenti della Kozmic Blues Band, facendoli sentire dei servi. Ama rendere i suoi amici dipendenti dall’eroina, per tenerli in pugno. Quando Sam Andrew decide si smettere di farsi, Janis lo licenzia, dicendo in giro che lui le rubava la droga.
Janis pensa di poter sostituire le persone intorno a lei come se fossero oggetti. La stilista hippy Linda Gravenites, oltre ad aver rivoluzionato l’immagine di Janis, era una sua grande amica, l’unica del suo giro a non farsi di eroina. Quando Janis, reduce da una disintossicazione, torna a San Francisco e prende una casa a Larkspur, Linda rientra dall’Inghilterra e acconsente a ricominciare a farle da governante. Ma non appena Janis ricomincia a farsi, Linda se ne va e viene sostituita con un doppelganger, Lyndall Erb, una groupie che afferma di essere stilista.
Il paradigma Janis ci ha insegnato molto. Il sesso, la droga, il rock ‘n’ roll, come tutte le cose, sono destinati infine a generare nausea. Più sofferenza riceviamo, più sofferenza siamo pronti a restituire. Più sofferenza restituiamo, più la nostra sofferenza personale aumenta. E proprio da questo cerchio piatto nasce l’arte.
Nelle esibizioni live di Janis Joplin c’è sempre qualcosa di straziante ed indefinibile. Appena compare in scena, fra un pezzo e l’altro, quando non canta, si intuisce spesso la fatica che fa per non andare in pezzi, per non svenire. Quando però Janis inizia a cantare, la sua maestria e la potenza della sua voce sono mozzafiato. Dietro la facciata fricchettona, nelle sue canzoni c’è qualcosa di enormemente oscuro e triste. Janis Joplin canta di ciò che conosce più a fondo, rifiuto, abbandono, solitudine, tristezza incurabile. E per questo noi non abbiamo mai smesso di amarla.
VIDEOGRAFIA
Monterey, Ball and Chain
Peace of my Heart, Germania
Maybe
Summertime, Stoccolma, 1969
BIBLIOGRAFIA
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Myra Friedman, Janis Joplin. Morire di blues, Arcana, 1988.
Betty Shapiro, Janis Joplin. La vita, le canzoni, la morte, Blues Brothers Edizioni, 1996.