Monica Cuoghi e Claudio Corsello sono due artisti totali, di cui spesso si riduce la portata alle origini da writers. Come abbiamo già avuto modo di dire nell’intervista lunga, “la loro arte è stata mille cose: un modo per riappropriarsi della città, un inchino di fronte alla potenza della natura, una risposta criptata all’enigma della morte. Ma soprattutto uno stile di vita magico, cioè capace di generare nuove realtà.”
Vediamo con loro il significato delle opere esposte presso la galleria Betta Frigieri.
M.C: La scultura fa parte della serie chiamata “mobili“. E’ la mia mano che fa un mudra, un segno che vuol dire “vi amo tutti”. E’ un mobile che non si apre, vuoto nella parte alta. Scuro, molto elegante, mi ha impressionata la sua educata forma pur raffigurando un gesto che può sembrare volgare: le corna, con però il pollice esteso. E’ un gesto che fanno molto in questo periodo i ragazzi ma anche i non più tanto giovani, soprattutto in ambito hard-core e heavy metal.
Come sono nate le pin-up esposte?
Dal 2002 disegno per il mio desktop un disegno nuovo ogni giorno. Da metà febbraio del 2009 disegno una donnina nuda ogni giorno, per imparare a farle bene. Così ho deciso che, oltre a supportare il desktop, queste donnine potessero essere delle dolci compagne anche sulla mia pagina di Facebook. Le copio da un sito di donnine porno con il programma che uso da sempre, Illustator.
Lingua, invece?
E’ una scultura del 2004, esposta nella galleria Galica di Milano. Rappresenta un personaggio che stava lì lì per nascere da un po’ di anni, una bambina tipo una Emily Strange di campagna… Mi interessava esprimere contemporaneamente spiritualità, strafottenza e leggerezza femminile.
Che fine ha fatto l’ochetta Peabrain, la vostra opera forse più nota, con cui negli anni Novanta bombardavate i muri delle città?
P. Brain c’è! C’è ogni volta che vuoi. P. Brain è gratis per tutti!
Pubblicato il 14 novembre 2009 su L’Informazione Download pdf
