Se volessimo tracciare delle direttive tematiche rispetto ai film in concorso alla sedicesima edizione del Festival Internazionale del Cortometraggio Yasujiro Ozu, spiccherebbe il potere della fantasia di alterare e migliorare il mondo, connesso soprattutto allo sguardo dell’infanzia. In Mofetas, (Inciso), due bambini marocchini tentano di passare il confine con la Spagna nascondendosi sotto a un camion, e il più piccolo e tremendo dei due si vede giunto a destinazione, alla guida di macchine spaziali, con pupe alla moda di fianco, oppure sulla copertina di mensili sportivi come calciatore milionario. La Martìnez con La Tuerca confeziona un prodotto visivamente molto raffinato, che fa eco al successo de Il Labirinto del fauno mostrando una bambina visionaria alle prese con un’adulta che sembra la Signorina Rottermeier.
Made in Japan (Altabàs) racconta di un ragazzo che orchestra balle supersoniche per mentire alla fidanzata. Molto bello e poetico Las Mofas Magicas, (Rebner), in cui il piccolo Pablito, indossando i suoi occhiali stregati, riesce a trasformare una lezione noiosa in una puntata dello Zecchino d’Oro e un brutale litigio dei genitori in uno straziante tango. Su questioni di genere si orientano invece La giornata di Eva,(Salgado), diario psicotico di una ragazza sola, ossessionata dal proprio aspetto fisico e dagli sguardi degli altri, e Asade, (Balboni), su una studentessa iraniana a Bologna combattuta fra il dovere familiare, la bellezza ipnotica del cinema delle origini, e la ricerca di qualcuno che la sappia riconoscere con o senza velo. Produzione notevole quella di Endsieg, (Castelli & Casparis), corto di guerra dalla splendida fotografia, in cui il montaggio scompagina in continuazione le categorie di bene e male. Produzione minima invece per il fotonico Rockman, (la Rocca) creatura ibrida con didascalie su fondo nero stile cinema muto, musiche tarantiniane e personaggi a metà strada fra Ciprì e Maresco, Ed Wood, e l’ondata horror degli anni Cinquanta. La palma per i gradimenti del pubblico va sicuramente a Qualcosa di mai visto, (Smeriglia) esilarante cartone animato su un’invasione spaziale in cui i marziani hanno, al posto della faccia, dei deretani, e comunicano fra di loro a suon di peti, e il cui linguaggio risulta terribilmente aderente al significato attribuitovi dai sottotitoli.
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