FACTORY GIRL
Quando si imbatte in Edie Sedgwick a metà degli anni Sessanta, Andy Warhol è intento a costruire il proprio mito. Nelle interviste mente spudoratamente, cambiando sempre la sua età e il luogo da cui proviene, tanto che alla fine il mito si confonde con la realtà. Warhol da bambino ha tre esaurimenti nervosi, perché gli altri bambini lo picchiano sempre e lui è molto stressato. Ad un certo punto gli viene anche il ballo di San Vito, un’encefalite che lo porta a fare movimenti spastici. Il primo anno di università, Andy rischia di essere sbattuto fuori perché non capisce mai quello che gli altri gli dicono. Poi si trasferisce a New York, dove affitta un appartamento terribile, va a messa due o tre volte la settimana e disegna scarpe per le riviste di moda. Appena ha due soldi, Andy fa venire a New York la madre, Julia Warhola, che è nata nella Cecoslovacchia rurale e parla a malapena l’inglese. Madre e figlio dividono la stanza da letto. Mrs Warhola si sveglia alle cinque del mattino, fa le pulizie di tutta la casa e poi comincia a bere, andando avanti così tutto il giorno, fin quando non sviene in prima serata. Andy diventa un famoso artista Pop e trasloca in una ex fabbrica di cappelli della Quarantasettesima Est. Tutti possono entrare nella Open House. Alla Factory, Andy è molto regale, i suoi movimenti sono lenti e tutti cercano di farsi notare da lui come se fosse il Re Sole. Tutti quelli che lo circondano sono devastati dalla droga, perché ad Andy Warhol piace circondarsi di personaggi incredibili. Billy Name, ad esempio, è un fotografo bravissimo che arreda la Factory, vive nel bagno dove c’è anche una camera oscura e soffre di avitaminosi per mancanza di luce. Gerard Malanga è un ragazzo italiano povero con la passione delle fruste, che diventa l’assistente di Warhol e il primo ministro della Factory. Sono Name e Malanga a fare il grosso del lavoro delle serigrafie, Andy si limita a guardare. Poi c’è Ondine, che fa parte di un’avanguardia subculturale newyorkese degli anni Sessanta, i Mole People, le persone talpa: escono solo di notte, si vestono di nero, fanno spesso parte del giro della danza, sono violenti e grandi amanti dello speed.Edie Sedgwick incontra Andy Warhol agli inizi del 1965, ad un party di Lester Persky. Persky è un pubblicitario di grido dei Sixties, un animale da party, un mecenate intellettuale ed omosessuale che colleziona scrittori ed efebi in stile John Travolta. Alle sue feste, rigorosamente illuminate a lume di candela, si possono incontrare personaggi come Gore Vidal e Truman Capote. È proprio Lester Persky ad organizzare l’incontro fra Andy ed Edie: “La sua bellezza era straordinaria. Era sempre circondata da quei mezzi personaggi un po’ falliti, ma lei aveva sempre un modo di atteggiarsi fantastico. E fu qui, a casa mia, davanti a questo tavolo di marmo, che li misi l’uno davanti all’altra. Ricordo che Andy tirò il fiato, fece gli occhi a palla, un suo atteggiamento tipico, ed esclamò: “Oh, ma è bel-liiss-simaa.” Era rimasto proprio molto impressionato.”Andy comincia subito a portarsi Edie ovunque, e lei, grazie ad una fotogenia innata che la fa apparire da dio in qualsiasi scatto per quanto su di giri possa essere, diventa la sua primissima Superstar. D’altra parte è proprio il suo amico Chuck Wein a coniare questo termine. A proposito di questo, Danny Fields ha dichiarato: “Le superstar erano una specie di forma precoce di movimento femminista. Erano brillanti, belle, aristocratiche ed indipendenti. Edie, Nico, Viva e le altre. Erano quello che la Garbo e Bette Davis erano state negli anni Trenta. Le coccolavano tutti. Erano più in gamba di tutti gli uomini del giro. Tutti, dai ragazzini alle vecchie checche, si innamoravano di loro … proprio come le dive degli anni Trenta facevano innamorare gli uomini che le dirigevano, registi e produttori. Erano creature decisamente superiori e molto impegnate. Il genere di donne che tutti desiderano venerare. Vergini Marie, intendo. Ma erano anche persone molto distruttive: distruttive verso se stesse e gli altri. Cavalcavano l’uragano.”René Ricard ricorda: “Edie e Andy! Dovevi vederli. Tutti e due vestiti allo stesso modo, maglietta dolce vita, T-shirt a righe. Andy indossava jeans di velluto nero, stivali a tacco alto: terribili, li odiavo. Quando li metteva non riusciva mai a stare in equilibrio, non riusciva mai a pettinarsi decentemente, poveretto. Edie si conciava in modo da somigliare a lui, ma l’effetto era tutto diverso! La T-shirt, le calze nere, gli orecchini lunghi; era di una bellezza sconvolgente.”È grazie ad Edie Sedgwick che Andy esce dal demi-monde che aveva frequentato fino a quel momento ed inizia a presenziare alle feste che contano. Warhol ne è perfettamente consapevole, e a suo modo le è molto grato. Almeno per i quindici minuti di rito.“Ne era lusingatissimo. Sebbene a parole comunicasse pochissimo, si capiva benissimo quant’era emozionato. C’era questa ragazza, ricca, bellissima che pareva vestirsi ed atteggiarsi come lui e lui non riusciva a capire che cosa fare: che cosa voleva dire?” (Isabel Eberstadt)Finalmente Warhol può far emergere la sua natura snob, acquisita durante la gavetta nel mondo della moda, che si coniuga in un mix micidiale con la sua patologica insicurezza. Andy adora Edie, le dice in continuazione cose tipo: “Mi telefoni ancora, vero? Mi vieni ancora a trovare?”Edie Sedgwick è la First Lady di Warhol, tutti vogliono i suoi favori e la sua attenzione. Ma lei ha una predilezione per i più pazzi e i più brillanti, quindi Andy, Ondine e Chuck Wein. Quando compare, si innamora anche di Lou Reed, come tutti, perché Lou Reed all’epoca è l’uomo più sexy di New York. Chuck Wein ed Andy Warhol si contendono l’anima di Edie. Chuck viene descritto da chi lo ha conosciuto come gelido, brillante, magnetico e molto sexy. È innamorato di Edie Sedgwick ed è capace di far emergere il suo vero io. “Nei film di Andy tutti i pezzi in cui Edie è Edie sono di Chuck”, ha detto Tom Goodwin.In quattro mesi, Andy ed Edie girano insieme undici film, il primo dei quali è Vinyl, una versione underground di Arancia Meccanica. Quello che cerca di fare Warhol con il cinema è di eliminare non solo la trama, ma anche i personaggi. Vuole mostrare lo squallore, la noia e la ripetitività della vita, di tutti, anche delle sue superstar.“Andy è un po’ come il Marchese De Sade, nel senso che la sua sola presenza era un elemento scatenante: faceva sentire le persone libere di svestirsi e di inscenare le proprie fantasie oppure, in certi casi, di fare cose molto violente per costringere Andy a guardarle. In un film di Andy c’è una tipa che fa un pompino a un negro mentre un altro la sodomizza. Può darsi che fosse quello che aveva sempre desiderato fare, ma dubito che volesse farlo sul divano dello studio di Andy, davanti a una cinepresa.” (Emile de Antonio)Per Rauschenberg, Edie è così fresca e gradevole da mettere in risalto tutta la falsità che la circonda: “Mi sentivo sempre intimidito, imbarazzato, quando ero in sua presenza, perché lei era come l’arte. Intendo dire che era un oggetto creato con grande forza e grande efficacia.”Il padre di Edie, Fuzzy, è entusiasta che lei sia un personaggio pubblico a soli ventidue anni, ed è convinto che diventerà un’attrice importante. È geloso di Warhol perché sospetta che lui e sua figlia vadano a letto insieme. Poi viene a New York a conoscerlo. Andy rimane incantato dalla sua bellezza, è talmente intimidito che non dice nulla per tutta la durata dell’incontro. Fuzzy alla fine è molto sollevato, perché ha potuto constatare che Warhol “è un culo colossale.”I primi dissapori fra Andy e Edie si hanno nel luglio del ’65, pochi mesi dopo che si sono conosciuti. L’oggetto dello scandalo è il film Hustler. È un film omosessuale ed Edie non è prevista nel cast, ma c’è la sua coinquilina Genevieve Charbin, e questo ad Edie non va giù. Inizia a creare dei problemi per questioni artistiche, come le sceneggiature dei film. Per fargliela pagare, quelli della Factory tirano su Ingrid, una ragazza che vende frigoriferi nel New Jersey e che sembra una brutta copia di Edie, e la spacciano come la nuova grande superstar. Ingrid è talmente entusiasta di tutto che dopo un po’ iniziano perfino a trattarla come un essere umano.Edie Sedgwick si rende conto che dovrebbe trovarsi un agente, cavalcare l’onda della fama, andare ad Hollywood, staccarsi da Warhol. Ma non ci riesce. Dice che a Hollywood sono tutti stronzi, che lei vuole stare con i suoi amici.
Verso la fine dell’anno Edie si mette con Bob Dylan. Dylan vive il rapporto con le donne con molto antagonismo, ma Edie inizialmente dimostra un carattere forte, tenendolo a bada con i suoi numeri da pazza. Inizia anche a prendere le distanze da Warhol. Andy a sua volta inizia ad occuparsi dei Velvet Underground, imbattendosi in Nico, a cui abbiamo già dedicato questo articolo. Edie nel frattempo si innamora, e trasecola quando Warhol malignamente le rivela che Dylan si è sposato in segreto, con un’altra, da mesi.Dopo di questo avviene la grande rottura. Andy, innamorato nella sua maniera asessuata e pieno di rancore, taglia addirittura la parte di Edie in Chelsea Girl, sostituendola con Nico. Smette di proiettare i suoi film.
La Factory trasloca in un posto fighetto con le receptionist, e poco dopo Valerie Solanas spara a Warhol. Edie ha detto: “Mi rende un po’ nervosa parlare dell’Artista perché è un po’ come fargli del male, ma se lo merita. Warhol riuscì davvero a fottere la vita di un sacco di gente, gente giovane.”
DROGA
Naturalmente, tutto lo sfavillio di socialità e mondanità della vita newyorkese di Edie Sedgwick ha risvolti fatti di fitte ombre. È necessario rimanere fisicamente all’altezza del canone skinny degli anni Sessanta, reggere tutte le feste di domani, affrontare lo stress della competitività e dei costanti duelli verbali condotti secondo gli standard di Re Warhol, che ha quell’umorismo pesante tipico dei trans unito ad un’incurante e letale soavità di modi. Per riuscire a fare fronte a tutto ciò, praticamente tutti quelli che gravitano intorno alla Factory, Edie compresa, hanno una sola via, vale a dire passare dal dottor Roberts. Nel ’66 i Beatles in persona hanno scritto una canzone dedicata ad un magico dottor Robert, senza s finale, sulla cui identità si specula tutt’ora. Noi scommettiamo che sia proprio questo dottor Roberts newyorkese. Nello studio del dottor Roberts, a tutte le ore del giorno e della notte, ci sono persone che fanno la fila: “uomini d’affari, adolescenti stupende coi capelli lunghi sedute per terra a suonare la chitarra, donne incinte coi bambini in braccio, designer, attori, modelle, discografici, freak, non freak.” Ma Edie Sedgwick riesce subito ad infilarsi nell’élite di quei pochi che possono saltare la fila, per avere immediatamente l’iniezione di vitamine. Nell’iniezione le vitamine ci sono, in dosi massicce, assieme a niacina, metedrina e chissà cos’altro. Come abbiamo scritto in questo articolo, fino all’inizio degli anni Settanta, le anfetamine sono legali e vengono consumate in dosi massicce. Joel Schumacher ricorda: “L’anfetamina era fantastica perché erano tutti spaventati a morte … terrorizzati perché non potevano tenere quel ritmo. E così le punture del dottor Roberts e di tutti gli altri dottori che iniettavano anfetamine ti davano la sensazione falsa di poter stare insieme. Potevi affrontare chiunque quando uscivi la sera. Potevi ballare tutta la notte.”Le punture del dottor Roberts sono delle vere bombe. Chi c’era ricorda che, non appena lo stantuffo della siringa veniva giù, correvi a salutare tutti nella sala d’attesa: “Salve, oh salve! Che bel golfino! Accidenti, ti trovo benissimo! Come stai? Oh, ciao! È fantastico vederti! Come ti vanno le cose?” Poi iniziavi subito a parlare come una mitragliatrice, raccontando tutti i tuoi bellissimi progetti. Cherry Vanilla, grande sopravvissuta, groupie dell’epoca e una delle prime iconiche ragazze disc jockey di New York, racconta di essere stata una delle migliori clienti del dottor Roberts: “Mi piaceva proprio la sensazione dell’ago. Il male mi faceva piacere. Facevi l’iniezione, poi quel sapore in bocca, sentivi il flash e sapevi che stavi diventando high. Era tutto molto sessuale in un certo senso, e molto in e mondano, un fatto di stile.” Cherry Vanilla racconta anche di aver rischiato di morire dissanguata, una volta, dopo aver fatto un’iniezione addizionata a tradimento con cocaina ed LSD, assieme al dottore stesso, per poi fare sesso con lui.Oltre al dottor Roberts, ci sono spacciatori che vengono anche direttamente alla Factory. Non sono spacciatori da strada, ma sono tutti eleganti come dei pubblicitari, e per mezzo chilo di anfetamina vogliono trecento dollari.Edie parla delle sue esperienze con la droga nel film Ciao! Manhattan, in modo contradditorio ma estremamente realistico, cogliendone gli aspetti più disparati: “Volete sentire una cosa che ho scritto sull’orrore dell’anfetamina? Beh, forse non volete, ma i tormenti quasi incomunicabili dell’anfetamina, scatola di spilli, questo high acrilico, gli echi orrendi, quasi uno yodel, ripetitivi di un’infinità così brutalmente straziante che le parole non possono catturare la devastazione, né il tono di un incubo così tremendo. (…) E’ difficile scegliere fra le estasi orgasmiche dell’anfetamina e della cocaina. Sono simili. Oh, sono così favolose. Favolosa gioia sessuale. Che cosa è meglio, la coca o l’anfe? Difficile scegliere. L’anfe più pura, la coca più pura, e il sesso è un punto morto. Anfe e alcol, allora ci si diverte. Ti metti a chiacchierare a cinquanta miglia all’ora e l’alcol spegne tutto. Può essere molto divertente. Profondamente ridicolo. È una buona combinazione per una festa. Non per un’orgia, però. Speedball. Anfetamina ed eroina. Era la prima volta che mi facevo un buco per braccio. Chiusi gli occhi. Aprii le braccia. Chiusi i pugni e zac, zac. Uno di cocaina ed anfe ed uno di eroina. Mi strappai di dosso tutti i vestiti, mi precipitai giù per le scale e corsi per due isolati in Park Avenue prima che i miei amici mi prendessero. Nuda. Nuda come un verme.”
In tutto ciò Edie continua a frequentare eventi come le feste di compleanno dei membri del clan Kennedy.
L’anfetamina rende Edie una bugiarda patologica, cosa che ricorda anche Andy Warhol nel capitolo iniziale della sua autobiografia, “La mia filosofia dalla A alla B”, dedicato al suo più grande amore.
BABY’S ON FIRE IN THE CHELSEA HOTEL: IL DECLINO
Una notte del 1966 Edie Sedgwick prende troppi barbiturici, si addormenta nel suo bellissimo appartamento con la sigaretta accesa e si risveglia avvolta dalle fiamme. Si ustiona leggermente un braccio, ma il suo rinoceronte di cuoio, su cui aveva fatto l’arabesque da Nike di Samotracia immortalato da Vogue, viene distrutto dall’incendio. Nessuno dei Sedgwick ne vuole sapere nulla, a parte lo zio Minturn, che va a trovare Edie in ospedale e su sua richiesta le porta il necessario per il trucco, ovvero “una lista lunga un braccio”.
Judy Feiffer ricorda: “Quando uscì dall’ospedale mi disse: “Ho un incidente circa ogni due anni e un giorno non sarà un incidente.”
Dopo l’incendio Edie va a vivere al Chelsea Hotel, un luogo in cui hanno transitato generazioni di artisti, per lo più nei loro momenti liminali, quando erano ancora sconosciuti, oppure quando si stavano avviando sul viale del tramonto. Al Chelsea Hotel hanno abitato Edgar Lee Masters, Gore Vidal, Tennessee Williams, Dylan Thomas, Arthur Miller, Bob Dylan, Thomas Wolfe, Nico, Janis Joplin, Patti Smith, Sid Vicious e Nancy Spungen, William Burroughs, Frida Kahlo e Madonna. Nel periodo in cui vi abita Edie, al Chelsea transitano molti gruppi in tournée, riconoscibili dai pantaloni di velluto rosso che portano tutto il giorno prima del concerto per sporcarli, nonché i magnaccia neri, “altissimi, tacchi alti, snelli, abiti dal taglio perfetto e cappelli a tesa larga.” Più che un albergo, il Chelsea Hotel è un dream palace, un luogo mitico dell’immaginario americano. Purtroppo per Edie, il trasloco al Chelsea coincide anche con il momento in cui la famiglia decide di tagliarle i viveri. I suoi erano stati dell’idea che se la loro rampolla spendeva decine di migliaia di dollari il primo anno ed ancora di più il secondo anno, tutto bene, purchè il terzo si sposasse con qualche bravo giocatore di polo. E questo non era successo. Edie vive talmente fuori dal mondo che non riesce a girare con i mezzi pubblici, nemmeno con il taxi, ma solo con la limousine. Sui mezzi pubblici le vengono attacchi di panico.
A Natale, Edie Sedwick va a trovare la sua famiglia. Suo fratello Jonathan la ricorda così durante quelle vacanze: “Era davvero stranissima quando arrivò al ranch. Un manico di scopa, niente corpo, indosso le gonne più corte che abbia mai visto, ciglia superfinte talmente pesanti che le facevano cascare le palpebre. Era un’aliena. Intuiva quello che stavi per dire prima che lo dicessi. Eravamo tutti a disagio. (…) Si vedeva chiaramente non solo l’insicurezza, ma lo smisurato bisogno d’amore…. Ma era così difficile accettarla.”Alla fine delle vacanze i suoi la fanno ricoverare. La fanno portare via dalla polizia, mentono dicendo che aveva manifestato tendenze suicide, omicide e che andava in giro nuda strillando. Bobby Neuwirth, braccio destro di Dylan e uomo di Edie del tempo, appena lo viene a sapere, affronta il padre. Dice a Fuzzy che la mossa del ricovero coatto non è molto nello spirito delle sante feste e minaccia di scatenargli contro i suoi avvocati, che sono poi quelli di Bob Dylan. E così Edie viene prontamente dimessa.Fa alcuni provini per commedie e film, che vanno male. Infine si lascia con Neuwirth, che ha definito più tardi come il grande amore della sua vita. Edie diventa sempre più dipendente dalla droga, includendo nel novero delle sostanze consumate regolarmente anche l’eroina. Proprio in questo periodo le propongono di fare il film Ciao! Manhattan. Vogliono riprendere Edie al Be-In, la grande manifestazione a Central Park contro la guerra. Il mondo warholiano della plastica, dei travestiti e della decadenza si mescola così con la neonata subcultura hippy, che si propone di distruggere tutti gli ideali borghesi, piuttosto che di esaltarli nella loro stessa decadenza. Edie si presenta stravolta e risulta dispersa dopo i primi dieci minuti. Robert Margouleff, il co-produttore di Ciao! Manhattan, ricorda: “In un certo senso, il film era una rappresentazione molto precisa di tutto il periodo: viene fuori tutto, la pazzia, l’alienazione, la rabbia, lo choc, tutto ciò che quella gente viveva. Ma diventava sempre più folle. Sul set avevano bisogno tutti di bucarsi, prima una volta al giorno, poi due. Aprimmo un conto nello studio del dottor Roberts.”Durante le riprese girano un’orgia sopra un gommone, in una piscina dello stabilimento termale del dottor Roberts. L’orgia va avanti per due giorni, finché gli scarichi della piscina non si intoppano a causa delle siringhe spezzate. Mentre girano il film, Edie ha una storia con Paul America, uno dei sex toy della Factory nonché coprotagonista di Ciao! Manhattan. Paul è super-dipendente dall’anfetamina, e completamente pazzo, ma riesce a far uscire Edie perlomeno dall’eroina. Ad un certo punto girano una scena in cui è previsto che Paul faccia il giro dell’isolato con la macchina. Lui parte a girare la scena, e sette mesi dopo lo ritrovano in un altro stato.
Leonard Cohen abita al Chelsea nello stesso periodo in cui ci sta Edie Sedgwick. Una volta va a farle visita, e dopo essersi guardato intorno nella stanza, la ammonisce. Cohen è molto esperto di magia e di vudù haitiano e dice ad Edie che deve spostare le sue candele, perché messe come sono portano male. Lei lo manda al diavolo, e poco tempo dopo la sua stanza va a fuoco. Il letto brucia completamente e crolla al piano di sotto lasciando un buco nel pavimento. Il gatto di Edie, Smoke, figlio di un gatto di Bob Dylan, muore nell’incendio. Non rimane più nulla da salvare. Dopo l’incendio del Chelsea, Edie va a vivere nell’appartamento di Margouleff sulla quinta Strada, assieme ad un nuovo badante, Bobby Andersen. Bobby è reduce da un’epatite in cui aveva rischiato di morire a sua volta, proprio come Edie nell’incendio. In questo appartamento dell’East Village ci sono sei stanze ed ognuna è in stile diverso, una psichedelica, una edoardiana, una vittoriana. In realtà Margouleff, che non beve nemmeno, odia Edie, la trova troppo eccentrica e tossica, ma le concede l’appartamento perché vuole tenerla d’occhio per finire il film. Così paga Bobby Andersen, che rimane folgorato dall’apparizione di Edie e le fa da infermiere per mesi. Vanno insieme da Max’s Kansas City, e ogni volta è come se arrivasse la regina d’Inghilterra. Un giorno fanno una gita a Coney Island, ed Edie prova la metropolitana per la prima ed unica volta nella sua vita. Durante il tragitto parla con tutti. Lei e Bobby vanno sulla giostra, sulle montagne russe, mangiano zucchero filato ed hot dog. Bobby cerca di abituarla a mangiare le uova a colazione, ma Edie non ne vuole sapere, vuole sempre cocktail di gamberetti e frappè speciale al cioccolato. Naturalmente il suo infermiere prende l’anfetamina con lei. Passano giorni a provarsi tutte le possibili combinazioni di vestiti, finché la festa dove dovevano andare è finita. Oppure riescono infine ad uscire di casa per andare alla festa, ma si dimenticano dov’è. Vedono persone che non ci sono, dietro agli alberi, nelle macchine, alle finestre che li salutano. Si sentono chiamare per nome per strada. Bobby ha detto: “Quando Edith viveva con me si portava sempre dietro una piccola borsa con dentro la droga – un cesto da picnic largo una cinquantina di centimetri e profondo trenta pieno di centinaia di buste con la lampo, sacchetti di plastica, scatolette di plastica, gomme da masticare – un sacco per tenere le siringhe, batuffoli di cotone, fialette di alcol, anfetamina, pillole, tranquillanti. Ogni cosa dentro a qualcos’altro. È una forma di demenza da anfetamina. Un mucchio di ordine. Trovi qualcosa che entra a pennello in quella scatoletta. Poi trovi qualcos’altro per metterci dentro la scatoletta. (…) La gente che prende l’anfetamina in genere è ordinatissima. Ti sprimacciano il cuscino per dargli un bell’aspetto quando ci sei ancora seduto sopra. Vuotano i portacenere. Edith poteva stare delle ore a svuotare la borsa. Poi ricominciava a riempirla dimenticando che cosa stava cercando quando aveva cominciato. Incredibile! Ovunque, sul marciapiede, per strada, al ristorante, al bar. Tirava fuori centinaia di cose per svitarle, guardarci dentro, poi riavvitarle e rimetterle a posto. Tutte quelle cose. Era come portarti dietro un intero stile di vita. (…) Oh, era decisamente un trip da anfetamina. Lo facevano tutti. Avevano tutti il loro fagotto in spalla. Non intendo escludermi da queste cose di cui sto parlando, eravamo tutti uguali.”Il fuoco continua a perseguitare Edie. Nell’appartamento di Margouleff fa fuori tre materassi e dà inizio a cinque piccoli incendi, presto spenti. A volte le vengono crisi di nervi in cui urla contro tutti, altre volte le vengono le convulsioni.Andersen ha una micro-storia di sesso con Edie, ma conclude che lei non sa cosa vuol dire essere innamorata, “perché se non ami te stesso non puoi amare nessun altro.”
Edie è molto fiduciosa e generosa, un sacco di gente le ruba di tutto, soldi, droga, vestiti, pellicce, gioielli.La lavorazione di Ciao! Manhattan si protrae prima per mesi, poi per anni. I quarantasettemila dollari di budget iniziale lievitano fino ad arrivare a trecentocinquantamila. La troupe distrugge la Cadillac del padre di Margouleff ed altre macchine ancora. Edie arriva a rendersi insopportabile a tutti. “Dovevano girare ogni scena cento volte. Non si rendeva proprio conto di quello che faceva. Teneva tutti fermi per ore ed ore. Doveva far ginnastica, doveva fare questo, doveva far quello.”, ricorda Andersen.Dopo il fallimento del film, Edie va a stare a Los Angeles, in una casa dell’era d’oro di Hollywood che è chiamata il Castello. È una sorta di albergo per star del rock ‘n’ roll, nel periodo in cui ci sta Edie ci transitano anche i Velvet Underground, Nico, Danny Fields, Jim Morrison e gente dell’entourage di Bob Dylan. Edie fa un film su Lulu in cui tutti le devono fare da balia: se non prende determinate droghe le vengono le convulsioni.Nel ’67 al padre di Edie viene diagnosticato un cancro al pancreas. Fuzzy cerca di continuare a tirare avanti, fa le sue sculture e i suoi esercizi di ginnastica, ma è come un animale con la schiena spezzata. Sul punto di morte si rende conto di aver causato la rovina dei suoi figli, ma ciò non gli impedisce comunque di farsi un’ultima amante. In ottobre muore.
Edie, poco tempo dopo la morte di suo padre, ha un crollo pazzesco, in cui fa una maratona di buchi di speed ogni mezz’ora, assieme ad acidi liquidi Sandoz iniettati, ore di sesso, alcol e decine di tranquillanti. Alla fine va in coma. Ricomincia a respirare dopo essere stata dichiarata clinicamente morta. Dopo questo episodio, Edie viene ricoverata al New York Psychiatric Institute, dove le danno ottocento milligrammi di Thorazine quattro volte al giorno e seicento prima di dormire. Si dimette pensando di farsi trasferire in qualche ospedale di lusso, ma con la cartella clinica che si ritrova viene accettata solo al Manhattan State, un posto da incubo, dove rimane per tre mesi. Huddler Bisby ricorda: “Sembravano tutti molto poveri, estremamente ritardati e per lo più di mezza età. Signore adulte e grasse con vestiti grigio-blu da ospedale che sbavavano e pisciavano sulla sedia.” I pochi amici che la vanno a trovare non riescono a capacitarsi del fatto che Edie Sedgwick riesca ad avere un aspetto splendido in una circostanza del genere.
Nello stesso periodo Andy Warhol, quando la stampa gli chiede che fine abbia fatto Edie, dichiara: “Non so dove sia. Insomma, non siamo mai stati molto intimi. Ci ha lasciati molto tempo fa. Ma io non l’ho mai conosciuta molto bene.”
ROCK ‘N’ ROLL, MOTOCICLETTE, SESSO PROMISCUO E MORTE
Quando Edie esce dal Manhattan State Hospital non riesce più a camminare, non ha il controllo sui muscoli motori e cade in continuazione. Non riesce nemmeno a parlare. Passano molti mesi prima che si rimetta in sesto e che sua madre le permetta di andare a vivere da sola in città, vicino a Isla Vista. Edie ricomincia subito a farsi di speed e un giorno quasi riesce a convincere suo fratello Jonathan a venire a letto con lei. Frequenta hippy e motociclisti. Si mette con uno di loro, tale Mad John. Vanno insieme a feste che si susseguono senza soluzione di continuità, “a casa di gente, case anonime, bianche e brutte, con i materassi sul pavimento, la musica a tutto volume, Led Zeppelin e cose del genere.” Edie sembra adorare questa nuova scena. È molto promiscua. Suo fratello Jonathan la ribecca una volta “in un tipico appartamento di Isla Vista, due porte scorrevoli, niente mobili perché dovevano essere andati distrutti, un letto sul pavimento con Edie che vomitava. Intorno tutti quei deliziosi drogati che cercavano di aiutarla … una sensazione un po’ alla Hieronymus Bosch.”Un giorno, per fare una pausa dal suo regime di droga, Edie si fa fermare apposta dalla polizia. Vede passare una pattuglia e fa cadere la borsa in un tripudio di pillole rotolanti. I poliziotti la sbattono contro la macchina e la fanno stare con le mani alzate. Ma quando un poliziotto si china a raccogliere la borsa, Edie gli sferra un calcio potentissimo nel sedere, con tutto l’odio che ha in corpo e la sua forza da ex atleta. Lo sbirro vola sul cofano della macchina, mentre lei urla: “Fottuto poliziotto! Non toccare la mia borsa!” “Pesava poco più di quaranta chili, e lui ne pesava un centinaio, quel poliziotto.”, ricorda suo fratello. Edie si becca la libertà condizionale per cinque anni e un altro soggiorno in istituto, al Cottage Hospital, la stessa clinica in cui era nata e in cui era morto suo padre. Peter Dworkin, un paziente obeso con cui Edie ha una storia in questo periodo, la ricorda così: “Al Cottage tutti avevano una certa ambivalenza nei confronti di Edie … in molti sensi era un angelo, difficile non volerle bene. Quando ti imbatti in una persona straordinaria le dai molto più spazio di quello che lasci a una persona normale. Edie era molto elusiva … faceva di tutto perché nessuno si avvicinasse troppo a lei per davvero, in nessun senso; si camuffava dietro a quelle nuvole giganti di fumo. (…) Era atroce vedere che la gente amava Edie perché era Edie, ma che lei non lo poteva accettare: doveva sempre dargli in pasto qualcos’altro, che lei era Edie la Modella, Edie la Star del cinema. Aveva un quaderno con le sue fotografie … ritagli di giornali, per lo più presi da riviste di moda. Ricordo che mi faceva tristezza. (…) Ci teneva a essere al centro dell’attenzione. Se non le davano retta faceva un gran chiasso: strillava, rideva, scherzava e faceva cose scandalose come mangiare sei pasti in un solo pranzo.”
È il 1969, Edie Sedgwick ha ventisei anni. In ospedale continua a drogarsi. Frequenta un Hell’s Angel topo di appartamenti che chiamano Preacher, del gruppo dei Vikings. Ricomincia a farsi di eroina e a frequentare assiduamente la scena dei bikers, quella fuorilegge composta da gente che va in giro in moto a dare la caccia agli sbirri. Ai raduni dei motociclisti, Edie si comporta in stile Hollywood salutando tutti con baci sulle guance e facendo la principessa.
Nel 1970 si rifanno vivi quelli di Ciao! Manhattan, per finire finalmente il film. Edie è per l’ennesima volta al Cottage Hospital. La troupe ingaggia una coppia di infermiere, una magrissima ed ipertiroidea ed una grassa, per starle dietro. Edie è molto presa da questo progetto, tanto che si fa rifare il seno. Anche in questo caso fa impazzire tutti con i suoi capricci. Gira in autostop con le tette finte di fuori, dà scandalo, sparisce, torna rovinata. Deve fare assolutamente sesso tutte le notti. Ci mette ore a dire le più semplici battute, come Marilyn negli ultimi periodi prima di morire. Conosce Roger Vadim e si illude di diventare la nuova Brigitte Bardot. Alla fine delle riprese, Edie Sedgwick torna a farsi ricoverare. Rimane in clinica per sei mesi, dove le fanno venti elettrochoc.Il 24 luglio del 1971, Edie sposa Michael Post, un ragazzo più giovane di lei di sette anni, che aveva conosciuto in ospedale durante un precedente ricovero. Da allora, Michael le rimane sempre vicino ma si rifiuta di andare a letto con lei. Edie è dipendente dal sesso. Tutte le volte che va in clinica, ha la fila davanti alla porta, tanto che a volte arriva a chiudere fuori i dottori. Per intrattenere conversazioni con qualcuno gli chiede prima di fare sesso, perché dopo quei milioni di pillole il sesso ormai rimane l’unico modo che Edie ha per potersi rilassare.Edie Sedgwick e Michael Post si sposano al Ranch La Laguna, il 24 luglio 1971. La madre è contenta perché pensa che, una volta sistemata, Edie non metterà più in imbarazzo la famiglia. La coppia va in luna di miele per un mese in una spiaggia di nudisti a Santa Barbara. Prendono il sole tutto il giorno, la sera si ubriacano e vanno a ballare il rock ‘n’ roll. “Edie ballava divinamente, – ricorda il marito – sempre sull’onda, tranne quando aveva dentro troppo alcool e allora dovevo sorreggerla. Ma insisteva sempre … anche se non poteva ballare perché non ce la faceva. Sempre ballare, ballare, ballare.”A ottobre Edie prende un’infezione alle orecchie, e con gli antidolorifici ricomincia il girotondo delle pastiglie. Michael Post non sopporta più quella vita di pillole, in cui ci sono pillole per ogni cosa, per dormire, per alzarsi, per uscire fuori di casa.Il 15 novembre del 1971 Edie Sedgwick assiste ad una sfilata di abiti da cocktail. Va a conoscere lo stilista, Michael Novarese, fa i complimenti a lui e a tutte le modelle, esprimendo il desiderio di poter sfilare per lui in futuro. Novarese la ricorda nell’atto di darsi un’occhiata allo specchio di odio e disprezzo puro, poco prima di andare via. Un altro testimone racconta: “Strano a dirsi, parlava del futuro, con un entusiasmo infantile. Fu una performance davvero commovente perché sembrava terribilmente debole, come una farfalla che sbatte le ali e svanisce. Non era abbastanza forte: quando doveva passare da una stanza all’altra si appoggiava sempre al cognato Jeffrey Post. Sentivo che dovevo aiutarla. Eppure c’era qualcosa di incredibilmente radioso, di sorridente in lei… una luce interiore che mi parve così unica. “Durante la notte Edie Sedgwick muore nel suo letto, di fianco al marito. Sul certificato di morte la causa è overdose di barbiturici. I Sedgwick non fanno il loro solito funerale in pompa magna, ma un funerale veloce e dimesso. Michael fa fare una corona di magnolie, gli stessi fiori che Edie portava il giorno del matrimonio. Patti Smith dedica alla morte di Edie Sedgwick una poesia. «Non so come lo fece, Fuoco/scuoteva tutt´intorno… Ore/ci vollero per truccarsi tutta/Ma lo fece. Le ciglia finte,/persino. Ordinò gin, con triplo/lime. Poi una limousine: Tutti/sapevano che era una eroina/del Blonde on Blonde/ Non è giusto/ Non è giusto…».
EREDITA’ CULTURALE ED ICONICA DI EDIE SEDGWICK
Edie Sedgwick è stata mille cose in contraddizione fra loro: una piccola principessa, una biker, una youthquaker, una figura di spicco degli anni Sessanta, una tossica, una regina della scena gay, una superstar del cinema underground, una modella di Vogue, una debuttante dell’alta società, un’internata psichiatrica.
La moda degli anni Sessanta (e non solo) è stata profondamente influenzato dalla figura della Sedgwick. Sulle passerelle continuano a vedersi periodicamente corti capelli biondi abbinati a sopracciglia marcate, miniabiti, calzamaglie nere ed orecchini chandelier. Ora sta spopolando ovunque la moda del grigio, di cui Edie Sedgwick è stata la pioniera assoluta. Il mondo della moda le ha chiuso i battenti in faccia, ma Edie è riuscita lo stesso ad imporre ad esso la sua tipologia fisica, in modo indelebile, facendo aleggiare per decenni il suo spettro su tutte quelle passerelle e riviste che l’avevano rifiutata. La modella iconicamente più importante degli ultimi venticinque anni, Kate Moss, ha una fisicità molto simile a quella della Sedgwick, e le assomiglia anche nei vizi pop. Cara Delevingne ha le stesse sopracciglia scure abbinate ai capelli biondi e ha citato l’icona di Edie in un servizio di Patrick De Marchelier per Vogue China. La prima top model della storia, Gia Carangi, ha ripercorso le stesse strade di fama, glamour, droga e martirio di Edie Sedgwick, sostituendo la malattia mentale con quella fisica e morendo a causa del male supremo dell’edonismo reaganiano, ovvero l’AIDS.Edie Sedgwick ha un ruolo fondamentale nella storia della bellezza. Assieme a Twiggy, Edie ha codificato un nuovo canone fisico, facendo piazza pulita delle maggiorate degli anni Cinquanta. Questo canone di magrezza slanciata e filiforme rappresenta la prima giovinezza, la fragilità, la vitalità e la grazia dell’infanzia, la sofisticazione giovanile, e l’inizio di un’incuranza cool nei confronti del sesso. A differenza dei corpi delle bombe sexy della precedente generazione, i corpi di Twiggy ed Edie non si propongono di costituire un richiamo sessuale. La loro sensualità è obliqua, distaccata e potente.Edie continua tuttora ad influenzare personaggi e manufatti dell’immaginario. L’ereditiera Paris Hilton può essere considerata una sua brutta copia, non essendo altro che una ragazza viziosa molto ricca, famosa per il fatto di essere ricca, senza però essere eccezionalmente bella né nascondere profondità abissali. Miley Cyrus è un’altra della buttata delle imitazioni non troppo riuscite di Edie Sedgwick: iper-sessuata, scanzonata ed ammiccante in modo un po’ spastico, tenuta a battesimo dall’imperatrice del kitsch Dolly Parton, Miley ha lineamenti carini ed infantili, corti capelli chiari ed indossa spesso dei body o dei reggiseni a vista. Ma la classe non è acqua, come non è acqua il cattivo gusto. Miley Cyrus ha posato per un servizio in cui cita dichiaratamente Edie, non riuscendo a sembrare ai nostri occhi altro che un cucciolo di botolo paffutello e sgraziato.Il body da danza nero che Edie amava indossare alle feste alla Factory arriva fino al favolosissimo video Single Ladies di Beyoncé, fasciando ben altre forme ma abbinandosi sempre a vorticose performance di danza.La pelliccia di leopardo di Edie compare addosso a Hypodermic Sally, un personaggio della quinta serie di American Horror Story, spettro incarnato di una junky che infesta un albergo. La forza di tutte le serie di American Horror Story è nel citazionismo rispetto a film, fatti di cronaca, artefatti e luoghi dell’immaginario. L’Hotel Cortez di AHS è l’albergo degli orrori realmente esistito di proprietà del primo serial killer americano Henry Howard Holmes, l’Overlook Hotel di Shining ma anche il mitologico Chelsea Hotel, di cui Sally rappresenta il genio del luogo: stessi capelli di Nancy Spungen che vi trovò la morte, stessi vestiti di pizzo e velluto di Courtney Love, la Nancy riot degli anni Novanta, stessa pelliccia di Edie, e stessa passione per gli aghi di tutte e tre.Il personaggio lynchiano di Laura Palmer, a cui abbiamo dedicato questo articolo, condivide con Edie Sedgwick la giovinezza, l’aspetto candido, le fossette nelle guance, il cammino lungo una spirale discendente di sesso e droga, la famiglia perfetta che nasconde abusi incestuosi, la morte prematura e la costante presenza del fuoco.Il videoclip della canzone Ride di Lana del Rey mostra una ragazza con qualcosa di vagamente troppo sofisticato che gira con una banda di motociclisti, proprio come Edie negli ultimi periodi della sua vita.Siamo pronti a scommettere che in ogni corso di laurea di ogni Accademia di Belle Arti del mondo si possa trovare una coppia clone Edie + Andy, con splendore e crudeltà assicurati.
I Cult hanno dedicato ad Edie Sedgwick una canzone, come anche il rapper G-Eazy. Bob Dylan per Edie ha scritto l’immortale Like a Rolling Stone e Just Like A Woman, citata anche da Franco Battiato nelle sue litanie lisergiche in Cuccuruccucu.
Ad Edie Sedgwick hanno dedicato il film Factory Girl, accuratissimo nella citazione delle fotografie e delle fonti iconografiche e psicologicamente ben costruito, soprattutto per quello che riguarda la figura di Warhol. Caso forse unico nella storia, nessuna attrice di Hollywood scelta per interpretare il ruolo di Edie riesce a superarla in bellezza. Non ci riesce Sienna Miller, né Jennifer Rubin nel cameo in The Doors di Oliver Stone. Non ci sarebbe sicuramente riuscita Linda Fiorentino nel mai prodotto The War At Home, e nemmeno Molly Ringwald, a cui aveva pensato Warren Beatty nel momento in cui ha acquistato i diritti sulla storia di Edie Sedgwick. Ci sarebbe riuscita forse Natalie Portman, ma Mike Nichols alla fine ha accantonato il progetto del biopic su Edie, preferendo girare Closer.Estrema e pura, Edie può essere definita in molti modi: un’insopportabile ragazzina ricca e capricciosa, una viziosa, una viziata, una stupida drogata senza arte né parte, un caso clinico. Ci sono articoli in rete che insinuano che Edie Sedgwick fosse addirittura ritardata. Eppure, se Edie è un’icona della nostra iconosfera, c’è qualcosa di importante in lei, nella parabola della sua vita, un mistero su cui interrogarsi, delle domande che sono rimaste in sospeso. A esempio, che cosa abbiamo scelto di adorare, noi, come individui e come società? Che cosa adoriamo collettivamente? Adoriamo sicuramente l’autodistruzione, la disintegrazione, il farsi e il venir fatti a pezzi, atto estremo e mitico con una storia culturale antica, risalente allo sparagmòs religioso delle feste dionisiache, che passa attraverso gli strazi dei martiri cristiani e di molti divi del culto del piacere contemporaneo. L’idolo non è vero idolo se non si incendia. Adoriamo il dio Mammona e la natura ingannevole dell’oro, per cui ci piace constatare come la ricchezza non sia motivo sufficiente per salvarsi dall’inferno e per essere felici. Adoriamo la malattia, che cerchiamo di esorcizzare contemplandola negli altri, perché quello che separa tutti noi dalla pazzia è solo un piccolissimo, impercettibile passo. Infine, adoriamo la bellezza, perché la bellezza è l’essenza dolorosa della vita, e la vita dura un attimo, poi non c’è più. Al di là dello stile, delle feste, di Andy Warhol, Edie Sedgwick ha riunito questi attributi radicali dell’essere, ed è per questo che, mentre l’idolo continua a bruciare, noi lo adoriamo.
Bibliografia
Jean Stein, George Plimpton. Edie. Una biografia americana. Sperling & Kupfer Editori, 1983.
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