In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore,
produce molto frutto.
Gesù
«È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l’opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l’indirizzo ariano-nordico. »
La difesa della razza, direttore Telesio Interlandi, numero 1, 5 agosto 1938
La morte è un destino migliore e più mite della tirannia.
Eschilo
«Senza consederazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il proprio popolo e la sua forza. Senza considerazione per le tradizioni e i pregiudizi, il nostro popolo deve trovare il coraggio di unire il proprio popolo e la sua forza per avanzare lungo la strada che porterà il nostro popolo dall’attuale ristretto spazio vitale verso il possesso di nuove terre e orizzonti, e così lo porterà a liberarsi dal pericolo di scomparire dal mondo o di servire gli altri come una nazione schiava »
Adolf Hitler, Mein Kampf
«Al di là dei limiti imposti dalle leggi, dai costumi e dalle opinioni borghesi, forse necessari, oggi per le donne e le ragazze di puro sangue tedesco diventerà una nobile missione il chiedere ai soldati in partenza per il fronte, siano esse sposate o no, di renderle madri, poiché i soldati potrebbero non tornare a rivedere il cielo del [loro] paese.»
Heinrich Himmler
Siamo state marchiate alla mano sinistra e al capo…ci dissero “voi metterete al mondo due o tre tedeschi di razza, poi sparirete”…Ci facevano anche continuamente delle iniezioni…penso…che fossero di ormoni per farci raggiungere celermente la pubertà. Di tanto in tanto le SS…ci facevano passare un nuovo esame razziale sempre più severo. Le bambine che venivano scartate non le rivedevano più.
Anonima polacca rapita per il progetto Lebensborn
Anche se non hanno voce, i morti vivono. Non esiste la morte di un individuo. La morte è una cosa universale. Anche dopo morti dobbiamo sempre rimanere desti, dobbiamo giorno per giorno prendere le nostre decisioni.
Shohei Ooka
La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull’albero della vita.
Albert Einstein
Lebensraum, spazio vitale. Il termine viene coniato da Friedrich Ratzel, a fine Ottocento, nell’ambito della geografia antropica. Periodo ambiguo, il Diciannovesimo Secolo. Sdoganato come fase di affermazione della scienza sull’oscurantismo religioso. In realtà culla di tutte quelle ideologie razziste e sessiste che fra gli anni Venti e gli anni Quaranta sfileranno a passo dell’oca in una devastante marcia trionfale, attraverso tutto il mondo. Gli scienziati ottocenteschi interpretano la natura e i suoi meccanismi spesso grazie al mecenatismo dei grandi industriali. Fanno ricerca, per conciliare il sonno tranquillo dei loro mecenati, e sostengono che la prevaricazione del più forte sul più debole sia una legge di natura. Lo spazio vitale è un concetto dell’etologia, sulla creazione del proprio habitat con le unghie e coi denti. Quest’idea passa dalla biogeografia alla geopolitica, viene estremizzata e diventa Lebensraum, quello che il Reich nazista deve crearsi a scapito delle nazioni confinanti. Il concetto di razza è il nucleo portante dell’ideologia del Terzo Reich. Il nazismo è stato definito come un grande esperimento di zootecnia, per selezionare una razza in base a determinati criteri di eugenetica. Secondo Hitler, le razze deboli non avevano diritto di esistere, mentre quelle forti avevano bisogno di uno spazio vitale.
Per rendere i tedeschi una Herrenvolk (razza dominante) che sapesse crearsi il proprio Lebensraum (spazio vitale), il Fuhrer ricorse a due sistemi. Da una parte l’Aktion T4, ovvero la soppressione dei disabili e dei malati mentali, che furono i primi a finire nei forni crematori. E poi Lebensborn, sorgente vitale, la prima joy division. Un’istituzione dove giovani tedesche rispondenti a determinate caratteristiche fenotipiche dovevano accoppiarsi con soldati di razza ariana, dotati di pedigree puro fino dall’anno 1650, per dare alla luce dei figli che sarebbero stati allevati senza genitori, in istituti nazisti. Nella Lebensborn confluiranno anche rapimenti di massa di bambini “ariani” delle zone occupate.
Underdog Studio mostra come ogni spazio vitale sia effimero, e come ogni ciclo si chiuda con la morte. Il collettivo porta a termine il progetto Lebensraum, iniziato ai Magazzini Criminali in chiave politica, e rivisistato per il Festival della Filosofia nella sua più profonda accezione biologica. I corpi umani cambiano di stato e di status, ponendo le basi della catena alimentare di cui si sentono al vertice. Non c’è potere che tenga, tutte le scale gerarchiche vengono scompaginate.
Vegetale è considerato il contrario di animale, eppure le trachee e i condotti venosi sembrano reticoli di rizomi, incuneati nell’albero del corpo.
Animale è considerato contrario di umano, ma nel rito di passaggio emergono i limiti dell’umano e la necessità di qualcos’altro che lo integri.
Genti uscite dalla palude, enormi animali guida che vegliano bambini addormentati.
Per il Festival della Filosofia, Underdog Studio realizza installazioni di materiali eterogenei, fitte, competitive, fitomorfe, affollate sulle pareti. In sviluppo verticale, come un rampicante.
Andrea Palamà, Luigi Massari, Patrizia Emma Scialpi, Emanuele Puzziello. Un artista per ogni parete, e ogni parete che compete con le altre, creando sbarramenti sui confini delle pareti e vuoto nel mezzo.
Underdog Studio lavora sul concetto di metamorfosi. Ombre umane con teste animali ed ali, a due a due, per accoppiamento o per filiazione. Come dimostrazione delle meccaniche di non estinzione del ciclo.
Testo critico scritto per la mostra LEBENSRAUM, in occasione di Festival Della Filosofia 2011, 16 settembre, presso Underdogstudio, Modena.