L’Undici Settembre. Bin Laden. Bush. I pantaloni a vita bassa. Rihanna. Gli emo. La parola “escort”. Noemi. La parola “papy”. Berlusconi. Il PDL. La frangia pesante. I capelli lisci. Gli occhiali da vista con montatura nera in stile Ray Ban, da nerd chic. Il pantalone col risvolto. La ciuffa da gay. La French, i decori dipinti e gli orecchini sulle unghie. Lo smalto semi-permanente. Le extension. La CRISI. I leggings. Le Ugg. Il plateau. I Tokyo Hotel. Facebook, My Space e i social network. L’iPhone. L’iPod. Il Mac. Steve Jobs. La morte di Steve Jobs. Obama. La morte di Michael Jackson. Il declino lento e inesorabile di Madonna. I disastri ambientali. Lady Gaga. Amy Winehouse. La morte di Amy Winehouse. Il look newyorkese. La Freitag. Il revival dei baffi. Il pelo sul petto. La T-shirt scollata col pelo di fuori. Zara ed H&M. Tezenis. Intimissimi. X-factor. Amici. Grande Fratello ed Isola dei Famosi. Harry Potter. Il boom della cucina vegetariana, macrobiotica, diete alternative e Natura Sì. L’aperitivo e lo Spritz. La musica digitale e l’Mp3. Il boom di Internet. Il precariato. Il lavoro interinale. I lavori creativi. La gente che pretende che tu lavori gratis per loro. Dire “fa curriculum”. Le piume in testa. Richmond. Margiela. Il/la fashion victim. La parola “fashion”. I locali che si chiamano “fashion”. Gisele Bundchen. Calzedonia. Il look Mihele. Le Havanias. Yamamay. Le bancarelle cinesi, i cinesi e la Cina. Il burqa. La guerra in Afghanistan. La guerra in Iraq. Gli zaini Eastpack. I filmati di esecuzioni atroci fatti con la telecamera a mano. Il matrimonio del Principe William. Paris Hilton. I reality-show. Il tabacco da rollare. La cocaina di massa. Hello Kitty. L’assenzio. Gli shortini. Il kebab. Il ristorante giapponese. Il sushi. Il wasabi. Il rullo. Poutzo (che era il nostro bellissimo husky). La Punto, la Smart e la 500 nuova. La cresta di massa. Le méches. Le scarpe da pugile. Il burlesque. Il Decadence. I vampiri. CSI, NCIS, Cold Case, Criminal Minds, Criminal Intent, Medium. Emily the Strange. Il merchandising di Nightmare Before Christmas. Twilight. Berlino. Le Vans. La ciuffa piastrata. Il taccuino Moleskine. La macchina fotografica digitale. Skype. L’e-mail. Il capello nature. La topa rasata. YouPorn. YouTube. Gli I like. La chat. La Kabbalah. Il pilates. Lo STOP AL NUCLEARE. Ratzinger. Vladimir Luxuria. Il seitan. La bandiera della pace. Il revival dei Barbapapà e dei Puffi. La fantasia a teschi. Il teschio. Damien Hirst. Vanessa Beecroft. Cattelan. Rick Owens. I Pirati dei Caraibi. Il cappello. Johnny Depp. Angelina Jolie. Natalie Portman. Chuck Palahniuk. Gli Swarowski. Pete Doherty. Il post-rock. L’indie. La minimal tek. L’house. L’electro. Shakira. David Beckham. Robert Pattinson. Chloe Sevigny. Gli euro. Lush. L’Ikea. La 7. Il digitale. Sky. I televisori a LCD. Lapo Elkann, Patrizia e il boom dei trans. Fabrizio Corona, Nina Moric, Belen e Lele Mora. I Modà. Caparezza. I Negroamaro. Fabio Volo. Arisa. Victoria Cabello. Victor Victoria. Il ballo di Paride. Vinicio Capossela. I Franz Ferdinard. Gli Yeah Yeah Yes. Simona Ventura. Daria Bignardi. Le Invasioni Barbariche. Slavoj Zizek. I Gogol Bordello. I tatuaggi tradizionali. Wikipedia. Le bici elettriche. Le raccolte firme on line. La Decathlon. The Ring. Il Signore degli Anelli. Gollum. Avatar. Il 3D. I multisala. Il dvd. Il minimal. La chiavetta usb. Il cavo usb. Perdere il cavo usb. Il tronchetto. Lo stivale con le frange. Le borchie. Il vintage. Il mobile bianco tinto alla cazzo di cane. La raccolta differenziata. Il Gothic. Le spille tonde con sopra immagini fighine. I gadget di Marilyn, Audrey Hepburn e Andy Warhol. Il jeans aderente. John Galliano. Angel and Devil. Dsquared. Le scarpe di Dirk Bikkembergs. I borselli da uomo. Sharm El-Sheik. Il cobretto. Gli Happy Three Friends. La laurea triennale. I Sigur Ros. I White Stripes. I Gossip. Beyonceè e Jay-Z. Adrien Brody. Nichi Vendola. Geppi Cucciari. J.K. Rowling. Le calamite da frigo. Il 2012. Mykonos. La scarpa ginnica invecchiata. I vestiti decostruiti. I colori blu, grigio chiaro, beige. Il nero. I ragazzini col culo di fuori e la mutanda colorata. Il piercing assimetrico a lato della bocca. I radical chic. Il marketing. I tronisti. Uomini e donne. Il viaggio velina. I talent-show. Il caffè marocchino. Il caffè americano. Il caffè col ginseng. I Ferrero Roche Noir. Scientology. George Clooney. Le macchinette per il caffè in cialda. Gli elettrodomestici che si spaccano subito. Le multinazionali di telefonia ed allacci internet che si fottono i soldi degli utenti con pubblicità e contratti ingannevoli. Il call center. Dr. House. I Darkness. Trilly. Il BDSM (che comprende al suo interno il Bondage). I corsetti. Il fantasmino. Il botulino. Il filler. L’acido jaluronico. L’aloe vera. Marco Travaglio. La Lega. Il Trota. Filippo Timi. Giovanna Mezzogiorno. Alba Rohrwacher. Ambra in versione intellettuale. La Clerici. La Prova del Cuoco e tutti i programmi di cucina. Il ritorno della Panicucci. Le serate trash con Donatella Rettore e le ottantate. La tessera ARCI. La morte di Pavarotti. Marco Carta. I locali e i bar con le pareti lilla. David Guetta. Bob Sinclar. Lindsday Loan. Katy Perry. Vallettopoli. Calciopoli. L’Italia che vince i mondiali. Cannavaro. I calciatori tatuati. La strage di Erba. Il delitto di Cogne. Amanda Knox. Sarah Scazzi. Alberto Stasi. Il razzismo in Italia. Il terremoto dell’Aquila. Le vacanze a Gallipoli. I locali gay e i gay. Il politically correct. La psicosi dei rom. Il boom della badante. Il profumo 2 di Comme des Garcons. La lap-dance. I profumi ambientali con i bastoncini. Gli stilisti giapponesi. Guru. Il damascato. Le cornici barocche. Le lampade di sale. Il design di massa. La borsa di Balenciaga e di Premiere Class. Francesco Totti. Miyazaki. La 3. Aldo Giovanni e Giacomo. Zelig. Colorado. Lo Zoo di 105. Mara Maionchi. Morgan. Valentino Rossi. La moto GP. Il Gratta e Vinci. Il Superenalotto. Il Videopoker e le macchinette. Le ricevitorie. Spizzico. Verissimo. Il concetto di gossip. Lo Juta a Modena. Avere il blog. Tiziano Ferro. Fare outing. Le manette di peluche. Il bullismo. Kill Bill e le Onitzuka Tiger. Pink. I designer toys. Antony and the Johnson. Le suonerie polifoniche. Mishka e gli animali parlanti su YouTube. Le pin up. Il viaggio di destra. La cocaina basata e le bottiglie. Il Bacardi Breezer. Il bio. Roberto Saviano. Le creme per il corpo e bagnoschiuma al cioccolato, yogurth e ciliegia. La Voglia Matta. Il the verde. Le baracchine per gli snack in stazione. Le Ugly Dolls. Megan Fox. Le Bratz. Il tofu e la soia. Le statuine con le elfe sexy. I giocattoli per bambini intelligenti tipo La Città del Sole. I pannelli solari. Le case a risparmio energetico. La bat box. Gli orsi. Le butch e le vanilla. L-World. Sex and the City. Il Codice Da Vinci. Il diavolo veste Prada. I cartoni animati per bambini idioti. La WII. I Coldplay. Le lampadine a risparmio. I LED. Le tribune politiche con tutti che urlano e nessuno che dice niente. La strategia del rumore. Il tg con la strategia del panino. La patente a punti. Il limite dell’alcol che un anno a 0,5 non sei ubriaco e l’anno dopo sì. La TAV. Le rotonde. Il G8 di Genova. La scuola Diaz. I Black Blok. L’Internazionale. Le Hogan. Le New Balance. Gli ossi di plastica con le buste marroni per raccogliere la cacca dei cani. Il senso di impotenza. Mr Wiggles.
_ Scritto con la collaborazione indispensabile di Omar Nardi