Con la sua nuova mostra, Angelo Davoli prosegue il suo iter iniziato con il medium fotografico, impiegando oli su supporti che spaziano dalla tela di lino alle lastre di acciaio. I soggetti sono sempre elementi architettonici di conglomerati industriali.
Se le fotografie del passato caricavano fortemente chiaroscuri e tinte cromatiche, con l’impiego di blu oceanici e terre di Siena caldissime, nel passaggio all’olio la tavolozza di Davoli si stempera in una gamma di azzurri, bianchi e grigi che ricordano i maestri della prima maniera, Piero della Francesca innanzitutto. Nei quadri del maestro rinascimentale vi è la stessa impressione di assenza d’aria, di sospensione ed immobilità. Davoli propone Questo è il mio mondo, un’installazione con otto tele di piccolo formato, in cui vediamo particolari di fabbriche, raffinerie, cementifici. Le linee morbide delle tubazioni si contrappongono alle rette parallele degli edifici e delle impalcature, ai loro angoli squadrati e taglienti.
La luce metafisica e la derivante atmosfera di stasi gioca con la scelta delle inquadrature, in cui vediamo le unità figurative raccogliersi negli angoli in basso del quadro, dando una sensazione di movimento, di visione di sfuggita. Nelle dimensioni maggiori delle Strutture, Davoli tratta le superfici con grande nitidezza, mostrando particolari come le scie granulose delle macchie di ruggine, e allo stesso tempo studia attentamente le contrapposizioni volumetriche di cilindri e parallelepipedi. In Wonderful life propone due moduli ariosi fatti di cielo e nuvole, ed altri due in cui associa silos di materiali infiammabili ad un idrante di sicurezza nero e snodato.
Abbiamo poi altre opere di natura più visionaria, in cui gli elementi industriali vengono proposti in dimensioni gigantesche, decontestualizzati ed inseriti all’interno di foreste di alberi.
In Space Shuttle, sempre all’interno di un bosco grande e scuro, circondata da aeroplani dalla fusoliera stellata e da un cielo cangiante, vediamo la rampa di lancio di un missile spaziale. Al posto della navicella c’è una Lambretta bianca degli anni Cinquanta.
Pubblicato il 19 settembre 2008 su L’Informazione Download pdf