La vittima rituale non deve essere colpevole, altrimenti si innesca il circolo delle rappresaglie.
Renè Girard, La violenza e il sacro
Se volete recuperare la prima parte di quest’articolo, che contiene le premesse metodologiche e la storia dell’iconografia delle streghe dall’antichità al XVI secolo, andate qui
DICIASSETTESIMO SECOLO
I primi anni del Seicento costituiscono il cuore più nero della caccia alle streghe, il periodo più intenso, quello delle grandi cacce a catena dove gli inquisiti possono essere più un migliaio e si può arrivare ad un centinaio di esecuzioni per ogni processo. L’ideologia del complotto satanista elaborata dalle élite ha ormai attecchito fra la gente comune, quindi ci sono denunce a catena, spesso basate su fantasie di giovanissimi che ne sentono parlare gli adulti. È una grande psicosi collettiva e migliaia di persone finiscono nelle camere dei supplizi e sul rogo. Per estorcere le confessioni e le delazioni si usano sistemi che persuaderebbero chiunque a dire qualunque cosa: stiramento, disarticolazione, stritolamento o amputazione degli arti, amputazione di dita, nasi, orecchie, escissione di capezzoli con cauterizzazione mediante piombo fuso, scorticazione, ustioni. La persona inquisita può venir costretta ad ingoiare grandi quantitativi d’acqua, talvolta mista a calce versata nelle narici. Altri metodi consistono nello strappare le unghie, impiegare scudisciate, tormenti diretti ai genitali, sedie arroventate. Molte vittime muoiono in seguito alle sevizie, prima di poter essere condannate. Chi miracolosamente sopravvive al processo, non può far parola di quello che ha subito, e deve anzi lodare la clemenza degli inquisitori, attribuendo le proprie eventuali invalidità all’operato del demonio.
Nel 1602 esce Discours de Sorciers di Henry Boguet, che avrà otto ristampe, e che mette immediatamente in moto una caccia nella Franca Contea.
Nel 1604 Jacques De Gheyn II realizza un’opera in cui si vede una scena incorniciata dall’arco a volta di un sotterraneo. Tre streghe, intente nelle loro attività necromantiche, si danno da fare intorno ad un cadavere maschile eviscerato. Ogni spettatore del XVII secolo deve sentirsi una vittima potenziale delle loro profanazioni, in un’epoca in cui anche l’utilizzo di cadaveri per scopi scientifici è severamente monitorato e sottoposto a tabù, per non compromettere la sopravvivenza dell’anima dopo la morte.
Ci sono pipistrelli che svolazzano, erbe velenose appese a seccare, funghi che crescono negli interstizi, topi e gatti con espressioni malvagie che banchettano con i resti umani. Lo scheletro di un cavallo morto si affaccia a guardare la scena, animato da poteri tenebrosi che lo muovono come una marionetta, e specularmente si vede l’ombra di una delle tre streghe proiettarsi deformata ed enorme sul muro. Altri particolari interessanti sono un teschio di donna con ancora le lunghe chiome attaccate, un rospo crocifisso a terra con chiodi (secoli prima di Martin Kippenberger) e la mano della gloria, ovvero la mano di un impiccato, che si diceva conferisse il potere di paralizzare tutti quelli a cui veniva mostrata. Il calderone contiene sicuramente i resti dell’uomo ucciso, e la loro destinazione è ignota. Unguento pernicioso o pasto cannibalistico? Anche in quest’opera le streghe, che nella realtà erano perlopiù donne analfabete, sono intente nella consultazione di libri. Jacques De Gheyn avrà un’ampia influenza sugli artisti successivi, anche sul maestro dell’occulto Salvator Rosa, che produrrà opere di grande impatto per il loro gusto gotico e per i loro particolari horror. L’oscuro Diciassettesimo Secolo continua la trattatistica della caccia alle streghe con il Compendium Maleficarum di Francesco Maria Guazzo, nel 1608, in cui sono presenti interessanti illustrazioni che rappresentano le varie fasi del sabba: la profanazione del crocifisso, le cruente attività culinarie con l’impiego di resti infantili, il battesimo nero officiato dal diavolo stesso e l’osculum osceno, il bacio al deretano del diavolo che suggella il patto.
Nel 1610 Andries Jacobsz Stock riprende in un’incisione un’opera di Jacques de Gheyn che raffigura la preparazione del sabba, in cui c’è il solito apparato di nudità, ossa umane, libri proibiti, bestie che trasportano fantolini grassi da sacrificare, streghe in estasi erotica fra le nuvole, gatti malefici che divorano serpenti. Il tutto viene ambientato sotto una montagna che esplode, in un’eruzione che simboleggia il propagarsi incontrollabile delle forze del male.
Il re di Spagna fra il 1609 e il 1611 manda lettere ai vescovi per disporre che i parroci insistano sulla stregoneria nei loro sermoni, per fomentare la paura popolare, ottenendo l’apertura di una caccia nei Paesi Baschi che provoca una vera “epidemia di sogni”, con centinaia di persone che dichiarano di aver partecipato al sabba.
Nel 1611 viene tradotto in francese Disquisitionum Magicarum Libri Sex, una sorta di enciclopedia della magia scritta dal gesuita di Anversa Martin Delrio, che, con le sue venti ristampe, diventa il manuale per gli inquisitori più usato del Seicento. Insegna ogni argomento utile, dalla teoria della magia alla tortura pratica.Fra il 1611 e il 1618 c’è la caccia alle streghe di Ellwangen, in cui vengono giustiziate più di quattrocento persone.
Il giudice francese Pierre de Lancre nel 1613 dà alle stampe Tableau de l’inconstance des mauvais anges et démons, che è esposto alla mostra Whitches and Wicked Bodies al British Museum. Questo trattato è in assoluto il testo più incentrato sul discorso della sessualità ai sabba. Pierre de Lancre spiega come in questi raduni si incoraggi l’incesto fra madri e figli per procreare bambini consacrati al demonio, come ci si dedichi alla sodomia e alla bestialità, e come i demoni scelgano per la copula delle donne preferibilmente sposate, in modo che l’adulterio si vada ad aggiungere agli altri peccati. De Lancre sostiene che il diavolo si diletta “con le streghe belle prendendole da davanti e con le brutte prendendole da dietro”.
Fra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento le rappresentazioni grafiche delle streghe si fanno spesso intensamente affollate, per simboleggiare la crescita del panico sociale nei confronti della montante orda di femmine diaboliche che si adoperano per il rovesciamento dell’ordine costituito. Esemplari in questo senso le opere di Jan Ziarnko e Michael Herr che nel 1613 vanno ad illustrare il trattato di Pierre de Lancre: donne nude che danzano assieme ai demoni intorno ad un albero, banchetti cannibalici, sesso diabolico, consultazione di libri di magia nera, il tutto in composizioni gremite di figure dedite ad ogni possibile declinazione della prassi stregonesca. In particolare il volo, che non manca mai. Il volo fa parte del dogma dell’esistenza del sabba, è una sorta di suo corollario logico. Se non ci fossero mezzi di locomozione soprannaturale, non sarebbe possibile l’esistenza di raduni della cospirazione satanica con più di centomila partecipanti, che si svolgono magari a grande distanza da dove hanno invece luogo i processi e da dove risiedono gli accusati. Se prima le streghe venivano rappresentate in volo a cavallo di animali o demoni, dal Diciassettesimo secolo in poi iniziano a cavalcare le scope.
Jan Van de Velde II realizza nel 1626 una superba incisione in cui si vede una strega col seno procace e scoperto, avvolta in un peplo, mentre un turbine alza i suoi capelli trasformandoli in una colonna obliqua. Intorno vari strumenti di perversione morale, dadi, pipe di tabacco, carte, capri, libri, giare, teschi. Sono gli anni in cui ancora infuria la guerra al tabacco, che si ritiene opera del diavolo, perché solo il diavolo possiede la facoltà di soffiare fumo dalle narici e dalla bocca. Giacomo I nel 1604 aveva scritto un pamphlet a proposito, ma c’erano sovrani che non esitavano a punire i fumatori con il taglio delle mani.
Nel 1629 c’è la terribile caccia a catena di Würzburg in cui, a furia di estorcere i nomi dei presunti complici sotto tortura, vengono implicati il messo del vescovo ed il vescovo stesso.
Nel 1634 c’è la famosa vicenda di isteria collettiva nel convento delle orsoline di Loudun, che trova il suo epilogo con il rogo del sacerdote Urban Grandier. Questo caso giudiziario viene ricostruito, con tutte le sue implicazioni psichiatriche, sessuali e sociali, da Aldous Huxley ne I diavoli di Loudun, a cui Ken Russell si ispira per il suo film.
Nel 1645 c’è una grossa operazione giudiziaria nell’Essex, influenzata dall’idea di un’Apocalisse imminente.
Salvator Rosa realizza svariate opere di tematica stregonesca e sabbatica. Nella tela del 1646, Streghe e Incantesimi è rappresentato un folto gruppo di personaggi che si staglia su un cielo in cui la notte sta virando verso l’alba, nel quale possiamo individuare uno scheletro di dinosauro in stile De Gheyn, con un lungo becco appuntito, ed altri grossi mostri ibridi che fungono da cavalcatura per una megera che trasporta un bambino in fasce. Il fulcro compositivo dell’opera, nonché il suo elemento più disturbante, è l’albero con l’impiccato. Questo cadavere ha il collo troppo lungo, che va a formare un angolo di novanta gradi, e i suoi lineamenti hanno già iniziato a gonfiarsi. Alla sua destra c’è un cavaliere in armi reclinato in avanti, con il volto completamente coperto dalla lunga capigliatura. In primo piano vediamo tre streghe nude: la vecchia con i capelli bianchi tiene un mortaio in mezzo alle gambe e sta preparando una pozione, utilizzando un osso come pestello o per mescere gli ingredienti, mentre le altre due fanno una fattura utilizzando un fantoccio da vudù (o, più probabilmente, da defixio) ed uno specchio, tradizionale strumento per imprigionare i demoni. Un gobbo calvo ed una vecchia stanno riesumando un morto da una bara aperta, al fianco della quale si erge una figura spettrale, ricoperta da un lenzuolo, con ghirlande in testa e al collo, e un candelabro in mano.
Fra il 1645 e il 1646 c’è un’operazione su larga scala in Inghilterra, e fra il 1661 e il 1662 ciò avviene in Scozia.
Nel 1670 Gabriel Ehinger raffigura uno degli episodi più antichi della mitologia stregonesca, l’incontro biblico fra il Re Saul e la strega di Endor. Una vecchia scheletrica con seni penduli e il volto androgino evoca per conto del re lo spirito di Samuele, per profetizzare sulla battaglia contro i filistei, e il re di Israele si prostra ai suoi piedi. Intorno si vedono vari animali immondi, serpenti, rospi, gufi, figure spettrali di ghoul attirati dal magnetismo necromantico, un cerchio magico con iscrizioni esoteriche ed un cranio umano. Lo stesso soggetto viene rappresentato da Andrew Lawrence nel secolo successivo. Sulla sinistra campeggia l’ombra di Samuele avvolta nel sudario bianco, mentre sulla destra c’è il fulcro dinamico della scena, il re Saul prostrato, e una spirale ascendente formata dal peplo della vecchia, il demone cavallo, e una serie di scheletri a fauci spalancate e uccelli strigiformi. Il modello originale, l’enorme opera di Salvator Rosa, fu realizzata nel 1668 e si trova ora al Louvre.
Nel 1675 viene scatenata una caccia alle streghe in Finlandia, che miete più di cento vittime. Nel 1692 ha luogo la celebre caccia di Salem, dove vengono incriminate più di centosessanta persone, compreso un ex giudice di processi in stregoneria.
DICIOTTESIMO SECOLO
Nel secolo dei Lumi c’è un generale declino dei processi nelle nazioni delle grandi cacce, iniziato già negli ultimi quarant’anni del Seicento. Avviene però una recrudescenza del fenomeno in regioni periferiche come la Polonia, soprattutto nei primi due decenni del secolo, e poi in Ungheria, Transilvania e New England.
Inoltre si continuano ad intentare dei processi per magia a chi compie scongiuri, usa amuleti, asperge la casa di acqua benedetta senza la mediazione di un prete, oppure si fa il segno della croce per proteggersi dal Diavolo. Ma la stregoneria in sé va contro a un processo di depenalizzazione. Sostanzialmente ciò avviene perché da una parte i governanti si rendono conto che il panico sociale sta diventando incontrollabile e che da strumento repressivo si sta rivelando portatore di instabilità sociale. Dall’altra parte, gli operatori culturali stanno elaborando una visione del mondo meccanicistica e razionale che lascerà poco spazio alla superstizione, una visione destinata a sostituire la religione come paradigma conoscitivo egemone della contemporaneità.
La stregoneria continua comunque ad avere una buona fortuna figurativa
All’inizio del Settecento Claude Gillot costruisce degli inquietanti innesti fra l’orrore del sabba e il gusto rococò delle feste galanti, in opera strutturate e teatrali, in cui insiste sulla deformità freak dei suoi partecipanti, sull’anisotropia delle loro membra esageratamente lunghe, e sulla presenza ideologica di bambini, che attizzano il fuoco per poter affumicare dei cadaveri. Già nel Malleus Maleficarum Sprenger e Kramer avvertono che, quando si processa una strega, bisogna tenere conto che anche la sua progenie è il più delle volte “infetta”. Ricordiamo inoltre che nei processi di Würzburg del secolo precedente centinaia di bambini fra i tre e gli otto anni vengono accusati di aver avuto rapporti sessuali con il diavolo e, dopo i supplizi, diciassette di loro finiscono sul rogo.
Nella prima metà del Settecento, il bolognese Vittorio Maria Bigari mostra una cruenta scena di sacrificio umano con persone che vengono arrostite, utilizzando una macchina girarrosto che sembra un ingranaggio da mulino, con due streghe nude che la mettono all’opera. In primo piano si vede il libro di incantesimi e sullo sfondo una spettrale adunata di figure incappucciate à la Eyes Wide Shut. Nella realtà sono le istituzioni giudiziarie a gettare le loro vittime nei roghi, e per farlo attribuiscono ad esse la medesima colpa. La macchina messa in moto dalle streghe ricorda gli ingranaggi usati per issare in alto chi subiva la tortura della corda.Fra il XVIII e il XIX secolo la tortura viene abolita in Scozia (1709), in Prussia (1754), in Sassonia (1770), in Austria (1776), in Svezia (1782), In Francia (1788) e in Baviera (1803), ma questo avvenne spesso dopo la depenalizzazione del reato di stregoneria piuttosto che dopo la fine dei processi.
Nella seconda metà del XVIII secolo Luis Paret Y Alcàzar rappresenta le solite vecchie muscolari e cadenti, mentre trascinano uno scheletro dentro ad un cerchio magico, con un utilizzo degli acquarelli veloce, che abbozza i loro lineamenti per renderli più spaventosi.
Nel 1782 avviene l’ultima esecuzione legale di una strega, nel cantone svizzero di Glarus.
Del 1786 è un’incisione di Richard Earlom a lungo attribuita a Joshua Reynolds, in cui si vede la strega Mad Meg, così avida e pazza da andare a rubare perfino all’inferno, che brandisce una spada e scappa da una fonte di luce. In controluce si vede Cerbero con un muso un po’ cucciolo, mentre impenna sulle zampe posteriori, e tutto intorno una gran ridda di diavoletti chimerici con gli occhi brillanti. In quest’opera assistiamo ad uno spostamento quasi favolistico della materia, che anticipa da una parte alcuni esiti del Surrealismo Pop, e dall’altra il trasloco della stregoneria nella sfera mitico-narrativa che avverrà nel secolo successivo.
Verso la fine del Settecento nei circoli intellettuali credere nell’esistenza della stregoneria non è più in, ma nel 1792 in Polonia avviene un’esecuzione nell’ambito di un processo, probabilmente illegale.
A questo punto la strega si impadronisce dell’immaginario, tramite letteratura ed arte.
DAL DICIANNOVESIMO SECOLO AI GIORNI NOSTRI
Nell’Ottocento tutto ciò che ha a che fare con l’oscurità e il demoniaco conosce una nuova fortuna, tramite una rassicurante trasposizione, più o meno definitiva, nella dimensione simbolica. Shakespeare viene venerato, e con lui le streghe di Macbeth. Le tre oscure sorelle costituiscono il vero motore dell’azione drammatica, suggerendo al protagonista il suo regicidio tramite una profezia che si auto-avvera. Le weird sisters vengono descritte come ministre delle tenebre, con abbigliamenti selvaggi, mentre cucinano brodi di carne di rospo, ramarro, allocco e lingua di cane. Dichiarano di fare “un lavoro che non ha nome”, e il loro boss è Ecate in persona. Heinrich Füssli è un maestro della raffigurazione perturbante, e si cimenta spesso con le tre streghe shakespeariane. Suoi sono i tre celebri profili serrati ed adunchi che formano una fila prospettica, alla fine della quale c’è una falena testa di morto. Alla mostra Witches & Wicked Bodies al British Museum è in esposizione la copia di John Raphael Smith datata al 1805.
Di Füssli abbiamo invece una rappresentazione di Medea, in cui l’incantatrice infanticida appare trionfante, bellissima e bianca.
Fra il Settecento e l’Ottocento vediamo all’opera sul soggetto stregonesco alcuni dei maggiori maestri proto-contemporanei, come appunto Füssli, Goya, Blake, i quali, pur producendo la maggior parte delle loro opere nell’ultima parte del Diciottesimo secolo, anticipano di fatto la sensibilità imperante nel secolo successivo.
William Blake preferisce sperimentare con la rappresentazione del demoniaco, raffigurando Lucifero e gli angeli ribelli, il grande drago rosso e la bestia venuta dal mare, dotandoli di corpi dinamici, massicci, essenziali, muscolosi e alati, ma produce anche una scultorea rappresentazione di Ecate trina, situata nell’intersezione delle linee compositive come si conviene alla dea dei crocicchi.
Per la sua facoltà di mischiare cliché figurativi, critica sociale e suggestioni infernali di natura psichica, Goya è forse il più grande maestro di sempre della rappresentazione delle streghe. Inizia a ritrarle nei Caprichos, una serie di ottanta acqueforti in cui mette alla berlina la superstizione, la stupidità, l’irrazionalità umana in un modo tale che rischia di finire nelle grinfie dell’Inquisizione, e solo l’intervento formale del re Carlo IV riesce a salvarlo. Le brujas di Goya sono viste attraverso la prospettiva deformante del sonno della ragione che genera mostri, come delle vecchie grottesche, senza sesso, che ricordano i volti dell’orribile umanità che si prende gioco di Cristo nei dipinti di Hieronymous Bosch.
Facce rugose, occhi storti, espressioni stolide, nasi camusi, sdentate, prognatiche, queste donne più che le terribili emissarie del demonio sembrano delle povere internate in un manicomio. In effetti, nel corso del Diciottesimo Secolo, anche Voltaire si era pronunciato contro la pratica di “mandare al rogo degli imbecilli”, evidenziando quanto spesso si perseguitasse per stregoneria dei derelitti affetti da turbe psichiche.
Goya realizza anche grandi dipinti ad olio per la sua committenza aristocratica in cerca di brividi, in maniera meno caricaturale, più maestosa, orrida, con feti appesi in fila su un bastone e capri con pupille di brace ritti sulle zampe posteriori. Sono gli stessi soggetti che torneranno nelle Pitture Nere, alla fine della sua vita, quando, completamente sordo, Goya si rinchiude nella sua villa di Madrid e dipinge le sue ossessioni direttamente sulle pareti, con il proposito che nessuno debba vederle.
Nell’Ottocento un altro scritto che ha grande risonanza iconica è il Faust di Goethe, opera magna sull’infelicità, sull’angoscia, sull’insoddisfazione di chi non trova mai pace e sulla natura diabolica (o divina) del desiderio, che ci porta a volere solo ciò che non c’è, e a non volere più quello che abbiamo. Eugene Delacroix nel 1827 rappresenta Margherita, la giovane vergine che Faust rovina e porta alla pazzia, mentre appare al suo seduttore durante la notte di Walpurga, quando lui e Mefistofele vanno al sabba di Beltane. Un anno dopo Theodore Matthias Von Holst raffigura Margherita in chiesa, semisvenuta fra le braccia di un diavolo incappucciato.
I preraffaelliti e i loro accoliti, con le loro atmosfere irreali, fiabesche, torbide, che attingono dalle grandi narrazioni piuttosto che dalla realtà, con il loro substrato ideologico profondamente sessista, trovano nella strega il soggetto ideale.
Frederick Sandys ritrae Morgana con un abito decorato a motivi celtici e la sua amante gitana nelle vesti di una Medea dall’espressione melodrammatica.
Waterhouse raffigura varie versioni di Circe, una Lamia ambiguamente inginocchiata ai piedi di un cavaliere, maghe gotiche che consultano la sfera di cristallo e druidesse selvagge che operano in deserti popolati di corvi.
Evelyn De Morgan ritrae una strega provvista di peplo fiammante e gatto nero, mentre prepara un filtro d’amore.
Edward Burne Jones rappresenta la perfidia di Viviana, la quale, una volta appresa l’arte magica da Merlino, lo ripaga ritorcendogli contro un incantesimo, che lo imprigiona in un cespuglio di biancospino e lo rende suo schiavo. La vicenda è raccontata da una traiettoria di sguardi carichi di tensione erotica. La tematica ideologica è quella, cara ai vittoriani, della donna talmente invidiosa dell’intelletto maschile da riuscire a distruggere l’oggetto della sua invidia. Di Edward Burne Jones ricordiamo inoltre il ritratto di Sidonia Von Bork, una donna realmente esistita, molto celebre fra gli intellettuali romantici, una delle poche nobildonne che finirono sul rogo per stregoneria. Sidonia Von Bork nasce a metà del XVI secolo in Pomerania, nell’attuale regione polacca che si affaccia sul mare Baltico. La sua personalità conflittuale la porta a scontrarsi prima con suo fratello, per questioni dinastiche, e successivamente con le sue coinquiline del convento, in cui si era ritirata a trascorrere l’ultima parte della sua vita. Gli attriti degenerano fintanto che una di loro accusa Sidonia di adorare il demonio, facendola finire sul rogo. Burne Jones la ritrae con un vestito che sembra la miniatura labirintica di un codice irlandese dell’VIII secolo. La costumista di Tim Burton Colleen Atwood vi si è ispirata per il costume della malefica strega Lady Mary Archer Van Tassel de Il Mistero di Sleepy Hollow.Sul volgere del ventesimo secolo Huysmans scrive La Bàs, in cui vengono descritte scene di satanismo nell’ambito della borghesia, con una messa nera baudeleriana che diventerà il modello da imitare per tutti i ricchi satanisti rock ‘n roll degli anni Sessanta. In effetti a fine Ottocento lo spiritismo è una moda molto diffusa fra l’èlite, come pure l’appartenenza a sette esoteriche come Rosacroce o Golden Dawn, di cui fanno parte anche Yeats e Jung. L’invocazione degli spiriti dei morti e la magia nera sono i passatempi prediletti di personaggi come Gabriele D’Annunzio e la sua musa, la divina marchesa Luisa Casati, che, con i suoi paludamenti neri, il trucco cadaverico, i capelli rossi, le pupille dilatate dalle gocce di belladonna, i grimori rilegati in pelle umana e il suo serraglio di serpenti e corvi albini, sembra il sogno erotico incarnato di tutti i demonologi di età moderna.
Aubrey Beardsley nelle sue illustrazioni per la Storia Vera di Luciano rappresenta una strega elegantissima con parrucca bianca in stile Maria Antonietta e cappotto nero con inserti di pizzo, che tiene fra le braccia un feto imbronciato. Tutto intorno a lei si svolge un festino equivoco composto da creature deformi, sinuosi serpenti, diavoli cornuti e mostri in maschera.
Sydney H. Sime in The Felon Flower mette in scena un paesaggio notturno, con silhouette di alberi sullo sfondo, un prato pieno di funghi e due streghe sotto all’albero di un impiccato, mentre tentano di recuperare la radice di mandragola, un ingrediente fondamentale per le loro pozioni. La mandragola è una solanacea che, per il suo contenuto di atropina e scopolamina, a seconda delle dosi può causare asfissia e morte, essere un afrodisiaco, un anestetico, oppure provocare allucinazioni. Forse è questo il motivo delle innumerevoli tradizioni magiche e dei tabù che la circondano. Nella Bibbia è chiamata duadim, pianta dell’amore, e consente alla vecchia Rachele di concepire un figlio. Nel mondo antico si ritiene che nella radice di mandragola ci sia un homunculus che, una volta strappato al terreno, inizi a fare delle strida che uccidono chi è responsabile della sua estrazione. Per tanto c’è un rituale apposito con cui si estrae la radice: bisogna servirsi di un cane nero, legarlo tramite un guinzaglio alla mandragola, e attirarlo con bocconi di carne finchè non sradica la pianta. L’officiante deve suonare una tromba nello stesso momento in cui questo avviene, per coprire le mortali grida. Nel Sedicesimo secolo si richiede anche il sacrificio rituale del cane e il suo seppellimento in luogo della mandragola. Nell’opera di Sime vediamo un cane nero che digrigna i denti, col pelo ritto e gli occhi sbarrati, mentre viene trascinato al guinzaglio dalle due streghe. L’impiccato allude alla tradizione medievale, la quale suppone che le mandragole più potenti crescano sotto gli alberi dei suicidi, la cui anima migra nella pianta.I neoclassici, i romantici, i preraffaelliti, i decadenti realizzano rappresentazioni delle streghe sempre più raffinate e glamorous. Ma che cosa succede, nel frattempo, nel mondo reale?
La gente sente la mancanza della caccia alle streghe, tanto da avviarne alcune privatamente, senza il sostegno della legge. Dopo la depenalizzazione del reato di stregoneria, che inizia in Francia nel 1682 e termina in Svezia nel 1779, avvengono svariati linciaggi. Nel 1722 una donna viene bruciata viva nella provincia danese di Selling, ad opera di alcuni contadini convinti che abbia provocato una moria di bestiame. Nel 1751 nel Hertfordshire una coppia di vecchi che vive in un ospizio a spese della comunità viene incolpata di stregoneria e sottoposta all’ordalia dell’immersione, finchè la moglie non muore. In Russia, fra il 1879 e il 1889, una donna viene arrostita su uno spiedo con il beneplacito di suo figlio ed altre finiscono bruciate vive, sempre ad opera di contadini presi da psicosi stregonesca. La stessa sorte tocca a Bridget Cleary nel 1894, in Inghilterra: viene percossa e bruciata viva dal marito, dai parenti e dagli amici, convinti che la vera Bridget sia stata rapita dalle fate, e sostituita con un diabolico intruso. Nel 1911 a Perugia dei contadini gettano una vecchia accusata di stregoneria in una fornace per la calce. Nel 1976 gli abitanti di un villaggio della Germania prendono di mira Elizabeth Hahn, una zitella spiantata che vive da sola con un branco di cani, sostenendo che lanci dei malefici e che i suoi animali siano dei demoni. Dopo averla minacciata con bastoni ed averle tirato pietre, i suoi compaesani danno fuoco alla sua casa, ustionandola gravemente ed uccidendole tutti gli animali. Nel 1981 in Messico viene lapidata una donna perché il marito è convinto che abbia provocato con un maleficio l’attentato al papa. Tuttora molte donne vengono mutilate e linciate per stregoneria in alcune regioni dell’Africa e dell’India.
Per quello che riguarda la dimensione simbolica, nel Novecento la rappresentazione della strega ha quattro principali tendenze.
Una riprende la trattatistica colta del Quindicesimo, Sedicesimo e Diciassettesimo Secolo e la rende esplicita, in un filone pornografico infinito, che ha molta fortuna in ambito Hentai manga, e che forse prende origine da alcune fotografie anonime di inizio secolo, in cui si gioca su implicazioni lesbiche e su fantasie di sottomissione.
Il secondo filone riprende gli estetismi di simbolisti e preraffaelliti, rendendoli ancora più edulcorati e glamour, con streghe trasformate in formose e sorridenti pinup.
Completamente depotenziate, patinate e rassicuranti, il loro calderone non più serve per mescere pozioni, e non è nemmeno un supplizio per ustionarle fino alla morte, ma diventa una vasca da bagno ad uso degli sguardi maschili per consentire loro di fare ammiccanti bagnetti.
Anche alcune attrici di Hollywood si prestano a questo stile di ritratto, come mostra questa immagine promozionale di una giovanissima Joan Crawford.
C’è poi la deriva satanica dell’horror, che in sostanza estremizza lo spauracchio della vecchia megera ibridandola con la rappresentazione contemporanea del demoniaco.
E infine ci sono le artiste che si riappropriano dell’archetipo della strega. Cindy Sherman, nella sua indagine sulle stereotipie dell’immagine femminile, si ritrae nei panni di una ghignante ed inquietante Befana. Kiki Smith si deforma fino a diventare una nana con le scarpine a punta, le manine adunche ed un testone che prefigura la Regina di Cuori di Tim Burton. Marketa Luskacova dal 1999 porta avanti un progetto sulle feste carnevalesche cecoslovacche. Fotografando la processione annuale di Roztoky, che prevede partecipanti con maschere da teschi, teste di cavallo ed uccello, si imbatte in una creatura sciamanica: nerovestita, con un ramo/bacchetta magica in mano e la testa di un felino.Gli artisti tendono invece a continuare la tradizione delineatasi negli anni venti del Quindicesimo secolo. Quindi la vecchia megera, con i suoi sviluppi horror/demoniaci, e la giovane maliarda, con un aggiornamento contemporaneo orientato alla pornografia. Esemplari in questo caso sono Giger e John Stark. H. R. Giger rappresenta le streghe come procaci demoni cibernetici, intente a danzare in tondo intorno ad un simbolo fallico in unione con un simbolo vulvare.
John Stark mette in scena il classico sabba – calderoni, cerchi magici, carne umana, streghe in procinto di annegare bambini – con alcuni ammodernamenti, come la ragazzina dark tipo Emily the Strange che levita con un rospo al collo, i freak mutilati presi dal trionfo della Virtù di Andrea Mantegna, la testa di Cristo impalata come sulla copertina di un disco black metal, la strega posseduta al centro del girotondo e quella immersa in acqua in posizione prona da pornostar.
Abbiamo visto come, nel corso del Diciannovesimo Secolo, l’esistenza di un male demoniaco sia stata definitivamente screditata da una nuova generazione di scettici, che aveva la scienza dalla propria parte. Ma il diavolo, cacciato dalla porta, è poi rientrato dalla finestra, tramite le derive eugenetiche del darwinismo, che hanno portato alla pseudoscienza nazista e all’olocausto.
Anche nell’arte c’è un aspetto malefico, perverso e diabolico, che ci risulta evidente dopo questa rassegna. Al di là della bellezza delle opere e del potere terapeutico che possono avere sulle nostre anime, l’arte nella maggioranza dei casi serve a diffondere l’ideologia della classe dominante, tramite la rappresentazione di un mondo mistificato dai potenti per perseguire i loro interessi, che siano repressione, propaganda, autocelebrazione, allineamento o manipolazione del pensiero.
Quindi vogliamo ricordare chi stava dietro lo specchio, dietro a questi affascinanti dipinti e litografie, nella realtà, durante l’era dei roghi. Nel mondo reale c’erano – e ci sono tuttora, non troppo lontano da noi – delle donne non conformi, per lo più povere, affette da depressione, irascibili, polemiche, dalla moralità discutibile, con figli illegittimi, linguaggio sconveniente, sorprese a maledire l’autorità, a bestemmiare la loro sorte, a parlare di sesso, a lavorare di domenica, ad avere rapporti fuori dal matrimonio, a rispondere a chi voleva denigrarle. Donne devianti, che cercavano di sopravvivere in un ambiente ostile, e che proprio per questo motivo sono state terrorizzate, torturate con l’acqua e col fuoco, stuprate nelle celle, piegate dall’orrore logico dei carnefici. Manteniamo come sempre la nostra prospettiva laica: se il diavolo è un archetipo psichico che rappresenta la falsità, la perversione, la distruzione, queste donne lo hanno infine conosciuto in carne ed ossa nel mondo reale e, nei loro ultimi momenti, prima di essere gettate nel fuoco davanti alla folla, hanno visto l’inferno che gli esseri umani amano creare sulla terra. In questo modo hanno raggiunto la conoscenza suprema, quella che nessuno vorrebbe ottenere, nemmeno il più erudito negromante poliglotta del Rinascimento. E’ la conoscenza su cui si basa la civiltà, la prospettiva ultima della vittima sacrificale. Quindi, dopo aver analizzato tutte queste splendide opere d’arte, vogliamo per un attimo pensare a queste ragazze, alla loro conoscenza ultima, e alle loro ceneri buttate nel vento.
BIBLIOGRAFIA
Deanna Petherbridge, Witches & Wicked Bodies, Grafos, 2013.
Brian P. Levack, La caccia alle streghe in Europa, Editori Laterza, 2008.
René Girard, La violenza e il sacro, Adelphi, 1992.
Sebastiano Vassalli, La chimera, Einaudi, 1990.
Bram Dijkstra, Idoli di perversità, Garzanti, 1988.
Giuliana Boldrini, Maja delle streghe, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori, 1979.
Luca Enoch, Storia Notturna, Lilith 12, Bonelli Editore, 2013.
http://www.griseldaonline.it/didattica/rapporto-poesia-magia-viriglio-ovidio-orazio.html
http://draeconin.com/database/witchhunt.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Wicca
http://www.augustana.edu/academics/history/department/witchcraft/gvactivities.htm
http://www.mondimedievali.net/Medievalia/cacce03.htm
http://www.whitedragon.org.uk/articles/mandrake.htm
http://the1642goodwyfe.wordpress.com/category/common-people/page/10/
http://www.theglobalmail.org/feature/its-2013-and-theyre-burning-witches/558/
http://waliszewska.blogspot.it/