Omnia sol temperat, Purus et subtilis , Novo mundo reserat, Faciem Aprilis –
Ad amorem properat – Animus herilis – Et iocundis imperat – Deus puerilis
Il sole riscalda ogni cosa, puro e delicato, rivela la faccia dell’aprile ad un mondo nuovo. L’animo è spinto verso l’amore, e un dio dispettoso e fanciullo governa sopra ogni cosa.
Carmina Burana, Codex Latinus Monacensis, XIII sec.
Guardate bene — guardate bene, o Lupi!
Parola maestra, pronunciata da Akela, Rudyard Kipling, I Libri della Giungla
Una candida cerva sopra l’erba
verde m’apparve, con duo corna d’oro,
fra due riviere, all’ombra d’un alloro,
levando ’l sole a la stagione acerba.
Era sua vista sí dolce superba,
ch’i’ lasciai per seguirla ogni lavoro
Petrarca, Il Canzoniere
Il lupo abiterà con l’agnello, e il leopardo giacerà col capretto, il vitello, il giovin leone e il bestiame ingrassato staranno assieme, e un bambino li condurrà. La vacca pascolerà con l’orsa, i loro cuccioli giaceranno insieme, e il leone mangerà lo strame come il bue. (…)Non si farà né male né guasto su tutto il mio monte santo, poiché la terra sarà ripiena della conoscenza dell’Eterno, come il fondo del mare dall’acque che lo coprono.
Isaia 11.07, 11.10
Et era ’l sol già vòlto al mezzo giorno,
gli occhi miei stanchi di mirar, non sazi,
quand’io caddi ne l’acqua, et ella [la cerva] sparve.
Petrarca, Il Canzoniere
The world keeps dreaming of spring
Tom Waits
Se in una casa fanno pace anche soltanto in due, essi potranno dire alla montagna: “Spostati!” E questa si sposterà.
Vangeli Apocrifi, Tommaso
Omnia vincit Amor
Virgilio, Bucoliche
Ad aprile aspettiamo tutti con ansia l’esplosione della primavera. È un copione che si ripete identico da millenni. Il canto degli uccelli, perfino in città, diventa un tappeto sonoro sublimale e psichedelizzante. Le gemme fanno il loro gioco, gli alberi scheletriti si rivestono di verde, scatta la benedetta ora legale, nelle aiuole spartitraffico spuntano le margherite, i piscialetti e gli occhi della Madonna. I messeri e le pulzelle si attardano agli aperitivi, la depressione si attenua, gli ormoni impazziscono, le allergie da fieno si scatenano, e tutto, in ogni caso, diventa più affrontabile ed elettrizzante.
Per gli antichi, l’animale simbolo di questa goduriosa scarica di energia era il cervo, che proprio con la primavera presenta la ricrescita stagionale dei palchi delle corna, che si rinnovano ogni anno proprio come tutto il mondo.
Il cervo è collegato con il simbolismo della luce. Il dio Cernunnos, la versione celtica del greco Apollo, si presentava con la testa coronata da palchi di corna, a sostituzione dell’aureola. Il cervo ha a che fare con la giovinezza, con l’eterna rigenerazione delle cose, con la primavera, con la dimensione della festa. La parola cervisia, birra, discende dall’ indoeuropeo ker, testa, lo stesso radicale di cervo. Per i Celti infatti la birra aveva le stesse sfumature di biondo del mantello degli ungulati.
Nelle sue installazioni primaverili, pervase di una vitalità capace di cambiare il mood dello spettatore, Laura Serri si è sempre avvalsa dell’icona del cervo. Generalmente erano cervi ripresi in varie fasi della vita, dal cucciolo maculato, alla femmina con prole, al maschio adulto che barrisce nella stagione degli amori per marcare i confini nel suo harem. Nelle prime opere, di cui abbiamo parlato in questo articolo, i cervi, raffigurati su piccoli telai ricoperti di carta da parati, interagivano con sedie e divanetti di varie fogge, come a prefigurare un mondo edenico in cui gli esseri umani potranno accogliere gli animali selvatici nel loro ambiente. In un’altra serie, Laura Serri ha creato dei cerbiatti mutanti, con code da fagiano, macchie da dogo argentino, pomelli rossi e crestine da calopsite. Con Lupus in Fabula, invece, Serri scrive una fiaba d’amore interspecifico, un amore anarchico ed incurante dei crismi della predazione e della sopravvivenza. Perché, come dicevano i francesi, si desidera e si ama con travolgente passione solo chi potrebbe davvero distruggerci. E quindi la cerbiatta si innamora del lupo, e anche il lupo viene risucchiato dal vortice. I due si studiano, annusano le proprie reciproche, esotiche, inebrianti puzze. Si inseguono felici. Litigano furiosamente, con lui molto alterato. Il lupo si arrende ululando con disperazione e la cerva fa l’indifferente. Poi lui invita lei a giocare con l’irresistibile mossa lupoide di stendere le zampe davanti e buttare il sedere per aria. Il lupo si appallottola a dormire, e la cerva gli si appoggia addosso. Insomma, i litigi e le rappacificazioni sono cicliche, proprio come la primavera.
I lupi assomigliano agli uomini. Ce ne siamo resi conti guardando Sopravvivere coi Lupi, fiaba su una bimba ebrea che sfugge all’Olocausto perdendosi nella foresta, dove viene adottata e nutrita da una famiglia di lupi. C’è una scena in cui si vedono le sagome di questa strana famiglia avanzare in controluce lungo la linea di un crinale, e i lupi adulti sembrano in tutto e per tutto degli uomini ingobbiti. Fra l’essere umano e il lupo ci sono misteriose linee di fratellanza. Il lupo fa parte del genere dei superpredatori. La struttura sociale del branco lupesco è piramidale, con al vertice un elemento della coppia alfa, che può essere, molto liberalmente, sia maschio che femmina. A volte i capobranco si accoppiano con individui di gerarchia inferiore, un po’ come fanno i principi, soprattutto se l’altro elemento alfa è legato a loro da legami di consanguineità.
La socialità dei lupi è iper-articolata, e il primato gerarchico può essere perso violentemente ed in qualsiasi momento. Molti lupi decidono di abdicare quando entrano nella terza età, entrando in pensione per evitare spargimenti di sangue. La cosa più incredibile è che la posizione gerarchica è basata molto di più sull’atteggiamento e sui meccanismi psicologici, piuttosto che sulla taglia e sugli effettivi scontri fisici. A volte i lupi decidono di staccarsi dal proprio branco e di vagare in solitudine prima di entrare a far parte di un branco nuovo. Fra i lupi solitari la mortalità è molto più alta rispetto che fra i lupi che fanno parte di un branco.
I lupi omega, le ultime ruote del carro, sono fondamentali per il gruppo, perché servono a disinnescare le situazioni di tensione. Il loro ruolo è quello dei buffoni di corte, di chi sprona gli altri a giocare e sopporta di buon grado la loro aggressività. Per uno straordinario paradosso, a volte gli omega possono arrivare a sfidare, sconfiggere e mandare via la coppia alfa. Durante i pasti, i lupi omega vengono scacciati ritualmente. Nelle situazioni di fame estrema, nel cuore dell’inverno, questi allontanamenti rituali evitano che, una volta catturata la preda, i lupi più forti si facciano a pezzi fra di loro per poter mangiare. La dimostrazione di questo sta nel fatto che, proprio mentre il lupo omega viene scacciato dalla carcassa, la coppia beta gli mette da parte le interiora e i bocconi più ghiotti, che alla fine si mangerà proprio lui. L’ululato dei lupi omega è il più eufonico ed esteso, e serve a sedare gli animi nei momenti di attrito. Il lupo omega è il nerd, il punch-ball collettivo, il filosofo stoico, il santone zen, il virtuoso della comunicazione, il bluesman reietto, l’artista del branco. Si sospetta la sua collusione con il ruolo di eminenza grigia.Noi siamo entusiasti del lupo omega. Solo un lupo omega potrebbe avere la mente abbastanza aperta e duttile per lanciarsi in una storia d’amore incredibile come quella rappresentata da Laura Serri. Per quello che riguarda l’epilogo, possiamo affidarci alla mitologia mongola, che narra di un lupo che si accoppiò con una cerva bianca per dare vita alla stirpe degli eroi.
Lupus In Fabula rappresenta la possibilità di un rinnovamento radicale, che demolisca per sempre la legge del più forte.
Testo critico e curatela per la mostra Lupus in Fabula di Laura Serri, inaugurazione 20 aprile 2013 presso Cayce’s Lab. Pubblicato sulla fanzine cartacea autoprodotta Unknown Pleasures, numero 1, grafiche Valentina Mangieri, direzione artistica LST.