Giunge alla sua quinta edizione il Festival di Fotografia Europea, la grande iniziativa culturale organizzata ogni primavera dal comune di Reggio Emilia. Dopo aver sviluppato le tematiche del limite, della città, del corpo e del tempo, il tema cardine di quest’anno è l’incanto. L’incanto indica uno stato sospeso fra la realtà e la rivelazione. Come un’epifania, una congiuntura particolare fra pensiero, sensazione e mondo, capace di demolire l’assenza di significato della vita quotidiana. L’incanto è forse l’ingrediente segreto dell’arte di tutti i tempi. L’incanto regala nuovi occhi, e nuovi modi di pensare. Questo ribaltamento di prospettiva si evidenzia fin dalla scelta di scrivere – nelle grafiche dell’iniziativa – la parola “incanto” al contrario, affiancandola con il logo di Fotografia Europea, un rettangolo che richiama alla mente i supporti della visione, dal quadro prospettico, alla fotografia, alla televisione, al cinema, fino ad arrivare allo schermo del computer.
Fotografia Europea (chief-curator Elio Grazioli) è un macroevento disseminato nel tessuto cittadino, capace di vivificarlo catalizzando migliaia di persone, centomila solo nell’edizione dello scorso anno. Questo è possibile grazie alla qualità elevata e trasversale delle iniziative che ha sempre caratterizzato la rassegna, perfettamente in bilico fra la cultura alta e il piacere onnicomprensivo di vivere la città assieme agli altri. Durante le giornate inaugurali dal 7 al 9 maggio, oltre al circuito delle grandi mostre ufficiali, svariati progetti di giovani artisti e duecento mostre off, sono previste conferenze, incontri con gli autori, presentazioni di libri, i laboratori per ragazzi Gli Incantevoli Sguardi e la mostra di opere fotografiche di bambini Mondi Incantati. Lungo la linea ferroviaria locale ci sarà una performance a cielo aperto di Aterballetto, mentre Piazza San Prospero venerdì sera ospiterà l’evento Unknow Pleasures, dove Peter Hook, il bassista di Joy Division e New Order, si affiancherà a gruppi indie per il concerto tributo ad Ian Curtis e alla scena musicale di Manchester. Nel frattempo gli edifici antestanti alla piazza verranno illuminati dalle proiezioni di Kevin Cummins, fotografo ufficiale della New Wave britannica, presente con un’esposizione anche allo Spazio Gerra.
In Piazza Prampolini sabato sera ci sarà il dj-set di Nitin Sawney, maestro delle fusioni fra elettronica, ritmicheafricane e world-music, affiancato dalla rassegna di autori presentati alla Biennale Africana di Fotografia, e dalla personale alla Fondazione Maramotti di Malick Sidibè, il più importante fotografo africano vivente. Sidibè ha rappresentato la gioventù di Bamako, capitale del Mali, a cavallo fra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. In spiaggia, per strada, alle feste danzanti, con occhialoni a farfalla e pantaloni a zampa, paramenti tribali, guantoni da pugile, e moto sfavillanti.
Palazzo Casotti invece dedica una retrospettiva a Man Ray, uno dei padri del Surrealismo, quel movimento che trae a piene mani dalla slabbratura interstiziale fra sogno e realtà. Man Ray ha ritratto tutti i protagonisti delle Avanguardie Storiche, gli intellettuali coevi, e le grandi muse del tempo, da Kiki di Montparnasse alla marchesa Luisa Casati. Mark Borthwick, presente ai Chiostri di San Domenico, usa la luce come una vera e propria scrittura. Borthwick tenta cogliere la natura sfuggente ed indefinibile della gioia, ritraendo i momenti del tempo dell’infanzia, del riposo, del gioco. Di nuovo la luce come protagonista del lavoro di Ange Leccia (Chiostri di San Pietro). Una luce più morbida e pastosa, che contrasta con rossi pompiere, azzurri neon, composizioni volumetriche di automobili fiammanti o immense navi.Attimi in bilico fra sogno, incubo, spazio psichico e realtà straniata per Alessandra Spranzi (Palazzo della Frumentaria), che ci mostra gocce di rugiada su fili di ragno fitti come crepe nel vetro, case nascoste dalla vegetazione, fiamme che scaturiscono da letti e stoviglie. Richard Wentworth (Chiesa dei SS. Agata e Carlo) focalizza lo sguardo su enigmatici dettagli. Le sue sono composizioni autonome di cose, tramite cui gli oggetti cercano di comunicare qualcosa che ci sfugge.Francesco Jodice (Chiostri di San Domenico), maestro nel saper cogliere saper cogliere il genius loci e la mappatura emotiva del mondo, partecipa con un progetto incentrato sull’automobile, sulla mobilità e sui modi in cui le macchine hanno modificato la percezione spazio-temporale degli uomini.Alain Willaume (Galleria Parmeggiani), si inserisce all’interno del progetto di scambi artistici pan-europei di SETSE (Seeing European Culture Through a Stranger’s Eyes), ritraendo famiglie reggiane alle prese col rituale del cibo.
L’ultimo fiore all’occhiello delle mostre ufficiali è Michael Kenna (Palazzo Magnani), che lavora sulla sfocatura, sull’indistinto, sulle geometrie misteriose della realtà.
Pubblicato il 6 maggio 2010 su Il Manifesto download pdf manifesto