La generazione dei ventenni sembra aver intuito che la spazzatura è una risorsa, da cui si possono trarre diverse tipologie di energia. Perfino energia creativa. Il riciclaggio dei rifiuti rivaluta la dimensione della scelta. Nessuna scelta è definitiva, soprattutto quelle che presuppongono di scartare e di distruggere qualcosa. I cimiteri degli oggetti possono essere scandagliati, per incappare in scelte poco ponderate, che sprecano risorse non utilizzate fino in fondo. Si può scomporre fino ad arrivare a una trasformazione di stato, come il metano ricavato dai rifiuti organici. Si può sminuzzare, tritare fino a tornare alla materia prima di origine. E infine si può smontare, assemblare, creare cose che prima non c’erano.Zazzaro si serve di materiali ferrosi di recupero. Pescando nel mare magnum dei rifiuti prodotti dall’uomo, per riabilitarli a una nuova vita, più conscia della dimensione relativa ai sensi, più abituata a divertirsi con i simboli.
I resti di un campanello di bicicletta vengono stirati, messi su una griglia in cortocircuito semantico con un’ambulanza, e il nome di una macchina da guerra. L’M10 tank destroyer, un cacciacarri americano della seconda guerra mondiale.
Il Cristo esasperato è arrivato ad una risoluzione definitiva. Non si capisce però se sta tentando di fuggire dalla croce, oppure di accelerare il processo della morte, rompendosi le ginocchia con una martellata, come facevano i centurioni romani alla fine del supplizio.
Placche e cavi metallici vengono impiegati a comporre un profilo virile d’altri tempi, con baffi spioventi in stile Federico Nietzsche. La scultura alterna pieni e vuoti, con una rotella in corrispondenza della zona cerebrale.
Il trono del capo è una scultura minimal, fatta esclusivamente di strutture portanti. Viti da stringere per la coesione, catene di ingranaggi a ruota, bulloni. In effetti l’estetica del potere è sempre stata essenziale.
L’operazione artistica di Zazzaro è anche un’operazione politica. Contro il consumismo, che ha come fine ultimo la morte e la distruzione dell’oggetto, nel più breve lasso di tempo possibile, di modo da autoalimentare il proprio ciclo. E per interrompere il ciclo vizioso del consumismo l’unica alternativa possibile è il riciclo, il reimpiego, la cura estrema dell’oggetto, lo studio della sua anima.
Testo scritto per la mostra Exitart, inaugurazione 7 maggio 2011, Magazzini Criminali.