Molte creature del folklore slavo sono trasposizioni immaginarie e affabulazioni della fauna umana dei freaks non allineati con le norme sociali che vivevano ai margini dei villaggi. Oggi esiste una letteratura specializzata sulle subculture e sul loro moto generativo “dal basso”, ma per molti secoli le classi subalterne non sono state oggetto di alcun interesse classificatorio che non fosse relativo all’exploitation o alla repressione. Per non parlare dei fuoriusciti di queste classi, che hanno goduto per secoli del dono totale dell’invisibilità. Nella civiltà contadina polacca c’era una subcultura riconosciuta, i Dziady. Erano dei mendicanti itineranti, a volte musicisti, che si spostavano di villaggio in villaggio ed venivano assimilati con il mondo dei morti. A questa subcultura abbiamo dedicato anni fa un articolo, che verrà prossimamente tradotto.
Ma crediamo che, nel corso dei secoli, ci siano state molte altre forme di dissidenza sociale, e stili di vita non allineati, connessi spesso con l’ostracismo sociale per non aver rispettato le norme vigenti, e con la conseguente ricerca di altre metodologie di esistenza. Ricordiamo che fino a pochi decenni fa le aree boschive dei territori slavi erano immense, e in questa immensità molte cose potevano sfuggire al controllo, o rimanere al di sotto dei radar ufficiali. Perfino di quelli del Terzo Reich, se pensiamo alla comunità dei Fratelli Bielski durante la Seconda Guerra Mondiale. I due fratelli partigiani sopravvissero nella foresta di Naliboki assieme a famiglie ebree composte da donne, anziani e bambini, per un totale di 1200 persone e per ben due anni, mentre i nazisti davano loro la caccia.
Il massimo elemento di alterità e il più esteso gruppo non allineato sono sempre state le donne, per le quali era molto facile trasgredire i dettami della cultura cattolica patriarcale. Bastava una chiacchiera vera o presunta sulla condotta sessuale, uno stupro, una vedovanza drammatica, un improvviso venire a mancare di fonti di sostentamento, una malattia mentale o una marcata neurodiversità. Per le donne che rimanevano fuori dal sistema, e volevano continuare a vivere, c’erano la prostituzione nei bordelli cittadini . se erano molto giovani e belle e se riuscivano ad arrivarci – oppure la vita raminga da dziadówka mendicante. Ma forse ci poteva essere anche altro. Noi crediamo che molti reietti e reiette andassero a vivere nella foresta. C’è una letteratura molto ampia sugli zbóje, i briganti dei Carpazi e del Beskid, che durante gli inverni si stanziavano nelle caverne montane. Questa letteratura esiste perché gli zbóje usavano la violenza, erano in stato di guerriglia civile contro l’ordine costituito, rapinavano e trucidavano nei peggiori modi i ricchi, e spesso sono stati processati e giustiziati. Così si scrive la storia degli uomini.
Quelle delle donne ha un’altra natura, più fluida, interstiziale, sfuggente, misteriosa. Noi crediamo che, per quanto oppressiva sia stata la cultura patriarcale, e per quanto facile fosse trasgredire i dettami sociali della civiltà contadina, molte donne nel corso del tempo abbiano vissuto ai suoi margini in modi che sono stati mitizzati in varie creature del folklore. Queste creature servivano sia a spiegare che a nascondere lo scandalo di queste donne, relegando la vita che erano riuscite a crearsi in un orizzonte soprannaturale, che ne negasse la realtà e che le ammantasse di un pericolo mortale e di una condotta disumana, irrazionale e crudele. E crediamo anche che queste fuoriuscite abbracciassero il loro mito. Se ora, nel presente urbanizzato, sei una donna e ti ritrovi a vivere per strada, uno dei trucchi di sopravvivenza migliore, per tenere lontano la violenza degli uomini, è fingerti pazza. Se vivevi nei boschi russi, polacchi o ucraini durante l’eterno medioevo della civiltà contadina, lo stesso trick di sopravvivenza era fingere di essere una rusalka, una baba jagodowa o un’oparnica. Andiamo quindi ora a conoscere nello specifico queste numerosissime creature.
LE DONNE DEI BOSCHI
BABY LEŚNE
Le Baby Leśne (le Donne della Foresta) possono avere due forme, quella bellissima nella quale danno la caccia agli uomini e ci fanno sesso fino a farli morire, e quella che assumono con il tempo, di orrende vecchie che picchiano i viandanti, strappano loro brandelli di carne dalla schiena e rubano i bambini. Non si fa fatica a immaginare gruppi di donne che per un motivo o per l’altro andavano a vivere fuori dal consorzio civile, avevano costumi liberi grazie ai quali venivano tollerate dagli uomini dei villaggi circostanti e potevano sopravvivere, scambiando sesso con cibo e favori. Diventavano maestre di questa arte molto più di tutte le mogli timorate di dio, e da vecchie continuavano a vivere in condizioni precarie e dovevano difendersi con le unghie e coi denti. Se prendevano con sé bambini perduti o orfani vaganti, secondo l’opinione pubblica li avevano rubati.
BABA JAGODOWA
La Baba Jagodowa (la Donna delle Bacche), ha vestiti e capelli fatti di erbe intrecciate, e terrorizza i bambini che vanno a raccogliere i funghi e le bacche nel bosco, per difendere il suo bacino alimentare. Se li prende li strozza, quindi è meglio che non si avvicinino troppo.
LE DRZEWICE
Le Drzewice (le Arboree) sono le driadi degli alberi. I loro visi sono favolosamente belli e la loro natura così benigna che non attaccano nemmeno gli uomini che tagliano i loro alberi. In effetti, costruire piattaforme e rifugi sugli alberi poteva essere un buon metodo per vivere nel bosco senza essere esposte all’attacco di lupi e altri predatori.
LE DZIWOŻONY
Non tutte le creature ninfiche delle foreste sono egualmente belle, esattamente come non potevano essere belle tutte le reiette. Le dziwożony (Strane Mogli), ad esempio, stanno nel Podhale, nelle grotte e nei massicci delle montagne. Si nutrono di felci e sono pelose, brutte, dalle lunghe tette. Tormentano le mogli infedeli, rapiscono i bambini e fanno il solletico ai vecchi finché non muoiono. Il solletico, assieme alla danza, è sempre metafora di interludi sessuali, e la morte è metafora della loro intensità e dello sfinimento che ne deriva.
LE JULKI
Le Julki vivono nei kurgan, tumuli pagani abbandonati che spesso hanno camere sotterranee, e intrattengono rapporti di amicizia con i contadini, che si tengono alla larga dai kurgan e le lasciano in pace. In cambio possono contare su di loro nei periodi di carestia. Chi per sopravvivere si affidava ad un’economia di raccolta, simile a quelle vigenti in epoca preneolitica, sicuramente era più preparato ad affrontare carestie legate alla coltivazione dei campi. A seconda del tempo, del luogo e degli individui coinvolti, poteva anche capitare che fra il gruppo dei paesani e il microgruppo delle fuoriuscite ci potessero essere relazioni pacifiche, di tolleranza, scambio e soccorso nei periodi più difficili.
LA JĘDZA
La Jędza (Strega) è una vecchia alta e rugosa dagli occhi neri, senza denti, con una zampa di cavalla. Ha una casa mobile su zampe di gallina. Dà la caccia ai bambini perduti, li attira a sé con cibi dolci, li nutre con frutta candita, uvetta e mandorle, finché non diventano grassi. A quel punto se li mangia. La più famosa è Baba Jaga. Questo demone ha molteplici livelli di lettura. Indica da una parte una categoria di donne solitarie e nomadi, che allestivano alloggi di fortuna, spostandosi continuamente nei boschi per questioni di sussistenza, come se le loro baracche avessero le zampe.
Le nostre magnifiche fonti orali ci raccontano che nella Siberia pre e post-cristiana le levatrici -da sempre in odore di stregoneria – erano solite fare un rito di passaggio ai neonati che nascevano esposti ai rigori dell’inverno, avvolgendoli in una speciale pasta di pane e mettendoli per un breve periodo di tempo dentro l’anticamera del forno, per evitare che morissero di freddo. Un altro livello di lettura è connesso alla sessualità e alla prostituzione. Nelle fiabe, l’atto di mangiare i bambini è molto spesso metafora di un abuso indicibile. Le streghe dei boschi quindi potevano accogliere presso di sé orfani sperduti, e potevano trattarli bene e nutrirli. Ma prima o poi li iniziavano al sesso e alla loro principale fonte di sostentamento nei duri mesi invernali fuori dalla civiltà, che era lo scambio di prestazioni sessuali con cibo, coperte, e altri beni necessari. Era questo il mistero della sopravvivenza più o meno temporanea delle fuoriuscite. Le reiette potevano offrire sesso a figure di autorità come i guardiacaccia, per questo la loro presenza, in certi periodi storici, poteva essere tollerata. Inoltre, nei piccoli villaggi cattolici non esistevano certo i bordelli, e in questo modo gli uomini potevano appagare le loro voglie con le creature soprannaturali dei boschi limitrofi.
KANIA
Più d’alto bordo rispetto alla Jedza è Kania, un essere di sesso femminile di grande bellezza che si mostra nei villaggi appena vengono abbandonati dei bambini. L’adagio popolare recita: “Dzieci dzieci, Kania leci” (Bambini, bambini, Kania sta arrivando in volo”). Kania appartiene al mondo fluttuante dell’aria. Fa salire i bambini sulla sua nuvola e li porta verso l’ignoto. È chiaramente la ricca tenutaria di un bordello cittadino, avvisata dai suoi informatori, che viene a prendere nei villaggi gli orfani senza legami da avviare alla professione.
MELEUZYNA
Meleuzyna è una donna mezza pesce alata e capace di volare. Viene dal sud e si è stanziata in Slesia, senza mai abituarsi alla rigidità del clima. D’estate si rintana nei boschi, nelle rovine e intorno ai pozzi abbandonati. D’inverno è sempre alla ricerca di una casa per lei e i suoi piccoli. Il problema è che, appena si insedia da qualche parte, la sua coda da ibrido marino comincia a crescere senza controllo, demolendo parti della cucina, e allora viene di nuovo buttata in mezzo a una strada. La Meleuzyna rappresenta le sorti delle profughe, che sono sempre esistite da quando esistono guerre e catastrofi: delle donne sole, a volte con prole, esotiche e nomadi, con la loro alterità irriducibile che emergeva sempre, non appena si conoscevano meglio, e con i loro pattern relazionali che si ripetevano sempre allo stesso modo nelle crudeli campagne.
LA LIŚNA
La Liśna (Quella con Fattezze di Volpe) è un essere pericoloso che sta nelle montagne Bieszczady, e ti chiama per nome. Se sei in montagna, senti dire il tuo nome e intorno a te non c’è nessuno, devi rispondere: “Perditi, sparisci, muori!” e bestemmiare tutti gli appellativi peggiori. La liśna sembra una bella contadina, ma dietro la schiena ha una fenditura da cui si possono vedere tutte le interiora. Si mostra solo all’uomo che ha scelto, gli altri non la possono vedere, e quindi giudicano il suo prescelto come un pazzo che parla da solo. La liśna lo aiuta ad arricchirsi, ma puoi invariabilmente lui si ammala e muore, mentre il suo patrimonio scompare, lasciando la sua famiglia senza mezzi di sostentamento. Un modo molto veloce per arricchirsi fra le montagne era quello di darsi al brigantaggio. Le donne dei briganti erano dette krasawice, le belle. La liśna potrebbe essere una di loro, addetta al reclutamento, e la fenditura nella sua schiena potrebbe alludere al loro stile di vita violento e sanguinario, per cui si poteva facilmente essere feriti, morire e perdere tutto.
LE WIŁY
Le Wiły (Coloro che Girano Vorticosamente) sono le ninfe slave dei boschi, e si possono incontrare sulle radure delle più profonde parti della foresta. Stupende, con carnagioni pallide e capelli verdastri, vestite solo di camicie bianche, sotto alle quali si dice nascondano zampe di cavallo, le wiły stanno tutto il tempo a ballare le loro danze estatiche. Gli uomini che vengono coinvolti devono ballare fino alla morte. Le wiły possono essere anche disponibili e bendisposte, e aiutare interi villaggi, oppure possono essere crudeli e pericolose, fino a uccidere chi si avvicina a loro in maniera sgradita. Possono mandare la grandine sui raccolti, oppure, fuor di metafora, distruggerli per rappresaglia come farebbe la grandine.
LE NAUKI
Le Nauki sono le nife dei Carpazi che si muovono assieme ai branchi di ungulati nelle notti di luna piena. A volte escono dai boschi e fanno feste con danze pazze simili alle coreografie di danza contemporanea, creando cerchi incantati nell’erba. Chi si univa a loro non tornava mai più. E ci crediamo. È la stessa cosa che avremmo fatto anche noi.
LE DONNE DELL’ACQUA NEL FOLKLORE SLAVO
Immaginandoci delle microcomunità fluttuanti di fuoriuscite dalla civiltà contadina che venivano assimilate alle creature del folklore, riteniamo che queste donne scegliessero di territorializzarsi nelle foreste e vicino ai corsi d’acqua. Questa scelta si orientava dove ci fossero più risorse per la sussistenza, ovvero il bosco, pieno di bacche, funghi, noci, castagne, noccioli, frutta selvatica, piccoli animali da cacciare, erbe edibili o medicamentose, e l’acqua, per dissetarsi, cucinare, lavarsi, lavare i propri panni e bambini, pescare. Andiamo quindi ora ad analizzare le creature dell’acqua.
LE RUSALKI
Le Rusalki sono demoni femminili dalle forme squisite. Nelle notti di luna piena, danzano nude nelle radure o sulla riva di laghi e fiumi. La loro festa è la notte di San Giovanni, detta anche Notte di Kupala. Questa è la notte in cui i pagani festeggiavano il solstizio d’estate, i cui rituali erano saltare in mezzo ai falò, intrecciare corone di erbe e fiori e bagnarsi nei corsi d’acqua. La chiesa cattolica l’ha perciò sostituita con il giorno di San Giovanni Battista, patrono dei riti dell’acqua. Kupala ha una radice etimologica che indica l’atto di fare il bagno, immergersi, lavare. Nessuno deve lavorare nella notte di San Giovanni, per non incorrere nell’ira delle rusalki. Bisogna invece accendere grandi fuochi, ballare, festeggiare e gettare le ghirlande di fiori nei corsi d’acqua. Tutti gli uomini, la notte di Kupala, devono portare in tasca un ramo di artemisia, per tenere alla larga i demoni tentatori. Ma nessun uomo è al sicuro dalle Rusalki. Ogni giovane che le vede ballare, si innamora di loro, e viene annegato o ucciso col solletico. L’annegamento può rappresentare la morte sociale, la fuoriuscita dal consorzio civile cristiano e l’unione ai ranghi dei vagabondi pagani che vivevano fuori dalla grazia di dio. La morte per solletico in questo caso può essere metafora di un rapporto sessuale collettivo finito con il pubblico ludibrio per scarse doti amatorie, e il rigetto fra grasse risate da parte gruppo delle ninfe.
LE BOGUNKI
Le Bogunki (le Piccole Divinità) sono le rusalki del fiume Bug. Cantano come un uccello acquatico, il bak, sono bionde, e di solito se ne stanno al fiume con solo collane e corone di fiori addosso.
LA BRZEGINA
La Brzegina (Quella che Sta Sulle Rive) è una ninfa pluviale dai capelli verdi, che sta intorno ai fiumi e ai corsi d’acqua montani. È molto amichevole nei confronti degli esseri umani, come testimoniavano tutti gli uomini che la incontravano. Raccontavano spesso anche del tesoro favoloso che custodiva la brzegina, ma quando veniva loro chiesto di descriverlo, rimanevano sul vago.
LE REDUNICE
Le Redunice (Quelle che Stanno intorno ai Laghi Radunskie) sono famose per il loro grande amore della compagnia umana, e si dice che possano morire di nostalgia se nessuno va a trovarle sulla riva del lago per troppo tempo. I loro corpi sono inumanamente belli e le loro movenze hanno una grazia mai vista. A volte si presentano nelle locande per ballare, e si perdono nelle danze tanto che tornano al loro lago all’alba, e le loro madri non le fanno entrare in casa. Gli uomini della nostra specie si innamorano di loro e spesso le sposano. I figli che nascono da queste coppie miste sono completamente umani, e le redunice sono ottime padrone di casa, spesso migliori, più attive e gioiose delle donne umane. Di notte però i loro arti inferiori tornano a trasformarsi nella loro forma primigenia, ricoprendosi di scaglie di pesce, e se i loro mariti le vedono mai in questa forma, le redunice scompaiono per sempre, tornando al loro reame acquatico.
LA KOZYTKA
La Kozytka è una rusalka divenuta vecchia e brutta che non riesce a prendere atto del tempo che passa. Gira nuda ai bordi dei fiumi con le tette lunghe fino alle ginocchia, piena di porri, rughe e carne che penzola, bevendo vodka rubata. Adesca i giovani favoleggiando di tesori nascosti, e poi fa loro il solletico fino alla morte, in una metafora di un rapporto sessuale grottesco e un po’ traumatico. La kozytka rappresenta l’amara fine che dovevano fare molte di queste pornostar fricchettone che vivevano ai margini della civiltà contadina.
LE BOHYNIE
Le Bohynie (le Divine) sono creature del sottosuolo che escono sulla superficie di primavera, per fare il bagno nei fiumi. Bellissime, con grandi seni, capelli lunghi fino a terra e zampe di uccello come le antiche divinità, fanno dispetti come rovesciare il latte, rompere i tegami messi ad asciugare sullo steccato, disperdere in giro il bucato, e magari rubarsi anche qualche pezzo. Il loro lato oscuro porta una malinconia incurabile, attacchi alle puerpere, e scambi di bambini con i loro cuccioli voraci. Ci siamo divertiti a immaginare una comunità di giovani donne fuoriuscite che avevano occupato una caverna per i mesi invernali, come facevano i briganti della Czarnochora nelle montagne del Beskid, e riemergevano a primavera portando scompiglio fra gli abitanti dei villaggi limitrofi. Le bohynie rappresentano non solo i demoni della sessualità femminile sfuggita al controllo, ma anche il lato oscuro della maternità, di quando sei così sconvolta dal parto e dalla presenza del bambino che non lo riconosci più, e credi te lo abbiano scambiato.
LE CZETLICE
Le Czetlice sono le favolose sirene marine, che abitano in un palazzo d’ambra in fondo al mare. La loro regina è Jurata, una vergine con il cuore freddo come le acque del Mar Baltico. Se eri un pescatore, dovevi darle in sacrificio parte del tuo pescato, altrimenti Jurata ti mandava contro le czetlice, a cantarti strani canti ipnotici che confondevano la mente e il sangue. Alla fine Jurata si innamorò proprio di un pescatore, e il re del mare, folle di gelosia, le fece crollare sopra il suo palazzo d’ambra. Per questo a tutt’oggi si trovano piccoli frammenti d’ambra sulle spiagge baltiche.
LE JADZIERKI
Intorno alle acque del Baltico si possono avvistare anche le Jadzierki. Stanno sulle spiagge più selvagge ad abbronzare i loro corpi sodi e formosi. Hanno capelli d’oro, gioielli d’ambra, piedi palmati e facce d’angelo. Sono mute e molto tristi. I maschi della loro specie, probabilmente i loro figli, cantano delle canzoni piene di malinconia simili ai blues. Vengono chiamate anche Faraonki, perché si dice che siano le prostitute a seguito dell’esercito del Faraone, che annegarono nel mar Rosso a opera di Mosè, quando fece aprire e richiudere le sue acque. Queste ninfe hanno movenze lussuriose e fatali. Amano annegare gli uomini, a memoria della loro vita precedente, quando i maschi le portarono alla rovina. Sembrano quasi profughe di un altro paese, che hanno conosciuto la ricchezza in patria, e poi la rovina della guerra e del naufragio.
LE JEZIORNICE
Simili alle Jadzierki anche se parecchio più crudeli sono le Jeziornice (Quelle che Abitano i Laghi), ninfe di acqua dolce, molto diffuse sul Lago Nero in Bielorussia. Hanno capelli verdi, pelle scura, piedi palmati. Comunicano fra di loro con un linguaggio incomprensibile che ricorda il canto degli uccelli acquatici. I loro corpi sono freddi come quelli dei pesci e nelle loro vene al poste del sangue scorre l’acqua. Sono molto cattive e vogliono esseri umani in sacrificio, se non li ottengono volontariamente se li prendono con la forza. Si mettono a riva sul far della sera e cantano canzoni stregate. Devono annegare almeno una persona all’anno, se non ci riescono, verso dicembre preparano trappole di neve e ghiaccio.
LE OPARNICE
Le Oparnice (Quelle del Vapore) sono delle rusalki misteriose e schive che vivono sui margini dei ruscelli di montagna, soprattutto dove questi si trasformavano in cascate. Si stanziano dentro a grotte, dalle quali esce sempre una nebbia fitta come latte, che potrebbe essere il fumo dei loro fuochi. Sono molto capricciose e, a seconda del loro umore, possono dare una mano ai viandanti, avvisandoli dei pericoli del sentiero, oppure farli perdere e precipitare nei burroni. Probabilmente questo dipende non solo dal loro volubile umore femminile, ma anche dal comportamento del viandante.
LE WODNICE
Le Wodnice (Quelle che Stanno in Acqua) abitavano nei fiumi e nei laghi, soprattutto nella Vistola, che era la via preferenziale del transito delle merci più preziose, come il grano, la legna, la cera e il sale. I marinai più esperti sapevano che se intorno all’imbarcazione si facevano vedere delle bellissime ragazze, che facevano il bagno con nient’altro addosso che corone di fiori e collane di perle, bisognava batterle senza pietà con i remi, prima che si mettessero a cantare. Le loro dolci voci facevano perdere la ragione agli uomini. Assieme agli uomini, stranamente si perdevano anche le merci. A volte le Wodnice abbandonavano il loro habitat pluviale, si travestivano da mendicanti e andavano nei villaggi a rapire i bambini. Gli unici che avevano il coraggio di avvicinarle erano i musici erranti. Sapevano che se riuscivano a fabbricare un piffero nel tempo necessario ai demoni per fare la loro magia, lo strumento sarebbe stato dotato di una forza ultraterrena, e avrebbe suonato da solo melodie capaci di portare loro molta fama e altrettanti soldi. Queste Wodnice ci sembrano gruppi di brigantesse violente e temute, dedite alla rapina pluviale usando alcune di loro come esche sessuali. Alcune delle vittime attribuite alle loro arti oscure erano morti lasciati effettivamente sul campo, mentre altri erano marinai adescati che avevano scelto di unirsi ai loro ranghi. E questo era il loro mestiere. Per lo svago, avevano la loro abilità musicale.
Nel prossimo capitolo conosceremo le donne soprannaturali delle zone di confine del folklore slavo, i misteri della maternità e della prole, e qualche cosa sui maschi e il sesso.
Stay tuned for more female creatures, their spooky children, and some strange men too!
Bibliografia
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Witold Vargas, Pawel Zych, Bestiariusz Slowianski, Wydawnictwo Bosz, 2018.
Nota Metodologica _ La maggior parte di queste creature fanno parte del folklore polacco, soprattutto per quello che riguarda la nomenclatura usata. Parecchie però hanno origine o diffusione nelle zone dell’Ucraina, della Bielorussia e della Lituania. Abbiamo pertanto scelto di usare, in modo non strettamente filologico, la macrocategoria culturale di “folklore slavo” . Le descrizioni delle creature sono traduzioni libere da Vargas e Zych. Le interpretazioni sociali, psicologiche e antropologiche sono nostre. Anche in questo caso, l’ortodossia metodologica non ci interessa. Quello che ci interessa è coltivare, nutrire e far proliferare i frutti della nostra fantasia.
Artisti Di Riferimento
Tin Can Forest https://tincanforest.com/
https://www.instagram.com/tincanforest/?hl=it
Lord Baza
Wladyslaw Skoczylas https://it.wikipedia.org/wiki/W%C5%82adys%C5%82aw_Skoczylas
Elizaveta-Porodina-for-Vogue-Italia and Vogue Ukraine https://www.instagram.com/elizavetaporodina/
Naobog https://illustrators.ru/albums/27552
Lana-Kulagina https://www.behance.net/lanakulagina
Agnieszka Futa https://www.behance.net/agafuta
Witold Pruszkowski https://culture.pl/pl/tworca/witold-pruszkowski
Nikita Tsarev
Kami Spirit https://kami_spirit.artstation.com/
Aleksandra Waliszewska https://www.instagram.com/aleksandrawaliszewska/
Joanna Chrobak https://joannachrobak.pl/Joanna_Chrobak_Galeria.htm
Lydia Magonova Inkyami https://www.artstation.com/inkyami
Olga Baumert https://www.instagram.com/olgabaumert/?hl=it
Ulla Thynell https://ullathynell.com/
Aleksandra Dvornikova https://www.instagram.com/allyouneediswall/
Diana Kohmutina https://www.instagram.com/dianakhomutina/
Jacek Malczewski https://it.wikipedia.org/wiki/Jacek_Malczewski
Ilona-Staller-aka-Cicciolina-in-Cicciolina-amore-mio-dir-Amasi-Damiani-Bruno-Mattei-1979 https://www.instagram.com/cicciolina_official/
Angela Wooi https://www.angelawooi.com/ https://www.instagram.com/angelawooi/?hl=it
Albrecht Dürer https://it.wikipedia.org/wiki/Albrecht_D%C3%BCrer
Salvator Rosa https://it.wikipedia.org/wiki/Salvator_Rosa
Ilya Repin https://it.wikipedia.org/wiki/Il’ja_Efimovi%C4%8D_Repin
Jana Heidersdorf https://janaheidersdorf.com/
https://www.instagram.com/checanty/?hl=it
Iris Compiet https://iriscompiet.art/ https://www.instagram.com/iriscompiet/
Wladyslaw Jarocki https://pl.wikipedia.org/wiki/W%C5%82adys%C5%82aw_Jarocki http://www.pinakoteka.zascianek.pl/Jarocki/Index.htm