Prima o poi doveva succedere. Chiusi dentro al nostro bel loculo tenebroso e necrofilo, ci siamo rifiutati per quasi vent’anni di prendere atto della proliferazione di uno stile musicale, il rap, che nel frattempo è prosperato come un virus e che oramai tutto divora e incorpora, per renderlo parte di sé. Il rap ingurgita e digerisce non solo tutti gli altri stili musicali, frammentati e riciclati nei campionamenti, ma anche i codici puramente visivi. Ciò che ci ha fatto rizzare le antenne è che elementi visuali del rap rompono sempre più spesso il canone dell’ortodossia da ghetto, pescando dai vertici sfavillanti del fashion, dall’iconografia techno anni Novanta, dal linguaggio del punk, fino ad arrivare alle istanze più oscure e mortifere.
Tutto questo processo trova un esempio perfetto nei Die Antwoord.
I Die Antwoord sono un trio sudafricano, composto dalla coppia Yolandi Visser e Ninja, e dal fantomatico produttore Dj Hi-Tek, la cui persona (o maschera) cambia di video in video. Watkin Tudor Jones è il nome all’anagrafe di Ninja. Corpo secco e nervoso, Ninja ha pettinatura e baffo da pappone slavo, rughe d’espressione da incazzatura perenne, denti d’oro e occhi spiritati dall’abuso di droghe veloci di pessima qualità. Sfoggia tatuaggi malfatti da galera, con scritte come “Pretty Wise” lungo la linea della gola che interessa alla lama del coltello, oppure mani deformi che brandiscono coltelli altrettanto deformi. Ninja ha uno spiccato accento sudafricano: parla una lingua inglese piena di accenti ed r risonanti, in cui fuck si dice con la u proprio come è scritto e fuckin’ si dice “fokken”.L’icona di Yolandi Visser è quella di un’aggressiva lolita in acido. Yolandi si muove spesso dentro camerette infantili, con tinte pastello, peluche, tappeti rosa pelosi e collage di fotografie dell’idolo adolescenziale (che è ovviamente Ninja). Il suo doppio è pauroso, pesantemente invischiato con la magia nera, e compare in video come Fatty Boom Boom, Pitbull, Evil Boy. Yolandi indossa spesso uniformi da scolaretta, braghette e reggiseni fatti all’uncinetto, tute con il cappuccio a forma di testa di gattino o del Pokemon Pikachu. È alta un metro e cinquantacinque, pesa 38 chili, ha i fianchi stretti, le creste iliache in rilievo, il sedere piccolo. Ha una faccia elfica ed un iconico taglio di capelli, con frangia corta, rasata sopra le orecchie e mullett scalato e decolorato. Questa pettinatura è stata ultimamente imitata anche da Lady Gaga.Musicalmente, le basi dei Die Antwoord sono molto semplici, scarne e fredde. Non hanno per nulla quel qualcosa di caldo, stratificato ed avvolgente che si trova ad esempio nel rap losangelino. Tutto si basa sulla particolarità delle voci, sulla peculiarità e durezza delle consonanti afrikaans per quello che riguarda Ninja, e sulla voce da bambina Hello Kitty di Yolandi.
La forza dei Die Antwoord è soprattutto visiva. Il visibile non riguarda solo la superficie, l’abbigliamento e l’immagine, ma anche strati più profondi, come quello della mitologia, che vuol dire, etimologicamente, la capacità di creare narrazioni. Mythos vuol dire “racconto”. Tramite i loro videoclip, i Die Antwoord raccontano sempre delle storie, che muovono le loro persone all’interno di vari fondali. I francesi ci insegnano che il desiderio è sempre desiderio all’interno di un contesto, e la potenza di un’icona si basa sul desiderio, se non altro quello di rivedere l’icona stessa. I fondali e le narrazioni dei videoclip dei Die Antwoord sprigionano per tanto grandi flussi desideranti.
È stato grazie alla viralità del video del 2009 Enter the Ninja che i Die Antwoord hanno conquistato la fama mondiale. Vogliamo scommettere che questa viralità nasce proprio dalla rottura del codice rap/hip-hop, messa in atto mediante la proposizione di segni nuovi: l’estetica zef, che vedremo in dettaglio più avanti, l’adozione di tutto ciò che è tamarro e di cattivo gusto, l’amore per la deformità, la rappresentazione del degrado e della sporcizia, le citazioni delle opere di Roger Ballen, l’incorporazione di una dimensione infantile, pastellosa e kawaii, la magia nera, l’arte totemica e il folklore dell’Africa, insomma l’accento su tutto ciò che è diverso, a partire dall’inglese parlato con pesante inflessione sudafricana.
ENTER THE NINJA
Il video è ambientato in tre scenari diversi, la cameretta adolescenziale di Yolandi, una cella grigia e sporca, e uno sfondo disegnato da Roger Ballen in bianco e nero, con il Tao e l’S del dollaro perforata da due katane. Gli elementi portanti del video provengono dall’ambito marziale giapponese, con spade tradizionali, bandane da kamikaze, affilate stellette da ninja shuriken. Roger Ballen sta ai Die Antwoord come Floria Sigismondi sta a Marilyn Manson: è la spina dorsale di gran parte del loro stile. L’arte figurativa di Ballen ci racconta di spiritismo africano, art brut, maschere e totem in cui Basquiat incontra Keith Haring. Le sue fotografie stanno a metà strada fra Diane Arbus e Miron Zownir. Nelle opere di Ballen la bellezza a prescindere degli animali è messa in contrapposizione con la bruttezza estrema degli esseri umani. La sintesi fra questi due elementi è una forma di bellezza nuova, ulteriore rispetto a quella canonica umana. Roger Ballen è fondamentale anche per il prossimo video che andremo a vedere.
I FINK U FREEKY
All’inizio del videoclip c’è una carrellata di “sexy, fancy, crazy e bad boys”, con facce da galera e lineamenti sempre in qualche modo storti, un po’ come accade in Fok Julle Najeers, i cui protagonisti ricordano i criminali russi tatuati fotografati da Arkady Bronnikov. La sporcizia domina ogni cosa, la vasca da bagno da cui Yolandi Visser emerge, i boxer e le mutande dei vari ballerini più o meno freak, la cucina in cui Yolandi e Ninja mangiano teste di maiale e zampe di pollo, la padella in cui viene fritto un uovo con una blatta viva che si agita imprigionata nella chiara, un tappeto di cartoni sprayati su cui stanno afflosciate bambole gonfiabili, assieme a Yolandi Visser, sdraiata in mezzo a ratti brulicanti. Yolandi e Ninja simulano un tableau tipico dell’iconografia africana, lei avvolta in una coperta, lui con lancia in mano e leone abbattuto ai piedi, ripreso da una foto di Ballen. In una pittura compaiono due creature ermafrodite con teste di animali. Quasi tutte le situazioni di questo video citano opere di Roger Ballen.
ESTETICA ZEF
Zef vuol dire “comune, diffuso, popolare”, e uno dei suoi sinonimi è kitsch. Zef è “come indossare dei tacchi con una tuta da ginnastica.” La parola deriva dalla Ford Zephyr degli anni Sessanta e Settanta, la macchina preferita dai sudafricani di bassa estrazione sociale, che erano soliti guidarla con il braccio fuori dal finestrino. All’epoca, zef era un modo per dire white trash sudafricana. I primi zef portavano il pettine per rifarsi l’acconciatura infilato nei calzini e spesso vivevano nei parcheggi di roulotte. Ci sono delle somiglianze con la subcultura skin, che nei suoi momenti generativi era fiera dei segni d’appartenenza al proletariato, soprattutto quelli relativi al lavoro operaio come jeans ed anfibi antinfortunio, e li ostentava. Gli zef fanno sfoggio della loro mancanza di cultura e stile. Quindi tute, colori fluo, tagli di capelli da pappone, denti d’oro, boxer a foglie di marijuana o con il triangolo di The Dark Side Of The Moon posizionato sui gioielli, pantofole di peluche a forma di Pokemon, ciabatte da spiaggia, occhiali da sci, gilet o rasate che vanno a comporre l’icona del coniglietto di Playboy, completi da uomo con pattern di bigliettoni sudafricani stampati, abbinati a scarpe color oro.
In Scozia zef è sinonimo di sfigato, di persona socialmente negata. Chi è particolarmente negato può diventare “Superking o Superqueen of Zef”. Yolandi ha detto che “Zef is, you’re poor but you’re fancy. You’re poor but you’re sexy, you’ve got style.” (“Zef significa che sei povero ma sei lo stesso in tiro. Sei povero ma fai sesso, hai stile.”) Gli autori Russ Truscott e Maria Brock sostengono che lo zef sia una anche una forma di “malinconia sociale sudafricana”.
Oltre agli skin, lo zef si può ricollegare ad alcune subculture da lumpenproletariat fiorite recentemente in Europa dell’Est. Ad esempio i dresy (lett. “tute”) polacchi. I dresy non studiano, sono analfabeti funzionali, hanno problemi di gestione dell’aggressività, sono alcolisti e dipendenti dalla mąka, un tipo di super-anfetamina prodotta in Polonia, di cui l’effetto di una riga può durare dodici ore. Oltre a ciò, i dresy sono razzisti, odiano i russi e tutti i popoli confinanti, indossano tute dell’Adidas e ballano disco-polo, un tipo di techno commerciale con testi in polacco simili a quelli dei melodici napoletani. La disco-polo si balla a coppie, facendo roteare le proprie compagne, in un incrocio fra liscio e rock ‘n’ roll. In Russia, stando alla pagina FB Sesso Droga e Pastorizia, sicuramente esistono subculture analoghe. All’interno dello stile dei Die Antwoord riconosciamo senza dubbio qualcosa di profondamente slavo.
BABY’S ON FIRE
In questo video Yolandi e Ninja sono fratello e sorella. Vivono in un sobborgo sudafricano con case e bidoni dell’immondizia color pastello, che ricordano un po’ la suburbia artificiale di Edward Mani di Forbice. Alle pareti di casa sono appese fotografie di gattini, bambini con mazzi di fiori, donne nude e santini con Gesù. La famiglia di Ninja e Yolandi è una famiglia tradizionale. La madre ha un sedere che fa provincia, avvolto in una tuta giallo pulcino, con la scritta antifrastica “World’s Best Mum”. Il padre ha i capelli tinti di biondo e, mentre sua figlia si china a prendere la Redbull per il fratello nel frigo, le fissa il culo fumando. Le due figure genitoriali sono completamente lobotomizzate, se non per quello che riguarda l’insegnamento della sottomissione femminile. Chi comanda in casa è Ninja, che schiavizza la sorella ed è morbosamente geloso di lei. A supporto di tutto ciò, prima di mangiare si prega, unendo le mani e chiudendo gli occhi come in una seduta spiritica. Yolandi ringrazia Dio: “Per il cibo delizioso preparato da mamma, perché i concerti all’estero hanno incassato bene, per tutti i vestiti fighi che mi sono comprata laggiù, perché finirò sulla copertina del nuovo numero di FHM. Inoltre, ti ringraziamo Signore per Satana.”
Dopo la preghiera, Yolandi chiede alla mamma il permesso di far venire il suo fidanzatino JP a casa, perché le deve far vedere la sua moto nuova. Ma Ninja risponde urlando: “Non esistono cazzi che quel coglione imbecille metta piede in questa casa. Non voglio che quel sacco di merda figlio di puttana gironzoli intorno alla mia sorellina. Mi hai sentito? No no no no no no. Non voglio che nessuno dei figli di puttana viscidi del vicinato faccia il furbo con la mia sorellina. Hanno una cosa sola in testa. Una, e basta.”
Ma Yolandi se ne sbatte e ben presto arriva JP sgommando, con la sua moto da cross e la sua tuta professional di cuoio con gli sponsor. JP è bellino, ha un taglio di capelli tamarro con motivi geometrici rasati e una croce tatuata sul petto. Fuma un bong a forma di pistola. Nel frattempo Ninja, che predica bene ma razzola male, se ne sta nella sua camera trashissima con mobili di vimini, coperte maculate e trofei di gazzella appesi sul letto. Assieme a lui ci sono due ragazze che sembrano due prostitute dell’Est appena sbarcate, con fianchi generosi e tubini fluo da mercato. Mentre Ninja si rilassa contando i soldi, sente che c’è qualcosa che non va, probabilmente puzza di erba non sua. Prende una mazza e va ad inseguire JP. Lui scappa prontamente dalla finestra, e impenna con la sua moto per sfregio.
Poi è la volta dell’artista dall’animo tenero, un freestyler di bici da cross, che è il più romantico dei fidanzatini di Yolandi. Fa un graffito con il suo ritratto e le regala una bambola vestita come lei. Se con JP Yolandi era arrivata al bacio, con questo arriva al petting light da Cioè. Nel frattempo Ninja fuma cannoni in giardino scommettendo sulle sue ragazze, che stanno facendo la catfight dentro ad una piscina gonfiabile. Di nuovo il suo sesto senso gli dice che qualcosa non va. Con le sue mutande a vita alta sgambate rosse, Ninja afferra una katana e va a stanare l’intruso. Ma il freestyler lo sorvola con la sua bici e gli fa pure il doppio dito medio. Yolandi è furente per tutto questo ostruzionismo, e rimugina in giardino facendo i balletti con una sua amica. Proprio in questo momento all’orizzonte si staglia il più figo e il più tamarro di tutti i fighi tamarri zef del quartiere, Spartans, con la sua Bmw 318 IS. Inizia a sgommare tutto intorno a Yolandi. Il picco del rituale di corteggiamento consiste nel mettere il freno a mano alla macchina accesa, aprire il cofano, scendere in corsa, entrare nel cofano, ergersi in piedi ed afferrarsi le pudenda, mentre la macchina gira su se stessa da sola. Yolandi non può resistere ad una corte così zef: Spartans viene immediatamente traslocato sotto le sue lenzuola. Yolandi riesce a togliersi il reggiseno con gli smile, che purtroppo lancia dalla finestra centrando in testa il fratello. Ninja a questo punto è pronto ad uccidere. Afferra la pistola, fa fuggire Spartans nudo con il suo mullett dalla finestra, e si appresta a sparargli in faccia. Ma Yolandi ne ha abbastanza. Afferra un mattone e lo tira in faccia al fratello, rompendogli tutti i denti in una liberatoria esplosione di sangue.
RICH BITCH
Questo video è un trionfo di bling, l’estetica dell’ossessione per l’oro e i gioielli, che è un segno distintivo del codice rap. Il video parte con una mano che accarezza una superficie, ingioiellata con un enorme braccialetto a grani d’oro, anellazzi dorati e unghie sempre d’oro. La stronza ricca in oggetto è Yolandi, che compare in una vasca da bagno piena di schiuma, con due manzi in boxer dorato a farle da complementi d’arredo. Di Yolandi Visser si dice che sia stata adottata, e che sia scappata dalla sua famiglia adottiva. Una volta giunta a Johannesburg, ha incontrato Ninja e così sono nati i Die Antwoord. L’orfano è un archetipo molto potente, che veicola le idee di abbandono, assenza, vulnerabilità, rifiuto, lotta, distacco ma al tempo stesso di sacralità. L’orfano è capace di trovare fonti di guadagno non convenzionali. Non a caso nel video Yolandi racconta di quando era povera, con una casa zozza, una famiglia disfunzionale, i denti anneriti dalla droga. In casa la molestavano, e lei non aveva nessuna “fokken assistance”. Poi ha deciso di dare fuoco ad ogni cosa, incendiando la sua casa e facendo morire bruciati tutti i componenti della sua famiglia. Ed è così che Yolandi è diventata una rich bitch.
COOKIE THUMPER
Un altro videoclip incentrato sulla figura di Yolandi è Cookie Thumper, che racconta la storia d’amore fra lei e Anies, uno spacciatore appena uscito di galera. Yolandi cammina scalza in una periferia di casette fatiscenti, con addosso un’uniforme iper-ridotta dell’orfanotrofio. Scrive dei messaggi, e nel mentre il cellulare le cade dividendosi nei vari pezzi. Yolandi si china a raccoglierlo, regalando emozioni ad una pattuglia di passaggio. Lo sbirro le fa un verso da maniaco, che lei ignora. Il suo obiettivo è Anies. Secco, pantaloni della tuta, canottiera e scarpe da atletica, Anies ha la pelle chiara, l’acne e le lenti a contatto azzurre. Il particolare più notevole sono i suoi denti. Ad Anies mancano tutti e quattro gli incisivi dell’arcata superiore. Sospettiamo che quella che pare un’eclatante ma circoscritta anomalia sia in realtà una sorta di moda di strada afrikaans. Nel video di Fok Julle Najeers ci sono almeno altri due uomini con lo stesso tipo di dentatura. Forse è una caratteristica data dall’abuso di metanfetamina, in unione all’abitudine a risse sanguinose, che si è trasformata col tempo in un segno distintivo degli underdog, e che magari può essere riprodotta volontariamente, asportando i denti interessati. In ogni caso, Yolandi sembra apprezzare parecchio Anies, nonostante le sue zanne da serpente. I due si incontrano per strada e flirtano. La scusa per parlare è la droga, e il suo nome in codice è “love”. “Do you have some love for me?” chiede Yolandi. Poi parlano della galera, dove Anies è finito a causa di possesso di arma da fuoco, e dei codici della galera, ad esempio i tatuaggi. Il numero 27 indica chi lavora con il sangue, e il numero 26 si riferisce a chi lavora con il denaro. “Quindi tu sei sia 26 che 27?” “Sì, difendo entrambi i campi. Questi campi operano di giorno.” Poi Yolandi gli chiede la storia di una cicatrice, ma sono tutte scuse per toccarlo. “Ti sono mancata quando eri dentro?” “Sì, ti ho pensata di tanto in tanto.” Anies sembra molto carino e gentile, ma nasconde un doppio oscuro e animalesco, che compare di tanto in tanto nel video, a torso nudo dietro le sbarre. Yolandi continua a fare la sua vita da orfana istituzionalizzata, facendo a cuscinate con le sue compagne, pisciandosi sotto, subendo atti di bullismo, facendo danze vudù e dando infine fuoco alla sua divisa. È proprio a questo punto che Anies la chiama, e la invita nel suo appartamento, che è un container industriale in cui sono presenti un divano, una bandiera americana e una coperta della nonna fatta all’uncinetto. I due si baciano e si guardano con gli occhi luccicanti. Poi Yolandi si mette a quattro zampe, le sue mutandine volano via, ed Anies completa l’opera. Ma la faccia che fa lei non è per niente appagata. Dopo tutto questo fantasticare romantico, Anies non poteva essere altro che una delusione.
Fine prima parte
_Nella seconda parte andremo a indagare l’estetica della deformità propria della bellezza degli anni Dieci del Terzo Millennio, la simbologia animale e la magia nera nei video dei Die Antwoord, con l’analisi di Evil Boy, Pitbull Terrier, e Fatty Boom Boom. Stay Tuned!_
Videografia
ENTER THE NINJA
I FINK U FREEKY
ZEF SIDE
BABY’S ON FIRE
RICH BITCH
COOKIE THUMPER
FOK JULLE NAJEERS
Bibliografia
http://www.dieantwoord.com/
https://it.wikipedia.org/wiki/Die_Antwoord
https://en.wikipedia.org/wiki/Zef
http://www.urbandictionary.com/define.php?term=Zef