Per potersi permettere di avere Amleto a pranzo e a cena è necessario avere una grande confidenza con lui. Frequentarlo da tanto tempo. Conoscerlo bene, a fondo. Sapere che quando è stato concepito nelle compagnie teatrali le donne non erano ammesse e le parti femminili erano interpretate da uomini. Essere al corrente che all’epoca la scena veniva costruita in presenza dello spettatore, che l’attore doveva essere versatile come un camaleonte e dialogare col pubblico. Intrattenerlo. Affascinarlo a carte scoperte. L’Amleto di De Summa parte con una captatio benevolentiae in cui il “capocomico” rivela che gli attori hanno provato pochissimo, che lo spettacolo è raffazzonato, che i costumi sono stati prestati da Nekrosius per grazia ricevuta. Quattro attori, Armando Iovino, Angelo Romagnoli, Roberto Rustioni e lo stesso Oscar De Summa interpretano tutti i ruoli cambiandosi funambolicamente i costumi, che hanno come denominatore comune dei lucenti stivali da cavallerizzo. Ofelia parla con voce baritonale, Gertrude en travesti è frivola e sfarfallante come una drag-queen, Polonio riesce ad essere assillante anche post-mortem. Lo spirito del padre di Amleto si fa i suffumigi col ghiaccio secco e ripete a raffica le sue ingiunzioni di vendetta come una vecchietta che reciti il rosario in stato di trance. E Amleto si rifiuta di recitare, dissacrando la santa parola shakespeariana con una interpretazione volutamente atona e monocorde. Rosencreutz e Guildenstern annunciano “IL MONOLOGO” apostrofando Amleto con fare sgomento, chiedendogli “Mio Signore …. State per partire con un pippone??” E il Principe di Danimarca, dopo una prima, raccapricciante versione rap dell’ ”Essere o non essere”, “per comunicare ai giovani”, riceve istruzioni dal regista sulla necessità di attingere dal profondo del suo essere. Quindi, caduto in ginocchio, comincia a guaire, beccandosi insulti e minacce di percosse. Infine, con un recitativo paradossalmente inespressivo, riesce a comunicare allo spettatore tutta la bellezza e la modernità del testo. Oscar De Summa ci offre un Amleto eclettico, sperimentale, decostruito, che trasforma in commedia uno dei pilastri della tragedia occidentale con risultati esilaranti. In cartellone al Teatro delle Passioni fino al 14 dicembre.
Pubblicato il 14 dicembre 2008 su L’Informazione Download pdf