Durante il Secolo Lungo, e durante i suoi strascichi nel Secolo Breve, si vengono a creare i presupposti per l’uso contemporaneo delle droghe, in cui la sintesi regna sovrana, assieme alla massificazione e al proibizionismo, che sarà l’ultimo (e il più importante) dei presupposti raggiunti. L’Ottocento crea un fondale di industrializzazione, repressione, perversione, malattia e orrore. Il paradigma religioso viene sostituito da quello scientifico, di cui Charles Darwin è l’alfiere, finanziato e osannato dalle élite per aver fornito loro un’inoppugnabile apologia dello sfruttamento dei più deboli, su basi sociali e razziste. Ma la scienza porta anche innegabili benefici.Nel corso del Diciannovesimo secolo molti principi attivi di sostanze psicotrope vengono isolati chimicamente: nel 1806 viene isolata la morfina, nel 1832 la codeina, nel 1833 l’atropina, nel 1841 la caffeina. La cocaina viene sintetizzata nel 1860, nel 1883 è la volta dell’eroina, poi, nel 1896, tocca alla mescalina. Nel 1903 arrivano i barbiturici e a seguire l’uso anestetico dell’etere, del cloroformio e del gas dei dentisti, l’ossido nitroso. In questo modo ettari di coltivazioni e piante deperibili possono entrare in una valigia e rimanere attive nei loro effetti per molto tempo. La possibilità di dosare esattamente i principi attivi che in natura spesso variano da pianta a pianta aumenta il margine di sicurezza per i consumatori. Ma allo stesso tempo, svelato l’arcano di alcuni effetti da sempre considerati quasi magici, si perde il misticismo legato agli psicotropi.A metà del XIX secolo sugli scaffali delle farmacie occidentali ci sono più di settantamila farmaci con ricetta segreta, sponsorizzati con cartelloni e pubblicità, come il Tonico Miracoloso del Dottor X, o la Panacea Contro Tutti i Mali del Dottor Y. Tutti questi ritrovati contengono sostanze psicotrope. E non è certo un caso. La Rivoluzione Industriale e il progresso a pieno regime esigono il loro tributo in termini di stanchezza, nevrosi e insonnia. Gli obiettivi vanno raggiunti il prima possibile, alla secolarizzazione fa fronte una terribile restaurazione morale.
La morfina, alcaloide dell’oppio, è la grande regina del XIX secolo. Per la prima volta, nel 1870, si sente regnare uno strano silenzio negli ospedali da campo della guerra franco-prussiana, ed è tutto grazie a Sister Morphine. Risale al 1879 la prima pubblicazione su una rivista scientifica tedesca a proposito del morfinismo, che viene definito: “una anomalia che, come il vizio dell’alcool, esprime una debolezza di carattere. Questi casi estremi non permettono di affermare che siano causati da una sostanza chimica.”Fra i morfinomani classificati, il 25% sono donne, il 65% medici, personale paramedico oppure membri delle loro famiglie. Fra i restanti ci sono chierici, bohémiennes, prostitute, liberi professionisti e persone dell’alta società, dove va di moda bucarsi in pubblico nei salotti più eleganti, ostentando le proprie siringhe di oreficeria. Fra i morfinomani illustri, ricordiamo Wagner, Bismarck e William Stuart Halsted, un geniale chirurgo americano a cui si sono ispirati i creatori della serie The Knick per il personaggio di John Thackery, cambiano la dipendenza da morfina in quella da cocaina. Altre serie tv hanno dimostrato un’approfondita conoscenza delle abitudini farmacologiche del XIX secolo, come Penny Dreadful, dove un Dottor Frankenstein con occhiaia viola e canino appuntito a là David Bowie supporta le proprie ricerche con iniezioni quotidiane di cocaina mista a morfina. Le versioni integrali de Il Segno dei Quattro di Arthur Conan Doyle si aprono con Sherlock Holmes che, annoiato per non aver nessun caso per le mani, si consola con luna soluzione di cocaina al 7%, che alterna con la morfina, per un totale di tre iniezioni al giorno, mentre Watson lo rimprovera. Passando al cinema, nella sua versione di Dracula Francis Ford Coppola mostra il dottor Seward che, per vedere chiaro nelle patologie soprannaturali dei suoi pazienti e sopportare lo stress sessuale dato dalla vicinanza della sua amata ninfomane Lucy Westenra, si inietta morfina nel suo studio, al centro del manicomio che gestisce.Antonio Escohotado riferisce che :“Molti casi registrati sia nel Vecchio che nel Nuovo Mondo dimostrarono che la morfina, usata con ordine e igiene, poteva essere iniettata tutti i giorni senza accorciare la vita né ridurre le capacità lavorative.”
DIACETILMORFINA?
Al volgere del secolo, la morfina viene surclassata dalla diacetilmorfina, cinque volte più potente, sintetizzata dalla casa farmaceutica Bayer. Questa sostanza viene lanciata sul mercato nel 1898, sorretta da un’immane campagna pubblicitaria. La strategia di marketing di questa campagna vende la diacetilmorfina in promozione allegata ad una confezione di aspirina, e ne esalta le virtù energiche (heroisch), da cui il nome, eroina. È proprio grazie al successo dell’eroina che la Bayer, da piccola fabbrica di coloranti, diventa l’implacabile colosso farmacologico che è oggigiorno. La sostanza viene commercializzata in tutto il mondo e il suo prospetto, reticente sul rischio di dipendenza, recita quelle che Escohotado definisce come verità inoppugnabili: “1) Al contrario della morfina, questa sostanza produce un aumento di attività. 2) Calma ogni sentimento di timore. 3) Anche dosi minime fanno sparire ogni tipo di tosse, anche nei malati di tubercolosi. 4) I morfinomani con questa sostanza hanno perso immediatamente ogni interesse per la morfina.”
Escohotado continua dicendo: “I medici la preferiranno per le stesse ragioni per cui un secolo prima avevano preferito la morfina all’oppio: produce lo stesso effetto analgesico in dosi molto minori, procura un’euforia più intensa e per diverse ore funziona come stimolante leggero ma potente.”L’eroina viene utilizzata dai missionari per riabilitare gli oppiomani dell’Estremo Oriente, e per questo motivo da quelle parti è nota a tutt’oggi con il nome “oppio di Cristo”.
COCAINA
La cocaina viene sintetizzata nel 1859 e pubblicizzata con una campagna di marketing ancora più imponente di quella utilizzata nei casi di morfina ed eroina. Viene definita come “nutrimento per i nervi” e “modo inoffensivo per curare la tristezza”. Sigmund Freud, il padre della psicanalisi, è stato un pioniere e uno sperimentatore accanito di questa sostanza. Si dice che l’abbia utilizzata personalmente tutti i giorni per un decennio. Freud ha scritto un trattato intitolato Sulla Cocaina, e viene conteso come testimonial fra i produttori di cocaina farmacologica Davis e Merck.Ci sono in questo periodo molte bevande e vini a base cocainica, come i vini Mariani. Un altro esempio è quello del French Wine of Coca, detto Ideal Tonic, una bibita analcolica e frizzante, che verrà commercializzata nel 1885 da un farmacista della Georgia con il nome di Coca Cola. La prima pubblicità della Coca Cola verte sulla sua natura di “medicina sovrana” e di “bibita calmante”.
HASHISH, MESCALINA, ETERE, VERONAL
Nell’ottobre del 1800 Napoleone Bonaparte proibisce l’hashish per prevenire “deliri violenti ed eccessi di ogni tipo”. Durante il XIX secolo, lo psichiatra J. Moreau de Tours evidenzia le proprietà della canapa atte a far conoscere la mente e fonda un circolo, il Club des Haschischins, fra i cui membri ci sono alcuni fra i massimi esponenti della letteratura francese, nomi del calibro di Baudelaire, Rimbaud, Verlaine, Gaultier, Delacroix, Balzac, Nerval e Hugo. Sulle sessioni di questo club, Baudelaire scriverà gli articoli raccolti in I Paradisi Artificiali. Anche Friedrich Nietzsche usa il laudano di hashish e ne rimane affascinato perché permette di avvicinarsi “alla prodigiosa velocità dei processi mentali”. Nel corso del XIX secolo, in Messico nasce la Chiesa Nativa Americana, che riunisce cinquanta tribù e si dedica al peyotismo rituale. La moda di trangugiare boccioli di peyote secondo il rito kiowa si diffonde anche nei salotti alla moda newyorkesi. Sia Yeats che Havelock Ellis utilizzano il peyote. Poi, nel 1888 viene sintetizzato il principio attivo del peyote, la mescalina.Nel 1850 il clero irlandese promuove l’etere come nuova sostanza ricreativa per combattere il dilagante alcolismo. L’etere è il primo ritrovato che deve essere venduto sotto prescrizione del dottore, in questo modo nasce la ricetta medica. Ma già nel 1860 è l’etere stesso ad essere considerato un nuovo flagello. Le classi più abbienti lo inalano, e nelle loro fila c’è l’eteromane Guy de Maupassant, scrittore proto-horror ossessionato da spettri e doppi. I poveri invece bevono l’etere assieme alla birra. Ora chiunque può comprare legalmente tutti i litri di etere che crede. Altre sostanze farmacologiche che ora sono legali e che vengono commercializzate alla fine del XIX secolo sono il Cloral e il paraldeide, ovvero gli ipnotici (sonniferi) e i barbiturici, “tutte droghe che producono una assuefazione con sintomi di astinenza più duri di quelli della morfina o dell’eroina, che presto saranno il mezzo preferito per il suicidio dei disperati”. Si suppone che Nietzsche fosse diventato dipendente dal Cloral. È certo invece che gli inventori del Veronal, cioè Mehring e Fischer, furono dipendenti dalla loro invenzione per anni e infine ne morirono per overdose.
Nell’anno 1900, a livello globale, dall’America all’Europa all’Asia, tutte le droghe che conosciamo a parte le anfetamine sono vendute in farmacia, vengono sorrette da grandi campagne pubblicitarie e possono essere acquistate per corrispondenza. Esistono sicuramente morfinomani, cocainomani ed eroinomani, ma l’argomento non è oggetto di attenzione da parte dei media e non è considerato di competenza giuridica, politica, sociale o etica. È qualcosa di inerente alla sfera medica e quindi alla dimensione privata degli individui.
RAZZISMO E PROIBIZIONISMO
A cavallo fra l’Ottocento e il Novecento, l’alta borghesia inizia ad impadronirsi di tutte quelle funzioni etiche e morali tradizionalmente attribuite al clero.
La stigmatizzazione delle droghe comincia e si attua in America, su base razzista, funzionale cioè per mettere all’indice e perseguire determinati ceppi etnici di immigrati. Le droghe vengono pertanto associate con supposte caratteristiche involute dei gruppi etnici degli immigrati più poveri. La cocaina viene associata all’esuberanza sessuale dei neri, l’oppio ad un’infantile perversione dei cinesi, la marijuana con la nullafacenza dei messicani, l’alcool con la deboscia di irlandesi ed ebrei. Secondo i campioni della moralità alto-borghese, uno dei modi per evitare la corruzione di queste razze inferiori è vietare la droga a cui vengono associate. I barbiturici, che sono estremamente tossici ma vengono consumati dalla classe sociale dei WASP (white anglosaxon protestant), non vengono minimamente perseguiti. Tuttora è legale e spesso prescritto usarli, nonostante gli effetti devastanti che essi continuano ad avere sul corpo e sulla mente.
Anthony Comstock fonda nel 1873 la Società per la Soppressione del Vizio, di modo che l’America possa finalmente redimere tutto il mondo. Il loro slogan è “Né l’arte né la scienza possono ignorare il Vangelo.” A livello di metodi, strutture di pensiero, contenuti e fervore moralizzante, Comstock fornisce tutte le basi per le future lotte proibizioniste nei confronti delle sostanze psicotrope. Grazie a lui, la scrittrice Margaret Sanger, che scriveva articoli sul controllo delle nascite, rischia quarantacinque anni di prigione e deve scappare in Inghilterra. La sua idea di oscenità arriva a vietare alcuni manuali chirurgici perché troppo dettagliati secondo il suo punto di vista. Comstock si vanterà di aver causato quindici suicidi di persone corrotte durante la sua crociata.
Nel 1895 viene fondata la Anti-Saloon League, per purificare l’America dal vizio e dalla fornicazione. I suoi membri iniziano ad attaccare l’alcool per la rilassatezza dei costumi che esso abitualmente induce.Il 1903 è un anno cruciale per quella che sarà la futura concezione proibizionista delle droghe. Incredibilmente, l’Associazione Medica Americana e l’Associazione dei Farmacisti si alleano con la Anti Saloon League, per arrivare a controllare il mercato delle droghe da farmacia. Secondo le nuove teorie nate da questa alleanza, improvvisamente oppio e morfina possono avere effetti diabolici sul corpo e sulla mente, effetti “tramutabili in benedizione se dispensata da terapeuti diplomati”. Si calcola che nel 1905 ci siano duecentomila americani dipendenti da oppiacei e derivati della coca, circa un 0,5% dell’intera popolazione americana. Gli oppiomani e i morfinomani statisticamente sono per lo più adulti o persone della terza età, molto ben integrati dal punto di vista sociale e professionale, che hanno iniziato a usare gli oppiacei su prescrizione medica e continuano ad usarli da decenni. Tendenzialmente più giovani invece sono i consumatori di cocaina. Nel 1905, una volta quantificato e considerato che oppio e morfina sono al quarto posto fra i farmaci più venduti d’America, i rappresentanti delle suddette associazioni affermano che “la libera vendita di tali sostanze trasforma i giovani in delinquenti e le giovani in prostitute.” Questa è una profezia che si auto-avvererà proprio una volta ottenuto il regime proibizionista. Ma le Associazioni dei Medici e dei Farmacisti americani, senza saperlo, hanno firmato un patto col diavolo. Credendo di poter lucrare su un regime di controllo delle droghe, stanno preparando un triste futuro proprio per gli esponenti delle loro professioni.Nel 1914 in Georgia, si registrano due casi di ricovero in clinica ai fini di disintossicarsi. Ma non si registra alcun caso di morte per overdose, né nessun delitto commesso sotto l’influsso di cocaina e morfina. Nello stesso anno viene approvata dal Congresso la Legge Harrison, che vieta il consumo non terapeutico di queste sostanze.
Si scheda chi produce, distribuisce e possiede derivati dell’oppio, ma la legge Harrison non viene applicata per anni perché ci sono forti dubbi sulla sua costituzionalità. Nel 1919 però ci sono due sentenze storiche che danno vita al proibizionismo farmacologico; una condanna un medico che aveva prescritto alla sua paziente cinquecento fiale di morfina, un’altra che definisce la terapia di mantenimento di derivati dell’oppio una “perversione semantica, indegna di un medico”. I crociati del proibizionismo decidono che quasi un quarto di milione di persone debba smettere di drogarsi, anzi che queste persone “desidererebbero smettere, se questo fosse reso possibile.” Lo stratagemma utilizzato per indurre questa difficoltà va alla fonte: poliziotti travestiti da pazienti farmacodipendenti arrestano i medici che distribuiscono con troppa generosità derivati dell’oppio e della coca, per “cospirazione per aver violato la legge Harrison”. Tra il 1920 e il 1930, trentamila medici e ottomila farmacisti verranno radiati dall’albo e rinchiusi in carcere per aver prescritto oppiacei ai propri pazienti, in realtà poliziotti travestititi. Ovviamente la reazione dei medici non si fa attendere. Nel 1921 esce un articolo sul Medical Report di New York dove si parla della schiavizzazione crescente della professione medica. La Rivista dell’Associazione Medica Americana denuncia che la stampa corrompe in modo deliberato e sistematico l’opinione pubblica, presentando il vizio da certe droghe come se fosse una malattia. L’autore dell’articolo insiste sul fatto che chiamare un vizio malattia e delitto lo porterà a diventare malattia e delitto. “Mascherata da benevolenza e orientamento scientifico, la pratica di combattere il dolore di alcune persone illegalizzando le sue migliori medicine denuncia crudeltà e superstizione, poiché ciò che è veramente dannoso per uno assuefatto agli oppiacei è soffrire periodicamente di sindromi astinenziali.”A. Schells, in un numero dell’America Journal del 1925 scrive: “I farmacodipendenti rovinati agiscono da agenti provocatori per i trafficanti, essendo ricompensati con regali in droga o consegne a credito. La legge Harrison ha creato il trafficante di droga e il trafficante crea farmacodipendenti.”
PROIBIZIONISMO
Nel frattempo cresce vertiginosamente il mercato nero, la corruzione fra i poliziotti e cambia il tipo di consumatore medio delle droghe. Se prima i consumatori di derivati dell’oppio e cocaina erano professionisti ai vertici della scala sociale o comunque ben inseriti e con buone posizioni, ora diventano sempre di più giovani poveri con migliori possibilità di accesso al mercato nero. Parallelamente viene messo in atto il proibizionismo relativo agli alcolici. Agli inizi degli anni Trenta, le sue conseguenze sociali sono rovinose, si contano trentamila morti causate dall’ingestione di alcol metilico, centomila persone con lesioni permanenti causate da alcolici di contrabbando, che vanno dalla cecità alla paralisi, una corruzione dilagante fra i poliziotti, sempre più legati a bande di criminalità organizzata, mezzo milione di nuovi delinquenti e la condanna di due ministri per legami con il contrabbando e con le grandi famiglie mafiose, il Ministro dell’Interno e quello della Giustizia. Nel 1933 la legge viene revocata con la motivazione che ha causato “ingiustizia, ipocrisia, criminalizzazione di grandi settori sociali, corruzione opprimente e creazione di crimine organizzato.”
Dopo la revoca delle leggi proibizioniste in fatto di alcolici, le grandi mafie, quella italiana, l’irlandese e l’ebrea, vedono in pericolo la loro prosperità, che aveva raggiunto vertici mai esperiti prima proprio grazie al proibizionismo. Chiusa questa era, le famiglie mafiose deliberano di buttarsi nel settore dei derivati dell’oppio. Sanno che devono focalizzarsi su ciò che è vietato dalla legge: ad esempio l’eroina, nata come cura per oppiomani e morfinomani, che è stata da poco dichiarata illegale. All’inizio degli anni Trenta, i consumatori di oppiacei sono sempre membri della seconda e della terza età, “medici e professionisti competenti o esemplari madri di famiglia”. Con l’illegalità, c’è un incremento del 400% del contrabbando. Si vengono a creare dei luoghi famigerati per la detenzione di uomini e donne dipendenti da oppiacei e cocaina, chiamati narcotic farms, fattorie narcotiche, incroci fra ospedali psichiatrici, prigioni e campi di concentramento, come Lexington nel Kentucky e Fort Worth.Non solo le famiglie mafiose, ma anche gli sbirri devono sapersi riciclare: Anslinger è un vecchio poliziotto della Squadra Antialcool che, una volta abrogato il proibizionismo, inizia a battersi per rendere illegale la marijuana. Compila dossier con denunce di inquilini bianchi che si lamentano dei loro vicini di casa messicani fumatori d’erba, sostiene che questa sostanza spinge alla fornicazione e alla lussuria e scrive comunicati stampa che suonano in questo modo: “A malapena si riesce a immaginare il numero di assassini, suicidi, furti, rapine, estorsioni e malefatte di demenza maniacale provocati ogni anno dalla marijuana.” E così nel 1937 si arriva al Marijuana Tax Act.Il Congresso lo approva all’unanimità, nonostante i dossier dell’Associazione Medica Americana che portano prove scientifiche e testimonianze storiche sulla tradizione millenaria di un pacifico utilizzo. Questa unanimità, rarissima nelle storia giuridica, sarà una costante di tre decenni del Congresso delle Droghe. Inizia così un’epoca di propaganda anti-marijuana. Si producono succosi romanzi pulp su come candide giovinette vengano rovinate dall’erba peggio che dal Marchese De Sade ed esilaranti poster di propaganda sulla follia indotta da questa sostanza, le cui radici affondano nell’inferno e che, proprio come l’inferno, emana un denso fumo.
Questo avviene in America, ma anche il resto del mondo inizia a chiedersi se “la dieta farmacologica non debba essere un’incombenza statale”. Gli Stati Uniti presenziano a varie conferenze sulle sostanze psicotrope, quella dell’Aja e quella di Ginevra. Il loro scopo non è solo quello di avere un controllo sui prodotti finiti, ma anche sulla materia grezza prodotta in ogni regione del mondo. Il Regno Unito spinge per il proibizionismo nei confronti dell’hashish, perché in Egitto è diventato simbolo di resistenza anticolonialista. I paesi firmatari delle convenzioni elaborate alle conferenze, che rendono illegali sostanze prima legali e disponibili in farmacia, sono destinate ad assistere a un drammatico incremento del mercato nero, alla nascita di crimini legati alla droga, a svariati casi di overdose e suicidi.
Nella seconda conferenza di Ginevra del 1931 venne creata una Commissione Permanente Centrale per “lottare contro la tossicodipendenza”. Nella Conferenza di Ginevra del ‘37, organizzata da Aslinger, si deliberò che i tossicodipendenti andassero puniti severamente, con il carcere, e che tutti i paesi dovessero creare organismo speciali di polizia a tal scopo.La crociata americana diventa crociata mondiale.
La fonte bibliografica di questo pezzo, dove non indicato diversamente è Piccola storia delle droghe di Antonio Escohotado, Donzelli editore, 1997.
_ Fine terza parte _
Nella quarta parte andremo ad indagare l’era delle droghe cattive, gli anni Trenta delle anfetamine prescritte dal dottore, degli ipnotici e del metadone. Vedremo l’apparizione di Lucy in the Sky with Diamonds, che tutti vogliono, dagli psicanalisti, agli attori di Hollywood, fino ai servizi segreti. Ci occuperemo delle connessioni fra stati, mafie e narcotraffico, per arrivare infine alla nascita del junky. Stay tuned!_